In Catalogna è crisi idrica, le riserve stanno esaurendo e dai loro terreni ne beneficia anche l’Italia

Immaginate di fare una partita di calcetto o a padel tra amici e al termine della partita non potervi fare una doccia negli spogliatoi. È ciò che sta chiedendo il governo della Catalogna a tutti i cittadini. Il motivo? La siccità.
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Francesco Castagna 19 Dicembre 2023

Terra chiama Spagna: nelle ultime settimane la siccità sta colpendo duramente alcune zone della penisola iberica, in particolare in Catalogna. La situazione è talmente grave che, per sensibilizzare sul tema, ai giocatori del Barcellona, squadra principale della Regione, è stato chiesto di farsi la doccia a casa. Un sacrificio che il governo della comunità autonoma ha imposto proprio a tutti, per evitare che l'acqua che serve anche a irrigare le coltivazioni nel territorio venga utilizzata fuori misura anche per gli usi civili. Non solo ma, se entra in emergenza siccità, la Catalogna sta già pensando di vietare anche l'apertura di nuove fattorie di animali.

L'emergenza siccità

A gennaio l'amministrazione della Catalogna molto probabilmente annuncerà l'emergenza siccità: tra le misure previste c'è un massimale di 200 litri per abitante al giorno. David Mascort, il consigliere per l'Azione Climatica, ha già chiarito che l'amministrazione sta pensando a nuove restrizioni per fronteggiare la situazione della diminuzione del 16% dei bacini. Ma è già previsto che il razionamento dell'acqua potrebbe aumentare fino a 180 litri massimo per cittadino in un secondo livello e 160 in un terzo.

"Sappiamo che queste decisioni sono impopolari, perché causano ripercussioni sulla vita delle persone e sull'attività economica del paese, ma è una situazione grave: rimane sempre meno acqua e dobbiamo allungare al massimo quella che abbiamo", ha spiegato Mascort.

Attualmente in Catalogna più di 200 Comuni si trovano in emergenza siccità e la "dose" per ogni cittadino è di 210 litri d'acqua. Ecco perché l'amministrazione ha diffuso un video con dei consigli utili per limitare l'utilizzo dell'acqua. Tra queste: è consentito l'utilizzo massimo di 210 litri d'acqua, incluse le attività commerciali e private; non è consentito l'utilizzo di piscine private; è vietata l'irrigazione, tranne che negli sport federati; è vietato lavare i propri mezzi di trasporto, tranne che in stabilimenti specifici; è vietato pulire le vie e gli usci di casa con acqua potabile; è vietato utilizzare le fontane; ridurre del 40% l'irrigazione agricola o riutilizzare l'acqua; ridurre del 15% l'utilizzo delle risorse idriche a uso industriale.

L'Agenzia Catalana dell'Acqua segnala che la capacità totale dei bacini artificiali interni della Catalogna è di circa 70 chilometri cubi: immaginate un quadrato di 70 km di lato e che si sviluppa per 70 chilometri in altezza! Uno spazio che, se riempito d'acqua, potrebbe soddisfare i bisogni di appena 100mila persone. Queste infrastrutture, essenziali per garantire l'approvvigionamento e altri usi dell'acqua, sono integrate con l'acqua proveniente da altre fonti, come le falde acquifere o quella riutilizzata dai sistemi igienico-sanitari e dalle stazioni di rigenerazione, o l'acqua utilizzabile generata negli impianti di desalinizzazione.

Attualmente lo stato delle riserve idriche nella Regione è preoccupante, perché il livello si trova intorno al 17% di disponibilità di acqua. Tradotto: sta per finire. La realtà è che in Catalogna non piove da circa 38 mesi, da più di tre anni la Regione è senza acqua e fa difficoltà a razionare quella che ha a disposizione. Con l'aumento della temperatura globale sta aumentando anche la quantità di umidità nell'atmosfera, il fenomeno porta a siccità più frequenti e gravi.

Unió de pagesos, l'associazione sindacale che tutela gli interessi degli agricoltori in Spagna, aveva già avvertito di questo problema  a ottobre. Facendo la conta dei danni legati alla siccità: 47 ettari di frutta secca dolce, tra cui il ciliegio secco; due ettari di fico; due di melo; due di pesco. E poi ancora: melograno, susino, albicocco. L'Unione degli Agricoltori ha stimato che in tutta l'area a frutti dolci indicata, sia in quella non piovosa che in quella irrigata, è stata già attestata la morte di metà degli alberi presenti.

Il problema dello sfruttamento dell'acqua in Spagna non dipende soltanto da fattori climatici. L'Andalusia per esempio, una zona a sud della Penisola iberica, è chiamata anche "la serra d'Europa", per via della massiccia presenza di strutture di questo tipo che, per funzionare, utilizzano grandissime quantità di risorse idriche. Nella zona di Almeria esiste un posto chiamato Mar de plastico, che altro non è che il Campo de Dalias, un posto pieno di serre ricoperte da teloni di plastica semitrasparente. Questo appezzamento di strutture, visto dall'alto, sembra a tutto gli effetti un vero mare.

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