In Germania decisione storica contro la sperimentazione su animali in laboratorio

L’autorità tedesca di Brema per il rilascio della autorizzazioni necessarie per le sperimentazioni scientifiche su animali ha preso una decisione storica, negando a un ricercatore universitario la possibilità di procedere con i test sui primati non umani necessari per il suo lavoro. La decisione potrebbe diventare un precedente per il futuro?
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Maria Teresa Gasbarrone 21 Novembre 2023

Esistono argomenti rispetto ai quali prendere una posizione è piuttosto complesso, dove le argomentazioni a favore di una parte e dell'altra sono entrambi valide eppure impossibili da portare avanti contemporaneamente.

Uno di questi è la sperimentazione su animali in laboratorio a scopi medici, ad esempio in ambito farmacologico o comunque per indagare malattie e disturbi. Se da una parte è evidente la sofferenza che questa implica per gli animali, dall'altra è richiesta per legge, prima di quella clinica sugli esseri umani, per approvare i nuovi farmaci. A questo punto però è legittimo chiedersi se è possibile limitare la sofferenza degli animali, senza compromettere la ricerca scientifica, o se esistono ricerche la cui potenziale utilità non è sufficiente a giustificare la sperimentazione sugli animali?

Secondo l'autorità tedesca di Brema di rilascio delle autorizzazioni sembrerebbe proprio di sì. Proprio in questi giorni l'ente tedesco ha preso una decisione storica: ha respinto ufficialmente la domanda del ricercatore Andreas Kreiter presso l’Università di Brema (Germania) per continuare la sua ricerca – "Dinamiche spaziotemporali dei processi cognitivi del cervello dei mammiferi" – sul cervello di primati non umani (PNU).

Sentenza storica in Germania

Secondo quanto riferito da Osa (Oltre la sperimentazione animale), che ha ripreso il comunicato ufficiale dell'associazione tedesca “Doctors Against Animal Experiments (DAAE)", l'ente di Brema ha motivato il suo no alla ricerca di Kreiter, sostenendo che la "sofferenza degli animali sia giustificata dall’acquisizione di conoscenze" e quindi considera il progetto "eticamente inaccettabile".

L’annuncio recentemente pubblicato dall’autorità sanitaria di Brema ha spiegato che, dopo un accurato esame del progetto ‘Dinamiche spaziotemporali dei processi cognitivi del cervello dei mammiferi’ e l’ottenimento dei pareri richiesti a vari esperti, ha concluso che "la sofferenza degli animali non può essere giustificata dai benefici in termini di conoscenza scientifica che ci si aspetta di ottenere e che l’esperimento è quindi eticamente inaccettabile”.

Secondo la valutazione dell’autorità, la sofferenza che questa sperimentazione implicherebbe per i macachi deve essere classificata come grave, secondo quanto stabilito dalla direttiva dell’Ue sulla protezione degli animali utilizzati a fini scientifici, e in quanto tale non può essere "giustificata" a fronte dei possibili benefici che si potrebbero avere da quello specifico lavoro di ricerca.

Siamo di fronte a un possibile precedente che potrebbe fare la differenza anche nel futuro. "La decisione dell'autorità di Brema di respingere la domanda, nonostante una possibile successiva controversia legale, è una decisione storica che avrà un impatto importante sulla classificazione legale e scientifica della ricerca crudele sul cervello dei primati non umani in generale", ha spiegato la dottoressa Silke Strittmatter, consulente scientifico di Doctors Against Animal Experiments.

Considerare la sofferenza degli animali

L'autorità di Brema ha anche considerato tra i motivi alla base della propria decisione le caratteristiche degli animali coinvolti. I macachi, o primati non umani, sono infatti "animali – si legge sul comunicato di DAAEmolto intelligenti, in grado di comprendere la realtà della loro vita e di soffrire per le conseguenze di molteplici limitazioni. L'entità di questa sofferenza è spesso difficile da riconoscere dall'esterno. I macachi, come quasi tutti gli animali, nascondono il più a lungo possibile il dolore, la sofferenza e i danni per non mettere a rischio la loro posizione all'interno del gruppo. Gli animali mostrano questo comportamento anche in laboratorio. Gli esperimenti neurofisiologici comportano una vita di gravi sofferenze che possono portare a disturbi comportamentali".

Fonti | Osa; DAAE