La desertificazione mette a rischio la biodiversità (e il nostro cibo)

Oggi è la giornata mondiale per la lotta alla desertificazione, che mette a rischio il 20% di tutto il territorio italiano, compromettendo anche la sicurezza alimentare.
Entra nel nuovo canale WhatsApp di Ohga
Beatrice Barra 17 Giugno 2023

Questo è il lago della Sciaguana, in Sicilia, nel 2021.

Fonte: Google Earth

Questo era il lago della Sciaguana nel 2020.

Fonte: Google Earth

In questo caso specifico si tratta di un invaso artificiale che in pochi giorni si è svuotato completamente a causa di un malfunzionamento, lasciando un vero e proprio deserto di terra arida e pesci morti.

Ho scelto questo episodio, però, perché spiega bene come funziona la desertificazione che ha lo stesso effetto, solo in un arco più esteso di tempo. Desertificazione che rappresenta un rischio per il 43% del territorio siciliano.

Ma facciamo un passo indietro per capire meglio.

In cosa consiste la desertificazione

Immaginiamo un bellissimo ecosistema in cui, a un certo punto, iniziano a scomparire animali e coltivazioni, il suolo inizia a degradarsi, fino a diventare inutilizzabile, sterile, arido.

desertificazione-cover

Siamo davanti alla desertificazione.

Cause della desertificazione

La desertificazione può avere due tipi di cause:

  1. Naturali
  2. Antropiche

Quelle naturali sono: le variazioni climatiche – come le temperature che si alzano -, i periodi di pioggia sempre meno frequenti, prolungati periodi di siccità oppure piogge troppo intense che danneggiano il suolo.

Quelle antropiche, quindi dettate dall'uomo, sono in primis lo sfruttamento del suolo (attraverso agricoltura e gli allevamenti intensivi, per esempio). Questo vale soprattutto se parliamo di monocolture, come quelle della soia, che è uno degli alimenti in assoluto più prodotti al mondo perché è usata come foraggio negli allevamenti intensivi. Ma in generale il problema è che questo tipo di coltivazione intensiva, sfrutta i suoli il più possibile per aumentare al massimo la produttività e soddisfare la domanda senza però tenere conto della stagionalità (e quindi dei tempi necessari alla natura per crescere).

Per fare ciò vengono usati prodotti chimici in grossissime quantità, prodotti che vengono poi assorbiti dalla terra danneggiandola irreparabilmente. Poi abbiamo la deforestazione, l‘uso incontrollato dell'acqua, gli incendi, un'urbanizzazione esagerata che va a eliminare i suoli fertili e impermeabilizzare il suolo – non permettendo un corretto assorbimento dell'acqua -, le discariche e le attività estrattive (che oltre a sottrarre una parte di suolo fertile, contaminano anche quello che sfruttano).

Le conseguenze della desertificazione

Le conseguenze della desertificazione sono la perdita di biodiversità, la contaminazione del suolo e la sua erosione, ovvero la parte superficiale del suolo che piano piano diminuisce facendo diventare i terreni sterili e improduttivi.

Purtroppo, questo processo è spesso irreversibile. E quando non lo è, servono comunque tempi molto lunghi per far tornare il terreno alle sue condizioni originali.

Le zone maggiormente colpite dalla desertificazione

Le zone aride coprono oltre il 40% delle terre emerse e secondo l'Atlante mondiale della desertificazione entro il 2050 questa percentuale potrebbe arrivare al 90%. Questo vuol dire che al momento circa 3 miliardi di persone vivono in zone che sono a rischio desertificazione ed entro il 2050 potrebbero essere molte di più.

desertificazione-cause
Moltissime attività umane rientrano tra le cause di desertificazione.

Ciò comporta delle difficoltà enormi. Una tra tutte, perdere i terreni su cui è possibile coltivare. A causa della desertificazione, quindi, è a rischio anche la sicurezza alimentare dei posti. E questa diventa un'altra delle motivazioni per cui moltissime persone sono costrette a lasciare il proprio Paese d'origine alla ricerca di luoghi più fertili.

Le zone del mondo più colpite sono Nord Africa, Africa sub Sahariana, Medio Oriente e Africa centrale.

E in Italia?

In Italia la situazione è meno grave rispetto ai Paesi che ti ho nominato prima, ma sicuramente non è trascurabile. Ne abbiamo avuto le prime prove con il Po in secca che si vedeva dallo spazio per esempio, o con il prolungato periodo di siccità che ha colpito l'Emilia Romagna, diventando parte dei problemi che hanno portato all'alluvione.

Il rischio di desertificazione interessa il 20% del territorio del nostro Paese, come ha sottolineato Anbi. Ma questo non sembra interessarci tanto. Infatti secondo un sondaggio Ipsos, solo due italiani su 10 si preoccupano davvero per la situazione delle risorse idriche in Italia: fattore determinante per la desertificazione, come abbiamo visto.

Cerchiamo di capire perché dovrebbe interessarci di più.

Partiamo dal Po. Qualche mese fa eravamo andati, insieme a Chiara Rondanini, Idrologa di Arpa Lombardia a vedere da vicino la situazione. E avevamo trovato questo:

Questa situazione diventa un problema per i centri abitati delle regioni del nord in cui scorre il fiume e per le coltivazioni degli agricoltori di quelle zone, per cui questo fiume (che è il più esteso del nostro Paese) è una risorsa indispensabile. Ce lo aveva spiegato anche Christian Belloni, agricoltore proveniente da una famiglia di agricoltori di riso da generazioni a Calvignasco, che ora deve fare i conti con i campi secchi e il riso che non riesce più a produrre.

PAN, il Piano Nazionale per combattere la desertificazione

Come hai visto, quindi, la desertificazione non causa solo la scomparsa degli ecosistemi naturali, ma mette a rischio la possibilità di alimentarsi, l'economia e moltissimi posti di lavoro.

per evitare queste conseguenze, nel 1999 l’Italia ha sviluppato un Piano d’azione nazionale per la lotta alla siccità e alla desertificazione, chiamato PAN.

Il PAN prevede una serie di azioni rivolte all’agricoltura, alla pianificazione del territorio e campagne di sensibilizzazione. La responsabilità è affidata alle regioni e i punti principali di questo programma riguardano la protezione del suolo, la gestione delle risorse idriche, il raggiungimento della carbon neutrality e il ripensamento delle attività produttive affinché siano sostenibili sia a livello ambientale, che sociale. Partendo da un'agricoltura che sia amica del suolo, che ne rispetti tempi e stagionalità.