La paura del cambiamento: da cosa nasce e come la puoi affrontare

Ognuno di noi, durante la sua vita, viene messo di fronte al cambiamento. Solo che a volte ci scopriamo a viverlo con un senso di malinconia, rabbia, oppure ansia. Ma come mai ci sentiamo schiacciati da questo passaggio, invece che coglierne tutti gli aspetti positivi?
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Dott.ssa Samanta Travini Psicologa Psicoterapeuta
13 Agosto 2021 * ultima modifica il 13/08/2021

Prima di entrare nel vivo di questa paura cerchiamo di capire insieme cos’è il cambiamento. Con il termine cambiamento si intende, letteralmente, “mutamento, trasformazione, variazione”.

Il cambiamento interessa tutti. Ognuno di noi nella sua vita è stato messo di fronte a un cambiamento o, in altri casi, ha desiderato così tanto che qualcosa cambiasse da esserne stato fautore. Questo perché è grazie al cambiamento che la nostra vita muta e avanza: se non ci fosse, come potremmo essere ciò che siamo ora?

La crescita va di pari passo al cambiamento. Quindi, che noi vogliamo o meno, la nostra vita ciclicamente è sottoposta a cambiamenti che riguardano ogni sfera della nostra vita.

Da cosa si origina?

Ma quindi, se il cambiamento è davvero positivo, tanto da essere una fonte di ricchezza personale, perché è così difficile affrontarlo?

Una delle prime cause della paura del cambiamento è dettata dal fatto che cambiare significa inevitabilmente abbandonare una parte di sé.

Quando cambiamo, dobbiamo essere disposti a buttarci alle spalle una determinata situazione e ricominciarne una nuova. Tutto questo può essere vissuto con malinconia o con rabbia, soprattutto se la situazione attuale non è negativa: in questo caso, anche se la situazione futura potrebbe essere migliore, tendiamo comunque sempre a guardare ciò che potremmo lasciare dietro di noi o che abbiamo lasciato.

Tutto ciò può dunque non far stare bene un soggetto, poiché questo tenderà ad affrontare il cambiamento e la situazione futura con ansia, negatività e soprattutto con paura. Una seconda causa della paura del cambiamento è legata alla presenza di una bassa autostima, accompagnata da una scarsa fiducia in se stessi e dalla paura del fallimento.

Una buona autostima è sicuramente un buon prerequisito per affrontare al meglio il cambiamento: quando essa manca, il cambiamento potrebbe essere fatale per l’individuo, poiché la paura potrebbe davvero paralizzare ogni azione e prendere il sopravvento, non rendendo il soggetto libero di agire e scegliere.

Una terza causa della paura del cambiamento potrebbe essere l’indecisione, spesso dettata da una scarsa auto-efficacia, intesa come quella percezione che abbiamo di noi stessi, di sapere di essere in grado di fare, sentire, esprimere, essere o divenire qualcosa. In questo caso specifico, l’individuo può poter mostrare l’intenzione e la motivazione di affrontare il cambiamento ma, a causa di tale indecisione, potrebbe auto-boicottare la propria opportunità, arrivando a rimandare costantemente la sua decisione.

Ciò può solo danneggiare un soggetto, poiché potrebbe ritrovarsi a vivere una situazione di limbo o, cosa peggiore, una situazione in cui il cambiamento dovrà essere subito, perché inevitabile.

Un’ultima causa della paura del cambiamento è legata alle proprie certezze. Tutto ciò di cui noi siamo convinti, tutto ciò che ci fa stare al “sicuro” in realtà potrebbe solo minare le nostre possibilità.

Questo accade perché tale sistema di certezze si basa sulla nostra esperienza, su ciò che quindi noi abbiamo vissuto, ma soprattutto su quello che noi abbiamo percepito da queste esperienze. Questo non può che rivelarci una grande verità: ovvero che le nostre certezze, spesso, possono essere distorte dal nostro modo di vedere le cose, più che essere dettate da una visione oggettiva delle situazioni.

Le cause

Il motivo principale della paura del cambiamento è l’incapacità oggettiva di prevederne i risultati. Tuttavia, pensandoci bene, non è prevedibile nemmeno cosa potrebbe accadere se tutto restasse come è. Anzi, è nella natura umana desiderare di crescere ed evolversi, per non correre il rischio di rimanere indietro rispetto agli altri.

Sebbene il timore del cambiamento sia un fattore del tutto naturale, l’essere umano è progettato proprio per continuare a mutare: la paura è l’emozione che si sviluppa quando perdiamo la consapevolezza del nostro potenziale.

Da un lato, dunque, il cervello tende a resistere alle insicurezze e preferisce piuttosto ragionare a un esito negativo, piuttosto che incerto; dall’altro lato, abbiamo una mentalità flessibile, capace di adattarsi e persino allenata a desiderare i cambiamenti.

Gli ostacoli da superare

  • L’ansia dell’ignoto. Il cambiamento – come nota lo psicologo – porta sempre con sé una mole di paure e spaventa un po’. Nonostante possiamo essere stanchi fino al midollo della situazione in cui ci troviamo o la riteniamo superata e da archiviare, nulla potrà mai eliminare quella sensazione di familiarità e confort che è in grado di infonderci. Con qualsiasi nuova situazione arriva anche un nuovo potenziale timore per la perdita di ciò che si aveva e un correlato disagio. I peggiori scenari e le preoccupazioni derivanti dalle ipotesi condizionali su cosa potrebbe succedere se possono insinuarsi nella nostra mente fino a rendere impossibile intraprendere la strada del cambiamento verso una realtà migliore.
  • La paura del fallimento.  La paura che proviamo di fronte a un grande cambiamento di vita è strettamente connessa alla vergogna. La sensazione che ci sia qualcosa di fondamentalmente pericoloso insito ad ogni progresso pronto a farci fallire (ed essere additati dagli altri come dei falliti) può immobilizzarci ancor prima di cominciare il precorso verso il cambiamento. Molte persone organizzano la propria vita senza doverla rivoluzionare e uno dei modi migliori per evitare la sensazione di fallimento che ci induce a provare vergogna consiste nell'evitare il rischio di una nuova impresa.
  • La paura del successo. Le preoccupazioni potrebbero scaturire da come il successo potrà influire sulla nostra vita, sui rapporti interpersonali e sui sentimenti che proviamo nei confronti di noi stessi, in particolare se durante la fase dell’infanzia è stato recepito il messaggio che emergere rispetto alla massa, distinguersi o essere speciale in qualsiasi modo potrebbe rappresentare un pericolo. Se si riesce a diventare la “nuova persona” che si desidera essere, i vecchi amici ci potranno abbandonare, giudicare o invidiare? Se si è inclini a una certa dose di invidia o risentimento verso coloro che hanno più successo, emergerà naturalmente un turbamento derivante dalla prospettiva di diventare a propria volta bersaglio di invidia o risentimento.
  • La paura della morte. Nonostante si tratti principalmente di una reazione inconscia, esistono grandi possibilità che l’esitazione di fronte ad un grande cambiamento nasca della vocazione di quest’ultimo a portarci a riflettere sul passare del tempo in modi piuttosto spiacevoli che tendono a sollevare idee su morte e fine. Quando siamo bloccati in una routine familiare, perdiamo traccia del passare del tempo, ma i grandi marcatori nelle nostre vite portano davvero alla consapevolezza del fatto che le nostre vite si stanno muovendo verso la loro fine. E la sensazione non è per niente gradevole.
  • Autocritica.  L’esitazione prima di ogni grande cambiamento, anche positivo, è normale, ma se non ci si rende conto per tempo, si potrebbe interpretare la paura come debolezza o mancanza di coraggio. In questi casi si può provare a dire a se stessi che il futuro ed il cambiamento saranno fantastici perché non c’è nulla che non vada in noi o che dovrebbe portarci a non riuscire. Bisogna farlo e basta con tutto l’entusiasmo ed ogni cosa riuscirà.
  • Preoccupazioni riguardo alle aspettative. Se si è in un momento di cambiamento considerevole (come la diminuzione delle ore lavorative per ritagliarsi più tempo per sé o il trasloco in un appartamento più piccolo, ad esempio) potrebbe palesarsi il timore di ricevere delle critiche dagli altri come l’imputazione di essere un fannullone o stravagante, ma comunque e in qualche modo “sbagliato.”

Le strategie

Il cambiamento deve essere elaborato e infine accettato. Come riuscirci? Partite dal grande presupposto che, nella vita, ci sono situazioni che non dipendono esclusivamente da voi stessi e da quello che fate: per questo, non c’è altra soluzione se non la loro accettazione.

Ovviamente ciò non significa che occorre adottare un mero atteggiamento passivo o che bisogna subire le situazioni: al contrario, accettare il cambiamento significa prenderne coscienza e agire, di conseguenza.

Provate a chiedervi: "Cosa nasconde di buono questo cambiamento? In che modo potrà migliorare la mia vita?"

Se siete di fronte ad un cambiamento e vi sentite a dir poco terrorizzati, cercate di razionalizzare il tutto. Affrontate ciò che vi fa stare male e che vi crea angoscia, razionalizzando questi vostri sentimenti: pensate che questi sono soltanto il risultato dei vostri schemi mentali. Elaborate dunque la vostra paura, pensando al fatto che spesso alla base di essa c’è solo il vostro modo di pensare, di comportarvi e di reagire, spesso pessimista.

Al fine di superare la paura del cambiamento poiché si ha terrore dell’ignoto, provate a riportare su un diario le vostre preoccupazioni. In questo modo diventeranno maggiormente accessibili alla vostra consapevolezza e ciò non potrà che consentirvi di concentrarvi maggiormente sugli aspetti migliori.

Quando la paura del cambiamento diventa una vera e propria fobia, ovvero Metathesiofobia, come risulta essere definita in psicologia, è necessario intraprendere un percorso psicoterapico. Grazie all’aiuto di un professionista psicologo psicoterapeuta possiamo metterci in discussione, al fine di vincere la nostra sfida, la nostra paura e le risposte fisiche e mentali ad essa associate.

Laureata in psicologia clinica dello sviluppo e neuropsicologia, si occupa di sostegno psicologico per individui, coppie e famiglie con particolare attenzione altro…