Due maiali al rifugio Cuori Liberi sono morti di Peste Suina Africana, altri rischiano l’abbattimento: ma è l’unica soluzione?

Una strage inutile e crudele che potrebbe abbattersi su animali già scampati a un macello. I maiali del rifugio Cuori Liberi nel pavese possono essere uccisi solo perché entrati in contatti con la peste suina anche se la malattia non è pericolosa per l’uomo e basterebbe isolare gli animali infetti. Ma la questione è purtroppo anche economica.
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Evelyn Novello 11 Settembre 2023
Con la collaborazione di Bianca Boldrini, Campaigner Animali negli Allevamenti LAV, e Valentina Faraone, ufficio stampa LAV

I 35 maiali del Santuario del Progetto Cuori Liberi rischiano di essere abbattuti. Ciò accade perché in questo rifugio di Sairano (PV), che ospita animali provenienti da maltrattamenti o allevamenti intensivi, qualche giorno fa sono stati trovati due maiali morti e risultati poi positivi alla Peste Suina Africana (PSA). Secondo le regole sanitarie tuttora in vigore, tutti i suini entrati in contatto con un individuo infetto, devono essere uccisi perché si tratta di una malattia altamente infettiva e priva di cure e, infatti, l'Ats di Pavia, informata della presenza della peste, ha emesso l'ordinanza di abbattimento per tutti i suini del rifugio.

Ma spieghiamo meglio i retroscena della vicenda. I due animali trovati morti a Zinasco facevano parte dei 5 maiali salvati da LAV nel 2021 dall'allevamento abusivo di Cilavegna (PV), un vero e proprio lager in cui centinaia di maiali sono stati trovati ammassati e in condizioni terribili pronti per finire al macello. La vita dei maialini scorreva serena e felice fino a qualche mese fa in cui un'epidemia di peste ha iniziato a dilagare in tutto l'Oltrepò pavese coinvolgendo molti allevamenti della zona e arrivando anche a Progetto Cuori Liberi. Ma occorre precisare un dettaglio: l'abbattimento previsto dalle norme europee per arginare i contagi vale solo per gli allevamenti destinati al consumo alimentare, cosa ben diversa da Cuori Liberi in cui gli animali sono stati salvati dai macelli e proprio ora stavano iniziando a vivere dignitosamente.

Non appena emessa l'ordinanza, la reazione da parte delle associazioni di tutela animale del nostro Paese è stata immediata. Vita da Cani, Lega Nazionale per la difesa del Cane e LAV si sono schierate al fianco di Progetto Cuori Liberi chiedendo la sospensione dell’abbattimento dei suini ricorrendo al Tar. La richiesta è stata rigettata e la sentenza rimandata al 5 ottobre. Nel frattempo, però, l'ATS sarebbe legalmente autorizzata a procedere e, per questo, è iniziato un presidio di volontari davanti al rifugio per impedire la strage di maiali, almeno prima della sentenza definitiva del Tar. Ciò che chiedono le associazioni è di fare i test agli animali del rifugio e di lasciarli isolati con tutte le accortezze per non far diffondere ulteriormente l'epidemia. L'uccisione indiscriminata di tutti i suini senza nemmeno sapere se sono positivi o meno sarebbe una crudeltà, soprattutto considerando che il semplice isolamento sarebbe sufficiente.

La PSA non è un pericolo per gli umani ma solo per gli animali, solo i suini, infatti, possono rimanerne contagiati. Per lo Stato si tratta, però, di una questione economica perché se contagiasse tutti i suini degli allevamenti, quegli animali che dovranno trasformarsi in cibi per la filiera alimentare non sarebbero più macellabili e mangiabili. "Se si circoscrivesse il gruppo di maiali infettati e l'uomo per accedervi usasse le dovute protezioni non ci sarebbe contagio – sottolinea Valentina Faraone, ufficio stampa LAV – ma il terrore collettivo è quello di uccidere migliaia di animali negli allevamenti intensivi perdendo, quindi, profitto. Le regole in vigore permettono che anche gli animali salvati da questi lager possano essere di nuovo vittima delle stesse leggi, non sono mai al sicuro. Morire per le logiche degli allevamenti intensivi anche una volta che sono riusciti ad uscirne non ha senso, è un'inutile crudeltà".

Dai casi accertati finora, tra l'altro, le misure di abbattimento non hanno mai funzionato. "Anzi, la PSA ha dilagato anche in altre regioni – evidenzia Bianca Boldrini, Campaigner Animali negli Allevamenti LAV – É importante quindi considerare misure differenti, di isolamento e non di semplice abbattimento. Ma il sistema di produzione della carne in Italia tratta gli animali come oggetti, come semplice fonte di cibo. I suini, selezionati geneticamente per rispettare certi prototipi e stipati in alta densità negli allevamenti, sono così deboli da ammalarsi facilmente e il risultato è doverne abbattere migliaia per soli due esemplari malati". Abbattuti preventivamente perché non degni di essere uccisi dopo una breve vita per la macellazione. Ma nel caso di Cuori Liberi non ci sarebbe nemmeno la scusante economica perché non si tratta (più) di animali destinati al macello.