La plastica fa ammalare gli uccelli marini: scoperta la “plasticosi”, malattia che danneggia l’apparato digerente

La nuova malattia è stata descritta dagli scienziati del Natural History Museum di Londra: i volatili che ingeriscono rifiuti di plastica riportano tagli e cicatrici nello stomaco e nell’intestino, rischiando di essere più esposti nei confronti di infezioni e parassiti.
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Martina Alfieri 6 Marzo 2023

Per la prima volta, gli scienziati hanno individuato una malattia direttamente causata dalla plastica. Una ricerca del Natural History Museum di Londra ha studiato gli effetti dell’ingestione di plastica da parte degli uccelli marini, arrivando a descrivere una nuova patologia: la “plasticosi”.

A differenza di altre malattie portate da virus e batteri, la plasticosi è chiaramente correlata ai rifiuti di plastica: piccoli pezzi di questo materiale provocano tagli e lesioni nel tratto digerente degli uccelli marini con danni che, a lungo, possono rivelarsi a fatali.

Anche se questi uccelli possono sembrare sani all'esterno, non stanno bene internamente  spiega il dott. Alex Bond, coautore dello studioLe ghiandole tubulari, che secernono composti digestivi, sono forse il miglior esempio dell'impatto della plasticosi. Quando la plastica viene ingerita, queste ghiandole diventano gradualmente più deboli”.

Senza queste ghiandole, gli uccelli diventano più esposti a infezioni e parassiti, e perdono la capacità di assorbire al meglio le vitamine. Inoltre, con la plasticosi – che consiste in un tipo di fibrosi – il tessuto dell’apparato digerente, dopo ripetute lesioni, appare coperto di cicatrici, che ne riducono la flessibilità e la funzionalità. Gli uccelli, soprattutto gli esemplari più giovani, rischiano di non riuscire più a digerire il cibo.

Gli scienziati, per circa un decennio, hanno studiato gli uccelli marini dell’Isola di Lord Howe, a 600 km dall’Australia. La specie più colpita dalla malattia è risultata essere la berta piedicarnicini (Ardenna carneipeps), un grande uccello marino di colore scuro che vive vicino all’Oceano Indiano e al Pacifico. Questi uccelli, purtroppo, sorvolando la superficie dell’acqua cadrebbero in inganno, scambiando la plastica per cibo.

Accade che gli uccelli ingeriscano anche altri elementi inorganici, come i pezzetti di pietra pomice: come dimostra la ricerca, però, a differenza della plastica questi non provocano cicatrici, anzi, contribuiscono a frammentare la plastica nello stomaco.

Il team del Natural History Museum teme che la scoperta della nuova malattia sia solo “la punta dell’iceberg”: è possibile che la plasticosi possa colpire altre parti del corpo, come ad esempio i polmoni.