La prima mano robotica che riproduce la sensazione del tatto come una mano vera

La mano bionica non solo risponde ai comandi del cervello, come chiudere e aprire la mano, ma restituisce la sensazione del tatto proprio come farebbero i polpastrelli di una mano vera.
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Video Storie 30 Giugno 2022

La prima mano bionica al mondo che permette di percepire un oggetto al tatto è stata sviluppata all'Istituto di Biorobotica della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa che sviluppa macchine intelligenti ispirate ai principi della natura.

Mentre le protesi tradizionali possono compiere solo dei movimenti semplici, come aprire e chiudere la mano, e non permettono di distinguere una superficie liscia o ruvida, la mano artificiale sviluppata al Sant’Anna è in grado di compiere azioni più complesse comunicando con il sistema nervoso centrale come se fosse una parte del corpo. Funziona così: il cervello invia l’impulso elettrico al sistema nervoso che trasferisce al muscolo del braccio il segnale del movimento da eseguire. A questo punto i muscoli rispondono con una contrazione che attiva la protesi. I sensori presenti sulla protesi, una volta afferrato l’oggetto, inviano un altro segnale elettrico al cervello che viene decodificato per far provare all’individuo la sensazione del tatto proprio come accade con i polpastrelli di una mano vera.

La prima persona al mondo a ricevere la mano robotica italiana in modo permanente è stata una donna svedese alla quale, nel 2019, sono stati impiantati 16 elettrodi nei muscoli rimanenti dell’arto amputato che hanno stabilito un ponte diretto tra la protesi e il sistema nervoso della paziente. In questo modo è stata in grado di usare la mano artificiale come se fosse un prolungamento del suo corpo capace di percepire la forma degli oggetti, la loro consistenza e la loro dimensione. La biorobotica e la biomimetica non trovano applicazione solo nel campo medico e i loro principi sono alla base dello sviluppo di altri dispositivi intelligenti che vengono in aiuto all’uomo: come i pannelli solari che seguono il movimento del sole imitando il comportamento dei girasoli o come il robot granchio e il polpo robot, entrambi biorobot sviluppati al Sant’Anna per operazioni di pulizia e monitoraggio del fondale marino. La realizzazione della mano robotica è stata resa possibile grazie al progetto europeo DeTOP che studia le possibili soluzioni per il recupero delle funzioni della mano dopo l’amputazione ed è stato finanziato dalla Commissione Europea all'interno del programma Horizon 2020.