La Regione Lombardia approva la legge “Spara e Mangia” aggirando le norme nazionali sulla caccia

Una legge della Regione Lombardia prova ad aggirare le norme nazionali per far tornare nelle fiere e nei ristoranti lo spiedo bresciano, in barba alla conservazione delle specie e alla biodiversità. Vediamo insieme cosa succede.
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Francesco Castagna 28 Maggio 2022

Fatta la legge, trovato l'inganno. Si potrebbe descrivere così la decisione di Regione Lombardia di prevedere la possibilità di donare a titolo gratuito la piccola selvaggina preda dei cacciatori per fini commerciali. Proprio la stessa che arriva nelle sagre e nei ristoranti. In Lombardia infatti, se non lo sapevi, esiste un'antica tradizione culinaria legata all'uso di piccoli uccelli: sono famosi per citarne solo due la "polenta e osei" e lo spiedo bresciano.

La scelta di regalare la cacciagione dei piccoli uccelli ai ristoratori e alle fiere servirebbe, secondo la consigliera della Lega Lombarda Salvini Silvia Scurati, a incentivare l'economia e il turismo della Lombardia e a tutelare una tradizione storicamente bresciana. Una questione puramente economica, quindi, che mira a rilanciare il commercio locale. Nessuna intenzione di tutelare la biodiversità, né tantomeno esiste una valutazione ambientale nel provvedimento.

Ma perché la Regione Lombardia ha deciso di utilizzare questo espediente? Devi sapere che in Italia dal 2014 i cacciatori non possono vendere la fauna a esercizi a scopo commerciale come ristoranti, alberghi, mercati, fiere e sagre.

Questo anche perché la legge sulla Caccia del 1992 dice espressamente che l'attività venatoria è consentita "purché  non contrasti con l'esigenza di conservazione della fauna selvatica e non arrechi danno effettivo alle produzioni agricole ".

Ora invece, citando le continue richieste da parte dei comuni bresciani e del bergamasco, il promotore della legge Floriano Massardi ha dichiarato che sarebbe meglio concedere 150 capi all'anno di selvaggina.  Il tutto provocando una reazione da parte degli animalisti e ambientalisti, da ENPA fino a WWF Italia. Secondo le associazioni questa norma serve solo a permettere ai cacciatori di aggirare il divieto di vendita per usi commerciali, e che si tratta di una decisione che potrebbe creare un vero e proprio traffico poco trasparente sui possibili compensi, anche se non formalmente previsti. Gli uccelli che i cacciatori regaleranno alle attività commerciali saranno comunque tracciati, secondo quanto prevede la legge regionale.

Intanto le associazioni animaliste annunciano battaglia per una legge che etichettano come una marchetta ai cacciatori. Per LAV, WWF, ENPA e LIPU è molto curioso che un provvedimento del genere passi proprio in prossimità della decisione della Corte Costituzionale di dichiarare incostituzionale una parte della legge Regionale 25 maggio 2021. Con questa legge la Lombardia aveva abolito la banca dati regionale degli uccelli impiegati come richiami vivi per la caccia da appostamento (pratica molto diffusa nel territorio regionale). In questo modo aveva ostacolato di fatto il controllo da parte delle autorità competenti sull'attività dei cacciatori.

Con la sentenza n.126 6 aprile-24 maggio 2022, la Corte Costituzionale ha stabilito che i controlli da parte delle autorità competenti "assicurano uno standard di tutela ambientale minima, in quanto preordinate alla salvaguardia delle specie animali (da ultimo, sentenza n. 69 del 2022, punto 6.2 del Considerato in diritto). Come tali,  non sono derogabili dalle Regioni nemmeno nell'esercizio della propria competenza esclusiva nella materia della caccia, essendo volte ad assicurare, attraverso l'attivita' di vigilanza e di controllo, le prescrizioni sostanziali dettate dalla stessa legge e dirette al medesimo obiettivo di tutela".