Le sei isole che rischiano di scomparire in meno di 100 anni sommerse dall’acqua

Maldive, Hawaii, Tuvalu: sono solo alcuni dei “paradisi terrestri” che rischiano di scomparire a causa della crisi climatica e il conseguente riscaldamento globale. Si tratta di un destino, in molti casi già segnato, che rischia di mettere a rischio la vita di milioni di persone, oltre a privare le generazioni future della possibilità di vedere alcuni dei luoghi più belli al mondo.
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Maria Teresa Gasbarrone 19 Dicembre 2023

Quando parliamo del cambiamento climatico spesso finiamo ancora in quel cortocircuito di pensieri per cui crediamo che si tratti di qualcosa di molto lontano da noi, le cui conseguenze non ci toccheranno davvero mai in prima persona.

In realtà, pur trascurando l'egoismo di fondo di questo ragionamento, si tratta di una giustificazione del tutto "illusoria": le conseguenze della crisi climatica sono già visibili e nell'arco di qualche decennio potrebbero essere ancor più stravolgenti e irreversibili, per milioni di persone.

Facciamo un esempio: probabilmente saprai che l'aumento della temperatura terrestre sta facendo innalzare il livello del mare in modo costante – ti basta pensare che solo dal 1880 è salito di oltre 20 cm e ogni anno aumenta di 3,2 mm -, ma quello che forse non sai è che diverse isole nel mondo sono destinate ormai a scomparire. Molte di queste probabilmente le conosci già come alcuni dei "paradisi terrestri" più famosi al mondo: luoghi di una bellezza sconvolgente che le generazioni future non potranno più guardare, nella peggiore delle ipotesi, anche in meno di 100 anni.

Tuvalu

Tra le isole che rischiano di scomparire a breve c'è Tuvalu, una striscia di terra tra le Hawaii e l'Australia, in pieno Pacifico, con una popolazione di circa 11mila abitanti per 26 km² di territorio.

Il suo tragico destino è noto da tempo, tanto che Lonely Planet già nel 2010 consigliava di visitarle il prima possibile, perché non resta molto tempo prima che questa perla nell'Oceano Pacifico scompaia del tutto sommersa dall'acqua.

Secondo il Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico delle Nazioni Unite (Ipcc), ovvero il principale organismo internazionale per la valutazione dei cambiamenti climatici, entro il 2050 il 50% della capitale sarà sommersa da inondazioni quotidiane ed entro il 2100 il suo territorio sarà sommerso per il 95% a causa di allagamenti di routine, a meno che non si interverrà in modo sistematico per limitare il riscaldamento globale o con dei piani di protezione del Paese.

Il caso di Tuvalu è emblematico in quanto quello stretto tra Australia e questa piccola isola è il primo accordo della storia con cui un Paese si impegna ad accogliere e offrire il diritto di cittadinanza a persone costrette ad abbandonare la loro terra per effetto della crisi climatica.

Kiribati

Anche in questo caso, il destino di questo piccolo Stato dell'Oceano Pacifico formato da un gruppo di piccole isole è segnato: secondo alcune previsioni l'acqua potrebbe inghiottirle già entro circa 60 anni.

I suoi circa 110 mila abitanti saranno forzati a emigrare, ma, tuttavia a differenza di quanto sta accadendo a Tuvalu, sono meno disposti a lasciare il proprio Paese.

Così, già oggi, l'acqua salata dell'Oceano, che giorno dopo giorno conquista spazio sulla terra ferma, sta causando diverse problematiche ai residenti: dalla difficoltà nel reperire acqua potabile che non sia stata già contaminata dall'acqua salata, a tutte le conseguenze che questo significa per l'igiene e la salute delle persone. La situazione ha ormai assunto il profilo di un'emergenza, tanto che anche Medici senza frontiere ha attivato da qualche anno un programma di aiuto e sostegno alle persone del posto.

Maldive

Se hai il sogno di visitare questo "paradiso terrestre" dell'Oceano Indiano, dovresti affrettarti: anche queste bellissime isole ricino di diventare inabitabili entro il 2050, ed è quasi una certezza che non vedranno il prossimo secolo.

Anche in questo caso, il binomio tra il progressivo e inesorabile innalzamento dell'acqua del mare la bassa altitudine a cui si trovano rischia di essere fatale per queste isole.

Nel 2019, per cercare di prevenire le erosioni costiere provocate dall’innalzamento delle acque, sono stati posizionati dei blocchi di cemento lungo la costa a Mahibadhoo, una delle isole che formano l'arcipelago.

Il progetto delle Maldive per tentare di rovesciare quello che a oggi sembra un destino difficilmente evitabile è quello di costruire una vera e propria "città galleggiante": la "Maldives Floating City".

Sulla nuova isola dovrebbero nascere case di lusso, negozi, strutture ricettive e perfino un edificio governativo. Una parte del progetto ha anche previsto la realizzazione di coltivazioni artificiali di barriere coralline. Ma, in base a quanto emerso finora, in questo piano non sembra essere stata data molta attenzione ai pescatori locali e a quanti non potranno permettersi le lussuose abitazioni che dovrebbero sostituire ciò che la natura offriva gratuitamente a tutti.

Figi, Samoa e Hawaii

In realtà, fare un elenco delle isole che rischiano di scomparire sommerse dall'acqua per effetto del riscaldamento climatico è piuttosto riduttivo. Secondo infatti il rapporto pubblicato nel 2021 dal dall'Ipcc, se non saremo in grado – e finora abbiamo dimostrato di non esserlo – di limitare il riscaldamento globale entro i 1,5 gradi, entro soli 80 anni molte isole del Pacifico potrebbero andare incontro alla stessa, drammatica fine: scomparire.

Tra queste ci sono anche località turistiche "da favola", che si sono fissate nell'immaginario collettivo come luoghi da sogno: tra queste ci sono le isole Figi, le Hawaii e le Samoa, che, oltre all'innalzamento del livello del mare, sono minacciate da altri fenomeni, quali l'erosione ed eventi climatici estremi.

Se si realizzerà la previsione peggiore stimata dall'Ipcc, ovvero quella secondo cui il riscaldamento globale raggiungerà i 3,6 gradi, per arrivare fino ai 4,4 gradi oltre i livelli preindustriali in circa 80 anni, il livello del mare si alzerà sempre di più sommergendo tantissime isole del Pacifico e costringendo circa 10 milioni di persone a evacuare.

Fonte | Ipcc;