L’esempio di Ferrara, una città con la bici nel Dna

La tradizione della bicicletta è fortemente radicata tra gli abitanti della città estense, mentre i turisti possono contare su un’ampia offerta di itinerari ciclabili per godersi in maniera più lenta (e soprattutto in sicurezza) le bellezze del territorio.
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Rubrica a cura di Federico Turrisi
25 Marzo 2021

Se ti è mai capitato di visitare il centro storico di Ferrara prima che scoppiasse la pandemia da Covid-19, oltre ai monumenti di grande interesse artistico-culturale (come il Castello Estense e il Palazzo dei Diamanti, tanto per citarne un paio) sarai rimasto colpito da un'altra cosa: il via vai di biciclette.

La percentuale di cittadini-ciclisti qui è davvero alta e potremmo dire senza sbagliarci che Ferrara è tra i capoluoghi italiani quello che forse si avvicina di più al modello delle città olandesi o danesi. La domanda allora è la seguente: quali sono le proposte per mantenere viva la tradizione della bicicletta e migliorare ulteriormente sul piano della mobilità sostenibile? Ne abbiamo parlato con Antonio Casadibari, presidente dell'associazione Fiab (Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta) Ferrara.

Se dovessimo fare una classifica delle città italiane più "bike-friendly", Ferrara occuperebbe senza dubbio il podio.

Sicuramente aiuta la conformazione del territorio, che è pianeggiante e quindi si presta bene agli spostamenti in bicicletta. Ho 62 anni e già negli anni Sessanta, quando ero bambino, si vedevano più biciclette che automobili. Mio padre, per esempio, usava questo mezzo di trasporto per andare al lavoro in fabbrica. E non era certo l'unico. È una tradizione radicata qua da noi.

Come Fiab, e quindi come organizzazione ambientalista presente sul territorio, dialogate molto con il Comune di Ferrara?

Abbiamo instaurato un buon rapporto di collaborazione sia con l'amministrazione precedente sia con quella attuale, che si è insediata nel 2019. Ci chiedono confronti, consigli sul tema della ciclabilità. Noi lo chiamiamo tavolo tecnico permanente con gli assessori del Comune di Ferrara; è presente già da alcuni anni, e per noi è molto importante perché abbiamo la soddisfazione di portare anche il nostro contributo. Altra cosa positiva: diversi Comuni della provincia cominciano a interessarsi alle nostre iniziative e ci chiedono di collaborare per lo sviluppo in ambito locale di un modello di mobilità dolce.

Ci può fare qualche esempio?

Ferrara può contare su oltre 85 chilometri di piste ciclabili all'interno del suo territorio comunale. Ma dobbiamo considerare anche il fatto che dalla città partono itinerari che permettono poi di raggiungere altre ciclovie, nell'ottica di una rete di percorsi che il turista può affrontare in maniera sicura. Mi riferisco, tra l'altro, a due importanti progetti come la VenTo (il percorso cicloturistico che collega Venezia a Torino seguendo per gran parte del suo tracciato il fiume Po) e la Ciclovia Adriatica.

Più biciclette, però, significa anche più furti: un problema con cui Ferrara deve fare i conti…

Purtroppo è una piaga difficile da debellare. Quali misure potrebbero essere messe in campo? Sicuramente una maggiore vigilanza. Dal momento però che non possiamo chiedere che decine di poliziotti pattuglino le vie della città costantemente, abbiamo spinto l'amministrazione comunale ad installare stalli più sicuri in maniera tale da poter legare la bicicletta in più parti, e non solo con una semplice catena. Qualcosa comincia a muoversi, speriamo che questo impegno prosegua nel prossimo futuro.

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Laureato in lettere e giornalista professionista, sono nato e cresciuto a Milano. Fin da bambino ad accompagnarmi c’è (quasi) sempre stato un altro…