L’esperimento di Social Bike per promuovere l’utilizzo della bicicletta a Palermo

Attraverso il servizio di noleggio delle bici e l’organizzazione di tour guidati, la start-up fondata da Chiara Minì e Antony Passalacqua vuole offrire ai turisti la possibilità di godere delle bellezze del capoluogo siciliano in maniera più sostenibile. Ma il progetto è pensato anche per stimolare nei cittadini di Palermo un cambio di mentalità per quanto riguarda gli spostamenti in città.
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Rubrica a cura di Federico Turrisi
29 Aprile 2021

Unire mobilità sostenibile con la valorizzazione del territorio, riscoprendo il patrimonio artistico-culturale e (perché no) anche culinario di una città ricca di storia come Palermo. Mission impossible? Niente affatto. È quello che si propone la start-up innovativa Social Bike, nata dalla passione per la bicicletta di Chiara Minì e Antony Passalacqua.

Nell'immaginario collettivo Palermo è vista come una città caotica, non proprio su misura per i ciclisti. E per certi versi è così. Ma i fondatori di Social Bike non si sono fatti intimorire dalla sfida, e anzi si sono lanciati in questa avventura nella convinzione che il capoluogo siciliano abbia delle potenzialità enormi su questo aspetto. Offrendo ai turisti la possibilità di noleggiare una bici e visitare la città pedalando, è possibile indirettamente – come ci spiega Chiara Minì – spingere anche i palermitani a lasciare sempre più spesso l'automobile in garage in favore delle due ruote.

Partiamo dalla genesi: quando è nata Social Bike?

Sulla carta la start-up è nata nel novembre del 2015, quando abbiamo cominciato a parlarne e a incontrarci. I soci erano tutti provenienti dal mondo dell'associazionismo: io facevo parte di Fiab (Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta, ndr) già da tanti anni, mentre Antony è uno dei fondatori di Mobilita Palermo, un blog abbastanza conosciuto in città. Poi il negozio è stato materialmente aperto nell'aprile del 2016. Dal primo giorno di apertura la nostra principale attività è stata il noleggio di biciclette. Abbiamo iniziato con poco e basandoci esclusivamente sulle nostre forze: siamo partiti con 4 bici, che sono raddoppiate nel giro di un mese. Adesso ne abbiamo una quarantina.

Il servizio è pensato sia per i turisti sia per i palermitani?

Partendo dalla nostra esperienza locale, sapevamo bene che Palermo non è proprio un terreno fertile. Abbiamo quindi puntato quasi subito soprattutto sul turismo. I nostri primi clienti sono stati dei turisti olandesi. Successivamente, a fianco del noleggio delle bici abbiamo cominciato a inserire i primi tour, con delle guide abilitate, per far conoscere il patrimonio artistico-culturale (ma anche quello enogastronomico) della città. Non dimentichiamoci che nel centro storico di Palermo ci sono sette dei nove siti del percorso arabo-normanno dichiarato nel 2015 patrimonio dell'umanità dall'Unesco.

Chiara Minì e Antony Passalacqua

Mi sembra di capire dalle tue parole che quello tra Palermo e la bici sia un rapporto in chiaroscuro. C'è ancora molto da fare per migliorare su questo aspetto?

Tantissimo. Abbiamo seguito un po' il principio della psicologia inversa: visto che è difficile far cambiare le abitudini ai palermitani, abbiamo messo sulle selle i turisti, così la gente magari comincia a pensare "allora per le strade di Palermo si può andare in bici". E devo dire che negli anni qualche passo in avanti è stato fatto. Il territorio e il clima di Palermo hanno delle caratteristiche ideali per lo sviluppo della ciclabilità. Io utilizzo abitualmente la bicicletta e mi sono sempre sentita un po' una mosca bianca, visto che la maggior parte dei palermitani è ancora molto legata all'automobile.

Avete un canale di comunicazione con l'amministrazione comunale?

C'è un dialogo. Io sono stata eletta portavoce della Consulta della Bicicletta di Palermo, un organo istituito su deliberazione del Consiglio Comunale circa un anno fa, che ha funzioni consultive e propositive ed è basata proprio sul costante confronto con l'amministrazione comunale su questi temi. Le piste ciclabili sono importanti e occorrono senz'altro infrastrutture per migliorare la sicurezza dei ciclisti. Ma il principale problema è quello culturale, di "educazione stradale": manca proprio il rispetto, si crede che l'auto sia il centro del mondo. Inutile negarlo, pedalare a Palermo è un po' più complicato che pedalare in Olanda.

Come ha influito sulla vostra attività l'emergenza Covid-19?

Ci siamo fermati completamente. Lo scorso novembre abbiamo chiuso e tuttora siamo chiusi, visto che offriamo prevalentemente servizi turistici. Ma appena riprenderanno i viaggi, contiamo di riaprire. In generale, con le misure restrittive dovute alla pandemia in molti, anche qua a Palermo, hanno riscoperto il piacere di concedersi una pedalata la domenica e qualcuno magari ha tirato fuori la sua vecchia bicicletta abbandonata in magazzino. Noi però vogliamo cambiare la visione: la bici può essere utilizzata anche per andare a fare la spesa o per andare al lavoro, perché è un mezzo di trasporto a tutti gli effetti.

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Laureato in lettere e giornalista professionista, sono nato e cresciuto a Milano. Fin da bambino ad accompagnarmi c’è (quasi) sempre stato un altro…