Il giorno dopo la sensazione è quella di un indolenzimento diffuso (colpa mia che non sono allenatissima), ma c'è la consapevolezza di aver fatto qualcosa di veramente buono per corpo e mente. Non sono passate nemmeno 48 ore da quello che potrei chiamare il mio personalissimo "Holis Day", vale a dire il modo in cui in redazione abbiamo deciso di “toccare con mano” quello che sarebbe accaduto durante la Holis Week, la prima settimana dedicata alle arti olistiche in programma a Milano dal 4 al 10 novembre.
Il mio lunedì olistico prevedeva quindi
Come è andata? Te lo spiego passo per passo.
Il primo appuntamento è quello con una lezione di pilates a corpo libero negli spazi di PlayMore!. Siamo in via della Moscova e mentre i milanesi riversi in strada si affrettano per arrivare in ufficio, io non vedo l’ora di scoprire come me la caverò con il mio primo appuntamento con il benessere. Siamo tutte donne, compresa l’insegnante, Chiara, che ci guida esercizio dopo esercizio senza crearci affanni e frustrazioni.
Non è la prima volta che partecipo a una lezione di pilates, e ancora una volta mi trovo a considerare quanto questa attività fisica faccia lavorare tutti i muscoli in maniera armoniosa, ma davvero efficace. Gambe, braccia, schiena e addominali, non c’è parte del corpo che non abbia lavorato in quest'ora di pilates, ma è anche vero che si tratta di una serie di esercizi alla portata di tutti, che in poco tempo sono in grado di correggere e migliorare la postura e di modellare in modo armonioso il tuo fisico. Insomma, questa giornata non poteva iniziare in modo migliore!
Da zona Moscova mi sposto in Porta Venezia, questa volta per un trattamento con Cristina Di Stefano, counselor e operatrice shiatsu. Vengo accolta nel suo studio, uno spazio intimo e confortevole, che per un attimo ti fa dimenticare di trovarti in una città caotica come Milano, a 5 minuti da Corso Buenos Aires. È la prima volta che mi sottopongo a un trattamento shiatsu, e sono incuriosita da questa antica pratica che ha le sue origini nella medicina tradizionale cinese. Mi aspetto una seduta di digitopressione, ma il trattamento è qualcosa di più.
Le mani dell’operatrice, infatti, non si limitano solo a toccare alcuni punti del corpo con delicate pressioni, ma è tutto un insieme di tecniche diverse. Lo shiatsu di Cristina non utilizza solo le dita per le pressioni, ma anche il palmo delle mani, il gomito e a volte anche le ginocchia, per lavorare con estrema delicatezza su canali energetici in cui, secondo la medicina orientale, scorre l’energia vitale. Esco dal suo studio profondamente rilassata, fiduciosa di aver ristabilito in qualche modo il mio corretto flusso energetico, e pronta per il prossimo appuntamento: l’Hata flow yoga.
Resto in zona Porta Venezia e raggiungo gli spazi di Ramayoga, al civico 5 di via Cadamosto. I tappetini sono già lì ad attenderci e in pochi minuti l’ampia sala messa disposizione è piena. Ancora una volta, siamo solo donne, evidentemente sono ancora pochi gli uomini sensibili al tema del benessere e delle arti olistiche. Io mi sono posizionata in prima fila con tanto di copertina di pile per il momento del rilassamento finale e mattonella se dovessi avere qualche difficoltà nelle asana (e le avrò). L’insegnante è Gioia, che dopo un sonoro “Om”, dà inizio alla sessione. Percepisco subito che non sarà una passeggiata e che l’Hatha flow yoga mi sfiancherà definitivamente. In pratica, benedico ogni momento in cui Gioia ci richiama all’Adho Mukha Svanasana, ossia la posizione del cane a testa in giù, l’asana più semplice di quelle proposte nella lezione.
L’Hatha flow yoga si basa sempre sull’Hatha yoga, ma è uno stile più dinamico, dove le posizioni non vengono mantenute troppo tempo, ma è tutto un fluire da una posizione all’altra ponendo molta attenzione a quello che è la respirazione. Devo quindi ringraziare che le posizioni vengano mantenute 10 secondi e non 30 come probabilmente prevederebbe uno stile yoga più statico. L’equilibrio rimane un mio grande problema. C’è un momento della lezione in cui mi viene proposta anche la sirsasana, ossia la posizione a testa in giù: non mi azzardo più di tanto, ma la provo utilizzando un feetup trainer, giusto per avere un’idea di quello che si può provare guardando il mondo capovolti.
Allenato il corpo e nutrito lo spirito con lo yoga, è il momento di mettere qualcosa nello stomaco e per rimanere in tema, occorre cercare un ristorante vegetariano. Sara, collega di redazione e in questa occasione inviata fotografa, trova un posticino poco distante dove mangeremo carote al sesamo, tortino di temphé, carote, zucchine e soia, coste allo zenzero e arancini di vedure, legumi e semi.
L’ultimo appuntamento dell'Holis Day di Ohga! è in via Saverio Mercadante 7 al centro Interconnessioni per un'esperienza di Quantic yoga, di cui questa volta so veramente pochissimo. Il Quantic yoga unisce l’essenza dello Hatha yoga con la fisica quantistica. L’idea è che tutto sia interconnesso, pertanto una lezione di Quantic yoga si basa sulle risorse fisiche, emotive e mentali della persona, ma considera anche l’interconnessione di specifici esercizi quantici, asana e altri attivatori di energia nel corpo umano.
Mi viene proposto il terzo modulo del primo livello che lavora sulla persona, il modulo dell’ipofisi, che sembra avere anche degli effetti antistress. Dopo un primo test muscolare che consiste nella reazione dei muscoli a determinate pressioni, nel modulo si susseguono delle asana e delle pressioni tra le dita. Per essere la prima volta, devo ammettere che mi sembra tutto un po’ strano, ma al termine del modulo, i muscoli testati inizialmente sono più forti ed evidenziano una maggiore resistenza alle pressioni esercitate su di essi. E con il Quantic yoga credo di avere toccato uno dei livelli più intrinseci delle arti olistiche.
Credits Photo: Sara Del Dot