È diventato il primo atleta con una disabilità del 76% a concludere una maratona di 42 km ispirando il mondo intero per la forza e la passione con cui ha raggiunto un traguardo più unico che raro.
Alex Roca Campillo, atleta spagnolo, aveva solo 6 mesi quando è stato colpito da un’encefalite virale che gli ha causato una paralisi cerebrale limitandolo nel linguaggio, nella mobilità e nella postura. Il suo quadro clinico non era affatto roseo: per molti Alex sarebbe morto in poco tempo o, al massimo, sarebbe rimasto in uno stato vegetativo per sempre. "Molti medici mi dissero che non avrei mai camminato ma non mi conoscevano bene", racconta Alex.
Ha dovuto superare molti ostacoli, ma alla fine è riuscito a prendere in mano la propria vita un passo alla volta. Ha imparato linguaggio dei segni per comunicare con il mondo e dopo numerosi interventi chirurgici e percorsi di fisioterapia, che gli hanno permesso di migliorare la mobilità anche della parte del corpo maggiormente attaccata dalla paralisi, Alex ha iniziato a sognare di diventare un atleta. Ha prima iniziato a camminare e poi, abituato ad alzare sempre più in alto l’asticella, a correre e a fare sport, tra cui tennis, padel, golf e ciclismo. Per lui il suo corpo non è mai stato un limite ma una condizione diversa con cui imparare a convivere. "Oltre ad impegnarmi nello sport, tengo discorsi in pubblico per dimostrare alla società che niente è impossibile – aggiunge – Voglio avvicinare e sensibilizzare le persone sulla disabilità, anche se non mi piace questa parola: siamo tutte persone con abilità diverse e ci piace essere trattati come tutti gli altri"
Pian piano, dopo anni di allenamento e con l’assistenza di un team di specialisti tra cui nutrizionisti e psicologi, ha partecipato a diverse manifestazioni sportive, portando a termine negli anni 5 triathlon e 4 mezze maratone, circondato dall’affetto dei suoi cari e della moglie Mari Carme, che non lo ha mai lasciato solo nelle sue sfide. Tagliando il traguardo della maratona di Barcellona, dopo un’impresa durata 5 ore 50 minuti e 51 secondi, Alex non solo ha scritto un’incredibile pagina di vita e di sport ma ha superato ancora una volta l'immaginabile diventando un esempio per tutti a dare il meglio di sé anche di fronte alle difficoltà della vita. "Quand’ero piccolo mi nascondevo, oggi invece voglio che tutti mi osservino e ascoltino il mio messaggio – conclude Alex – per questo ero l’unico vestito di giallo del mio team durante la maratona. "