L’influenza aviaria può davvero diventare un’altra pandemia? Ecco cosa ha detto David Quammen sul virus H5N1

Il noto scrittore e divulgatore scientifico, che aveva preannunciato l’arrivo del Covid-19, sul New York Times ha spiegato perché dobbiamo già ora alzare la guardia contro l’influenza aviaria, una malattia degli uccelli che potrebbe seriamente arrivare a contagiare anche l’uomo.
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Kevin Ben Alì Zinati 26 Giugno 2023
* ultima modifica il 26/06/2023

La prossima pandemia? È già qui: è l’aviaria, che rischia di essere “peggiore del Covid” e per la quale basterebbe una scintilla,solo un’altra mutazione”.

L’ha scritto David Quammen, scrittore e divulgatore scientifico a proposito di H5N1, un virus dell’influenza di tipo A responsabile di una malattia degli uccelli e che si teme possa arrivare a contagiare anche l’uomo.

Quammen, che per primo nel 2012 aveva preannunciato la possibilità che un virus potesse manifestarsi in un mercato cittadino della Cina meridionale e fare trenta, quaranta milioni di vittime, sul New York Times ha recentemente spiegato che oggi il rischio sarebbe ancora più grande perché staremmo vivendo nella fase della “rimozione”.

Avremmo già dimenticato gli ultimi 3 anni di pandemia e tutto ciò che ci hanno fatto passare e che avrebbero dovuto insegnarci. Non staremmo guardando in faccia il vero problema, insomma. Che, secondo Quammen, è molto semplice: “la nuova pandemia è già iniziata”.

Al momento si tratta comunque ancora di una panzoozia, cioè di una pandemia che vive solo tra gli uccelli selvatici e domestici, serbatoi naturali del virus H5N1 e sue principali vittime. A migliaia, se non a milioni ne starebbero già morendo in tutto il mondo.

Il virus dell’influenza aviaria, però, avrebbe già cominciato a muovere i suoi primi decisi passi verso l’uomo, avendo infettato già alcuni mammiferi selvatici, come i leoni marini, i delfini, le volpi e i visoni.

Lo spillover, ovvero il salto di specie, sarebbe quindi già realtà e la prossima piattaforma di contagio, ha specificato Quammen, potrebbero essere gli allevamenti intensivi di polli al cui interno vivono qualcosa come 33 miliardi di polli.

Il virus dovesse continuare a mutare – e Sars-CoV-2 dovrebbe averci insegnato che sì, i virus cambiano costantemente – e con 33 miliardi di tentativi (pure di più) le probabilità statistiche di che si origini un ceppo virale infettivo e letale per l’uomo sono tante. Dunque: alziamo la guardia, subito.

Fonte | Iss

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