L’odore dei libri: perché ci piace così tanto mettere il naso tra le pagine appena aperte

Se sei un lettore appassionato o ami trascorrere i pomeriggi in libreria a sfogliare le ultime uscite, sicuramente sei anche una di quelle persone che appena apre un volume sente il bisogno di annusare le pagine, vecchie o nuove che siano. La spiegazione c’è, e sta tutta nella chimica.
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Rubrica a cura di Sara Del Dot
18 Maggio 2020

A vedersi sembrerebbe un’azione completamente insensata, eppure è un’abitudine caratteristica di gran parte degli amanti della lettura. Prendere in mano un libro nuovo, aprirlo e annusare la carta ancora fresca di stampa, mai stata sfogliata e assaporare quella fragranza che, senza alcuna ragione apparente, ci fa stare bene. Oppure fare lo stesso con un volume antico, di seconda o terza mano, e riconoscere quel profumo che sa di passato e di storia.

Che tu abbia in mano un libro appena acquistato o uno trovato in fondo alla libreria della nonna, quell’odore che ti spinge in avanti verso storie in cui devi ancora immergerti e personaggi fantastici che devi ancora conoscere, in realtà rappresenta l’insieme di composti chimici che interessano le varie parti dello stampato. E del tempo che ha trascorso sugli scaffali di una libreria.

Ne sa qualcosa lo scienziato inglese Andy Brunning, che ha analizzato le componenti dei libri vecchi e dei libri nuovi per capire in che modo riescano a coinvolgerci così tanto.

Per quanto riguarda il libro nuovo, lo sappiamo tutti. Annusare le pagine fresche di stampa è una vera e propria esperienza sensoriale che ci consente di pregustare il momento in cui ci riapproprieremo del nostro tempo per affrontare la lettura. Ma quell’aroma, concretamente, deriva da un insieme di fattori chimici che, sebbene differiscano da libro a libro, noi riusciamo a mixare nella nostra mente riconducendoli a un’esperienza positiva. Tra questi elementi Brunning ne distingue con certezza tre: l’inchiostro, il metodo di lavorazione della carta e infine la tecnica di rilegatura, quindi il tipo di colla. Queste componenti, mescolate insieme, riescono a generare un aroma univoco per tutti, che ci riporta alla medesima sensazione. È un po’ il “potere dei libri”, che nonostante le singolari specificità ci portano sempre a un punto comune. Nel loro ruolo così come nel loro profumo.

Invecchiando, poi, come sappiamo le pagine di un libro non restano sempre uguali. E così cambia anche il loro odore. Brunning spiega infatti come le pagine dei libri, con il trascorrere del tempo subiscano una scomposizione chimica degli elementi che le compongono, come la lignina e la cellulosa. Questa degradazione comporta l’emanazione del classico profumo di libri vecchi e anche l’ingiallimento delle pagine, effetto derivante dalla scomposizione della lignina, che aiuta a legare la cellulosa e che quindi ne segue il processo di scomposizione. In generale, il processo di degradazione si chiama “idrolisi acida” e rappresenta l’origine del tipo “odore di libro vecchio”.

Quindi, l’odore dei libri, siano essi vecchi o nuovi, non è dovuto a un particolare elemento chimico ma a un insieme di componenti che, in qualche modo, riescono a innescare in noi la voglia di aprire le pagine e respirare a pieni polmoni. E alla fine, ci importa davvero il perché?

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Sono nata e cresciuta a Trento, a due passi dalle montagne. Tra mille altre cose, ho fatto lunghe passeggiate nel bosco altro…