L’orso polare Yupik è morto: ha vissuto un’intera vita in una vasca al caldo in mezzo al cemento

È morto Yupik, l’orso polare costretto a trascorrere 25 anni della sua vita nello zoo di Benito Juarez, in Messico. Viveva in una gabbia di cemento, in una piscina che non gli permetteva di trovare refrigerio dalle temperature ambientali troppo calde.
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Gaia Cortese 19 Novembre 2018

Un orso polare vive mediamente dai 25 ai 30 anni. Ma in cattività può superare anche i 35 anni. Yupik non ha avuto questa possibilità, rinchiuso per 25 anni nello zoo di Benito Juarez nella città di Morelia, nel Messico occidentale. Oggi l’orso polare Yupik è morto, a causa di un aneurisma e un’aorta fratturata, “malattie naturali di un animale anziano” secondo un comunicato dei responsabili della struttura, ma di certo, non si possono ignorare le condizioni in cui l’orso ha vissuto per quasi tutta la sua vita.

Era arrivato nello zoo di Benito Juarez nel 1992, direttamente dall’Alaska, dove sua madre era stata uccisa. Fin da cucciolo è stato costretto a vivere in mezzo al cemento, nessun contatto con la natura, in una piscina dove l’acqua (calda) non gli consentiva di trovare refrigerio dalle temperature che difficilmente scendono sotto i 21°C. L’orso polare Yupik ha vissuto 25 anni della sua vita in queste condizioni.

Il suo caso era noto agli attivisti e nel 2016, in seguito ad alcuni controlli sanitari, erano state evidenziate le sue condizioni di salute precarie. Nel 2017 lo stesso zoo, in accordo con il governo dello stato di Mochoacan, aveva accettato l’idea di trasferirlo nello Yorkshire Wildlife Park in Inghilterra, un rifugio per la fauna selvatica e la tutela della biodiversità ma, poco prima del trasferimento, il governo locale aveva cambiato inspiegabilmente idea.

La triste storia di Yupik ricorda la vicenda di un altro esemplare di orso polare, Pizza, soprannominato “l’orso triste più triste del mondo”, perché costretto a vivere in un acquario di un centro commerciale, il Grandview Mall di Guangzhou in Cina. Le sue condizioni destarono l’attenzione dei media di tutto il mondo quando venne diffuso un primo video che lo mostrava steso inerme nella sua gabbia di cemento, e un secondo video in cui lo si vedeva scuotere la testa e addentare la grata di un condotto di ventilazione. Segni inequivocabili di un animale che vive una condizione di forte stress.

Foto scattata il 24 luglio 2016: una moltitudine di visitatori del centro commerciale impegnati a scattare fotografie all’orso polare Pizza rinchiuso nella sua gabbia all’interno del Grandview Mall.

Grazie al lavoro di numerose organizzazioni no profit e alle firme di oltre un milione di persone che hanno chiesto attraverso diverse petizioni di liberarlo, oggi Pizza vive con la madre nell’acquario di Tientsin, un ambiente più vivibile, lontano dal continuo vociare e dai flash dei visitatori del centro commerciale, aperto sia di giorno che di notte. Esiste sicuramente un ambiente più adatto alla vita di un orso polare rispetto a quello che può offrire un'acquario in Cina, dove tra l'altro non esiste una legge federale che obblighi le strutture a occuparsi del benessere degli animali in cattività, ma perlomeno Pizza, ora che ha ritrovato la sua mamma, non potrà più essere ricordato come l'orso più triste del mondo.