Metodo Mézières-Bertelè: il massaggio che riequilibra il corpo e libera le tue emozioni

A volte la postura scorretta che assumi o il mal di testa che ti tormenta sono sintomi di un malessere generale. Questo metodo si basa su massaggi svolti da professionisti che seguono due principi fondamentali: il corpo è un insieme di elementi legati fra loro ed è lo specchio delle tue emozioni e del tuo vissuto.
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Giulia Dallagiovanna 23 Ottobre 2018
Con la collaborazione della Dott.ssa Laura Bertelé specializzata in Terapia fisica e riabilitazione motoria

Mal di schiena, digrignare i denti durante il sonno, dolore alla testa frequente potrebbero non essere sintomi slegati fra loro. L’idea del corpo come un insieme di elementi strettamente collegati fra loro e che funziona bene solo quando risulta armonioso ed equilibrato è quella che sta alla base del metodo Mézières-Bertelè. Semplificando, potrei dirti che si tratta di massaggi svolti da professionisti che mirano a rilassare i muscoli e sciogliere le contratture. Ma come definizione non è sufficiente, perché il nodo centrale di questo trattamento è la visione del corpo come un’armatura che racchiude le emozioni. Non è possibile correggere la postura, se non si interviene su tutto il complesso di articolazioni e muscoli di cui siamo fatti, oltre che sul benessere della persona in generale.

Come nasce il metodo Mézières-Bertelè

Françoise Mézières era una fisioterapista francese, morta nel 1991, che ha sviluppato il concetto di “catena di muscoli”. In poche parole, significa che i muscoli del tuo corpo sono strettamente legati tra loro, quasi sovrapposti, a formare appunto delle catene, cinque per l'esattezza. Quando una di queste si altera, si genera un dimorfismo, cioè una deviazione rispetto alla forma normale che dovrebbero assumere. Questo cambiamento agisce direttamente sulle articolazioni e condiziona, in sostanza, il modo in cui ti muovi e le posture che assumi. Più che di ginnastica correttiva, Mézières sosteneva che servissero delle sedute di massaggi per allungare le catene muscolari e riportarle alla forma corretta. Il suo metodo quindi non si limita ad agire sul dolore finale, ad esempio il mal di schiena, ma si occupa di riequilibrare tutti i muscoli coinvolti nella postura scorretta che ti provoca il malessere. La convinzione, come ti dicevo prima, è che la persona è costituita da blocchi che si influenzano a vicenda.

Laura Bertelè, medico e psicologa milanese, specializzata in Terapia fisica e riabilitazione motoria, ha aggiunto un ulteriore tassello. Di Francoise Mézières è stata prima allieva e poi assistente e durante questa collaborazione ha intuito che c’era ancora un nodo da sciogliere: il ruolo della mente nel controllo del corpo. E’ arrivata alla conclusione che quello che sostenevano Wilhelm Reich e Alexander Lowen, i fondatori della Bioenergetica, era vero: il corpo è lo specchio delle emozioni e del vissuto di una persona. Nel 2015 è stata costituita la Società scientifica metodo Bertelè, per codificare il metodo e salvaguardarne la sua corretta applicazione. Sul sito puoi trovare lo statuto e l’elenco dei soci e dei terapisti che sono abilitati a praticarlo. In questo modo, sai di chi ti puoi fidare. Inoltre, la Fondazione Apostolo, guidata da Laura Bertelè, si impegna a monitorare costantemente i risultati scientifici delle sedute, anche attraverso particolari software ecografici che valutano la deformazione di un muscolo prima e dopo il trattamento.

Metodo Bertelè, trattamento a quattro operatori sul lettino. Credits: dal sito Metodo Bertelè

Il metodo Mézières-Bertelè nella pratica

Un esempio concreto di come agiscono i blocchi del corpo, lo puoi trovare sul sito del Cip (Centro italiano postura). Se per qualche motivo ti fa male una caviglia, tenderai a non usarla e a camminare in modo differente dal solito e probabilmente scorretto. Con il passare dei giorni, potresti accorgerti che il dolore ha coinvolto anche il ginocchio e magari è arrivato fino all’anca. Questo perché la mancanza di movimento di un’articolazione dev’essere recuperata da quella vicina, che dovrà quindi fare il doppio del lavoro e che prima o poi s’infiammerà di conseguenza.

Non solo, ma la postura scorretta che mantieni durante il giorno o i denti che digrigni quando dormi potrebbero essere il sintomo di un disagio o di una sofferenza profonda. Un po’ come se, non riuscendo a comunicare all’esterno il tuo malessere, lo imprigionassi nei tuoi muscoli, che tenderanno a irrigidirsi e a farti male.

Le sedute del metodo Mézières-Bertelè

Come avrai già intuito, è un trattamento molto utile se soffri di scoliosi o di altre deformazioni della colonna vertebrale, o se vuoi prevenirle. Ma può servirti anche se hai problemi di bruxismo, la digrignazione dei denti appunto, di mal di testa (o meglio, di cefalea muscolo tensiva) o di cervicale. E’ consigliato specialmente nelle situazioni più delicate che il tuo corpo deve affrontare: lo sviluppo durante l’adolescenza, ma anche la gravidanza e il post parto. E in generale serve ad alleviare le contratture e a mantenere una postura corretta.

Metodo Bertelè, trattamento a tre operatori. Credits: dal sito Metodo Bertelè

Semplificando, si tratta di sedute di massaggi che avvengono sopra un tappetino o su un lettino apposito. Il numero necessario di trattamenti viene deciso in accordo fra te e il tuo terapista. Ogni persona infatti ha le sue esigenze e i suoi tempi e non è possibile stabilire dal principio un percorso standard adatto a tutte le situazioni. Al centro di tutto c’è la respirazione, perché il diaframma è un importante anello all’interno delle catene muscolari di cui ti parlavo prima e agisce direttamente sul rilassamento del corpo. Devi poi essere al corrente di una cosa, che solitamente viene spiegata anche da chi effettua il massaggio: durante le sedute, le emozioni che hai inconsciamente imprigionato dentro ai tuoi muscoli potrebbero uscire. Potresti così sorprenderti a piangere senza un apparente motivo, ad avere fame o sonno, oppure ad assumere un atteggiamento vegetativo. Non spaventarti, significa che il metodo sta funzionando.

Il parere dell'esperto

Abbiamo sentito della dottoressa Laura Bertelé, specializzata in Terapia fisica e riabilitazione motoria, autrice di numerosi libri, fra cui l'ultimo Dipende dalla schiena, e fondatrice del metodo Bertelè:

“Il nostro metodo è molto diverso rispetto a quello della fisioterapia tradizionale, che mira al rafforzamento e al potenziamento del muscolo. Il nostro intento è invece quello di renderlo più elastico, attraverso uno stretching molto profondo. Lo scopo è riequilibrare il corpo, sciogliere i nodi muscolari e liberare le articolazioni. Più siamo elastici, più saremo fluidi nei movimenti ed eviteremo contratture e danni alle articolazioni.

Così facendo, però, è inevitabile che si risveglino quelle emozioni che il nostro corpo ha immagazzinato durante periodi di grande stress. Quando trasportiamo un peso fisico, tendiamo a irrigidirci: la stessa cosa avviene quando portiamo delle emozioni negative.

Per fare un esempio, pensiamo a un ragazzo adolescente che soffre di scoliosi. In questo caso si tratta di un avvitamento della persona su se stessa, dovuto a una rigidità muscolare. Questa può essere stata causata da fattori esterni, fra i quali anche l’aver portato l’apparecchio, oppure da elementi interni, come se in questa fase della crescita il ragazzo stesse vivendo un periodo di difficoltà emozionale e, in un certo senso, non si permettesse di diventare più alto. Tutti questi ostacoli impediscono la verticalità e la persona viene schiacciata dai propri muscoli. Bisogna allora intervenire su di loro per distenderli e renderli più elastici, non per potenziarli, con il rischio di peggiorare la rigidità.”