
Ha lanciato una campagna sui social per chi, come lui, ha una gamba sola, per sensibilizzare le aziende a rispondere alle esigenze di tutte le persone: comprese quelle che non hanno bisogno di due scarpe. Arturo Mariani è un calciatore e uno scrittore, ma più di ogni altra cosa è un ragazzo coraggioso che ha scelto di amare la sua vita e di aiutare gli altri a superare i propri limiti. Eppure ha rischiato di non venire mai al mondo: «Ancora prima che nascessi mia madre e mio padre furono messi davanti a una scelta: abortire o farmi nascere; chiaramente la loro risposta è stata un sì, sono vivo».
Da bambino nascondeva la sua disabilità grazie a una protesi, che però rendeva doloroso fare anche le cose più semplici, perfino stare seduto. Soffriva in silenzio pur di confondersi tra la folla e anche se in apparenza viveva come qualunque altro ragazzino, non si sentiva mai contento; finché a 18 anni ha capito che la chiave per la felicità non era rincorrere gli altri ma essere se stesso. Nel 2012 è entrato a far parte della Nazionale Italiana di Calcio Amputati, e due anni dopo ha disputato i mondiali di calcio amputati in Messico. Quel ragazzo che volevano lasciare nell’ombra ha realizzato i suoi desideri e ha deciso ad aiutare anche gli altri a realizzare i suoi sogni. Nel 2016 ha portato la sua testimonianza allo stadio Olimpico con più di 70.000 partecipanti, in mondovisione. In quella stessa occasione ha incontrato e conosciuto in udienza privato Papa Francesco. Oggi è un motivatore che combatte anche per chi non ha ancora la forza di farlo; con la sua ultima iniziativa, la "right foot" ("col piede giusto"), usando l'arma dell'ironia, Arturo sta puntando l’attenzione su un problema che finora è stato trascurato.
Grazie al suo appello presto potrebbe essere aperto un portale online, che farà da tramite tra le aziende e gli acquirenti con esigenze specifiche, dando la possibilità, con ogni acquisto, di finanziare un progetto benefico per la distribuzione di stampelle nei Paesi più poveri dell'Africa: «80 milioni di persone in Africa hanno disabilità motorie (il 10% della popolazione) e non può camminare; di questi circa 20 milioni non hanno alcun accesso a stampelle o ausili. Il nostro obiettivo è quello di diventare un'organizzazione internazionale senza scopo di lucro, che migliorerà la vita delle persone disabili e amputate nelle comunità africane. Vogliamo dare loro la possibilità di camminare di nuovo».