Nel PNRR non viene nominata la salute mentale e questo potrebbe avere delle conseguenze in futuro

Se non indicato espressamente, le informazioni riportate in questa pagina sono da intendersi come non riconosciute da uno studio medico-scientifico.
Stiamo ancora facendo i conti con l’eredità che la pandemia ci ha lasciato in termini di aumento di ansia, depressione, burnout, ma anche disturbi del comportamento alimentare ed episodi di autolesionismo. Eppure alla salute mentale continuiamo a dedicare poco, pochissimo spazio. È stato varato un bonus psicologo, è vero, ma quando si tratta di fare investimenti più su lungo termine torniamo a concentrarci solo sulla salute intesa in senso fisico.
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Giulia Dallagiovanna 5 Maggio 2022

"Per salute mentale si intende uno stato di benessere emotivo e psicologico per cui un individuo può esercitare la propria funzione e le proprie abilità all’interno della società, rispondere alle esigenze quotidiane, stabilire relazioni soddisfacenti e mature con gli altri, partecipare costruttivamente ai mutamenti dell’ambiente, adattarsi alle condizioni esterne e ai conflitti interni". Questa definizione si trova sul sito di Aiutiamoli, associazione che dal 1989 riunisce i famigliari dei malati psichici e promuove la tutela della salute mentale. Il Ministero della Salute parla invece più in generale di qualcosa che è "parte integrante della salute e del benessere" e che viene "influenzato da diversi fattori socio-economici".

Ora la domanda è: il tuo benessere, in questo momento, è completo? Ti senti libero da ansie, sintomi depressivi o sensazione di sovraccarico emotivo? Se la tua risposta è no, non sei il solo. Secondo l'Organizzazione mondiale della sanità, nel 2020 la malattia mentale è stata al secondo posto per incidenza nella popolazione mondiale, subito dopo le patologie cardiovascolari ma prima di quelle oncologiche. E non c'è da stupirsi. Dopo un anno e mezzo di pandemia, con una vita completamente stravolta dalle misure restrittive e in alcuni casi anche dal Covid stesso, è scoppiata una guerra in Europa. Insomma, proprio quando inziavamo a intravedere la possibilità di una nuova normalità, siamo stati investiti di notizie su bombardamenti a due passi da noi e minacce di un terzo conflitto mondiale. Mai come oggi, forse, ci rendiamo conto di quanto la salute mentale sia una questione concreta e quotiana. Ma allora perché nel PNRR non ce n'è traccia?

Non si nomina la salute mentale

La denuncia arriva dal Coordinamento nazionale dei Direttori dei DSM italiani, che si è riunito a Roma attorno alla metà di aprile in rappresentanza di circa 25mila operatori tra psichiatri, psicologi, infermieri, assistenti sociali, neuropsichiatri infantili e dell'adolescenza e terapisti della riabilitazione psichiatrica. "Nessun fondo è previsto per la salute mentale nel PNRR -, ha lamentato il portavoce Giuseppe Ducci, – che ad essa non fa nessun riferimento, e assegna 15,63 miliardi alla Sanità, destinati a interventi, soprattutto strutturali, per la creazione di Case della Comunità, Ospedali di Comunità, Centrali Operative Territoriali e telemedicina, innovazione tecnologica e digitalizzazione dell'Ssn".

Come verranno spesi i 15 miliardi assegnati alla Sanità è deciso nella Missione 6, che suddivide il maxi intervento in due parti:

  • Reti di prossimità, strutture e telemedicina per l’assistenza sanitaria territoriale
  • Innovazione, ricerca e digitalizzazione del Servizio Sanitario

Secondo la visione delineata nel Piano, frutto anche di quanto imparato negli ultimi due anni di pandemia, la casa deve essere concepita come il primo luogo di cura e per questo motivo viene potenziato il ricorso alla telemedicina e all'ADI (Assistenza domiciliare integrata). Il focus, però, è tutto sulla salute intesa in senso fisico.

"La salute mentale non è esplicitamente menzionata negli investimenti previsti dal PNRR" aveva premesso già a marzo Fabrizio Starace, Presidente della Società italiana di epidemiologia psichiatrica. Allo stesso tempo però auspicava che si tenesse conto di questo aspetto fondamentale "nelle attività che procedono parallelamente alla realizzazione dei suddetti, ossia quelle riforme che sono condizioni richieste dall’Unione europea per l’assegnazione dei fondi".

Insomma il governo non ne parla, ma si sa che esiste. La storia infinita della salute mentale.

Cosa sono i disturbi mentali

Quando si parla di disturbi mentali ci si riferisce a un ampio ventaglio di problematiche che interessano sia uomini che donne in egual misura e possono colpire persone di qualsiasi età. Di solito, durante l'infanzia si notano soprattutto su disabilità intellettiva e disturbi dello spettro autistico, mentre negli adulti emergono anche depressione, disturbi dell'umore e ansia. Si tratta ovviamente di un discorso generale, dato che pure un bambino potrebbe avvertire, ad esempio, sintomi depressivi. A partire dal 2015 sono poi stati inclusi in questa categoria anche i disturbi neurologici e quelli derivanti da uso di sostanze.

La salute è uno stato di benessere a livello fisico, mentale e sociale e non semplicemente l'assenza di malattie

Organizzazione mondiale della sanità

I disturbi mentali, di qualsiasi gravità siano, fanno parte a tutti gli effetti della salute intesa a 360 gradi. Come la stessa OMS afferma: "La salute è uno stato di benessere completo a livello fisico, mentale e sociale e non semplicemente l'assenza di malattie o infermità". E ancora: "La salute mentale non è solo l'assenza di disordini mentali, ma uno stato di benessere in cui un individuo è in grado di esercitare le proprie abilità, gestire il normale stress quotidiano, lavorare in modo produttivo e fornire il proprio contributo alla comunità".

Quante persone ne soffrono

Secondo il Global Burden of Disease, nel 2017 circa il 10% della popolazione mondiale era interessata da un disturbo mentale e nella fascia 10-19 anni, doveva conviverci un adolescente su 7. Questa situazione aveva, e ha tuttora, un costo economico e sociale.

Il rapporto lo calcolava in circa il 4% del PIL nei Paesi OCSE. Quando si vive con un disagio di questo tipo infatti è più difficile portare a termine il proprio percorso scolastico e rimanere poi nel mondo del lavoro. Non solo, ma anche preservare una buona salute fisica può non essere così scontato. E quindi si rimane disoccupati e si rischia di precipitare in una condizione di povertà. Per non parlare poi dell'aumento della mortalità: già in epoca pre-pandemica il suicidio era la seconda causa di decesso tra chi aveva meno di 19 anni.

Già in epoca pre-Covid, la seconda causa di morte tra gli adolescenti era il suicidio

Con l'arrivo del Covid e di tutte le sue ripercussioni, sia sanitarie che sulla vita quotidiana, i disturbi mentali hanno subito un'impennata. Le fasce di popolazione più giovani sono state le prime risentirne, con un aumento del 30% di problemi di disregolazione emotivo-affettiva e del 70% di disturbi del comportamento alimentare. Più in generale, sono cresciuti gli episodi di autolesionismo, depressione, uso di sostanze, isolamento (ad esempio il fenomeno dell'hikkikomori) e soprattutto idee suicidarie.

L'Organizzazione mondiale della sanità ha poi denunciato un 25% in più di problemi di ansia e depressione nella popolazione in generale e un aggravamento delle condizioni in chi già accusava disturbi mentali.

I servizi per la salute mentale

I servizi per la salute mentale compongono una rete che in Italia è costituita almeno da sette nodi:

  1. I Centri di Salute Mentale (CSM): è il punto di riferimento per il coordinamento di tutti gli interventi di prevenzione, cura e riabilitazione di persone con patologie psichiatriche
  2. I Centri Diurni (CD): sono strutture semiresidenziali che si occupano soprattutto di riabilitazione, con un'equipe propria che è costituita da operatori professionisti e può essere integrata da volontari.
  3. Strutture residenziali (SR): sono strutture sanitarie ma extra ospedaliere che possono essere sia residenze teraputico-riabilitative che di tipo socio-riabilitativo e sono destinati a pazienti con disagio psichico.
  4. Servizi Psichiatrici di Diagnosi e Cura (SPDC): si tratta di una struttura o comunque di un servizio ospedaliero e serve per attuare ricoveri e trattamenti (volontari o obbligatori) per pazienti psichiatrici
  5. Day Hospital psichiatrico: sempre collocato all'interno dell'ospedale, è destinato a prestazioni terapeutiche di breve termine
  6. Cliniche universitarie
  7. Case di cura private

Le strutture pubbliche fanno capo al Dipartimento di salute mentale (DSM), presente all'interno dell'Azienda sanitaria territoriale.

Esiste infine tutta la rete dei circa 110mila psicologi operanti in Italia. Possono lavorare nel proprio studio, ma anche in ospedali e scuole. Già prima della pandemia, il 40% degli italiani affermava di essersi rivolto a uno di questi specialisti almeno una volta nella vita.

I finanziamenti alla salute mentale

Per potenziare i servizi di salute mentale è stato previsto di destinare il 5% del Fondo sanitario nazionale, circa 122 miliardi di euro per il 2022, al rafforzamento dei DSM. Dovrebbero insomma arrivare 60 milioni di euro, di cui la metà però è già stata diretta al cosiddetto bonus psicologo pensato per i pazienti di professionisti privati. In base al proprio ISEE si possono ottenere dai 200 ai 600 euro, che corrispondono più o meno a 5 o 12 sedute. Non più di tre mesi, insomma, e dunque sempre troppo poco per portare a termine un percorso terapeutico. In poche parole, è stata messa una pezza, necessaria per tamponare l'eredità pesante della pandemia.

Sul lungo termine però bisognerà rivedere l'importanza attribuita alla salute mentale che, come abbiamo visto, condiziona anche tutti gli altri ambiti della vita di una persona, compreso quello lavorativo. Il PNRR dovrebbe essere l'occasione giusta per portare avanti questa visione.