
In un Paese in cui se nascevi donna non potevi diventare un’avvocata o una ingegnera, c’era una bambina che sognava in grande e non vedeva differenze tra lei e i suoi fratelli. Anna Maria Mozzoni ha scoperto cosa significasse essere donna da piccolissima, quando a soli 4 anni venne spedita al Collegio delle “fanciulle nobili e povere” di Milano perché i genitori investirono la maggior parte dei soldi per istruire i due fratelli maschi. Ma nemmeno l’educazione rigida che le suore del collegio cercarono di conferirle spense il fuoco del suo animo, che alimentò per tutta la vita una sola certezza: che mai nessuno si sarebbe dovuto imporre sulla sua libertà. Quando uscì dal collegio Anna Maria si mise a studiare da sola, trascorrendo ore e ore nella biblioteca di famiglia dove passava le giornate a leggere. Iniziò lì, in quella stanza dove aveva immaginato un mondo diverso, la sua lotta per cambiare la storia del nostro Paese.
"Voi, signori, fate le leggi" – scriveva Anna Maria Mozzoni nel 1865 – "e noi non siamo consultate […] Molti di voi dicono che le donne nel Codice attuale hanno ottenuto molto, che di più veramente non si poteva […] ma non siamo contente affatto e per non importunarvi con troppe cose in una volta, ne cerchiamo una sola, il voto politico". Mentre, nel 1877, scrisse la prima petizione, discussa in parlamento per chiedere a gran voce che le donne potessero votare. Ma per la politica questo non era importante perché la donna non era una priorità. Nonostante gli ostacoli e i rifiuti continuò a lottare per l’emancipazione femminile. Non si batté solo per il voto, ma anche per garantire alle donne il diritto all’istruzione e fu tra le prime a pretendere la parità salariale per le operaie e le commercianti, la cui retribuzione all’epoca era poco più della metà di quella degli uomini. Grazie al suo esempio nacquero in Italia le prime associazioni femministe e con il suo coraggio ispirò molte donne a portare avanti una battaglia che tuttora viene combattuta. Stimolata dal suo lavoro, Elisa Boschetti scrisse nel 1901 "Noi, soltanto noi dobbiamo essere le fautrici della nostra libertà. […] la donna si convinca che lei sola deve lottare per raggiungere la propria emancipazione. E il mezzo fondamentale è il diritto al voto amministrativo e politico".
Oggi non ricordiamo solo la nascita della Repubblica italiana, ma anche il giorno in cui per la prima volta le donne poterono votare, proprio il 2 giugno di 75 anni fa. Anche se Anna Maria Mozzoni morì 26 anni prima di poter realizzare il suo sogno più grande, è anche grazie al suo instancabile lavoro se è stato possibile raggiungere questo traguardo. Per questo, Anna Maria Mozzoni è considerata la pioniera del femminismo italiano.
“Non dite più che la donna è fatta per la famiglia" – scriveva ancora Mozzoni – "che nella famiglia è il suo regno e il suo impero! Ella esiste nella famiglia, nella città, in faccia ai pesi e ai doveri; di questi all'infuori, ella non esiste in nessun luogo”.