Ogni anno ciascuno di noi ha sprecato 385 euro in cibo: cosa potremmo comprare con questa cifra?

Ogni italiano spreca 385 euro in cibo ogni anno. Un problema etico, ambientale ed economico che si aggrava con l’inflazione. Cosa possiamo fare per invertire la rotta?
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Roberto Russo 5 Febbraio 2024

385 euro. È questa la cifra che ogni italiano, in media, spende ogni anno per cibo che poi finisce nella spazzatura. Un dato allarmante, che emerge da un'analisi del Centro Studi Divulga su dati Eurostat, e che ci porta a riflettere non solo sulle implicazioni etiche e ambientali dello spreco alimentare, ma anche su quelle economiche e sociali. Sono dati che fanno riflettere soprattutto oggi in cui si celebra la Giornata nazionale di Prevenzione dello Spreco Alimentare che ha come tema “fare la differenza".

Lo spreco alimentare, infatti, non è solo un'inutile perdita di cibo, ma rappresenta anche un costo significativo per le famiglie e per l'intera società. In Italia, si stima che lo spreco complessivo di cibo ammonti a oltre 13 miliardi di euro l'anno, di cui oltre 7 miliardi a carico delle famiglie (ricorda, che conoscere le cifre dello spreco alimentare è il primo passo per capire come rispettare l’ambiente e combattere l’aumento della povertà assoluta). Una cifra che, in un contesto di inflazione e difficoltà economiche, pesa ancora di più.

L'aumento del costo del cibo, sta portando molte persone a fare scelte alimentari “low-cost”, spesso a discapito della qualità e della nutrizione. Questo fenomeno, secondo l'Osservatorio Waste Watcher International, ha portato a un aumento del 280% dell'insicurezza alimentare tra le fasce più deboli della popolazione.

Le conseguenze di questa tendenza sono preoccupanti: non solo si aggravano i problemi di salute legati a una dieta poco equilibrata, ma si crea un circolo vizioso che alimenta lo spreco alimentare. Il cibo scadente, infatti, ha una minore durata di conservazione e quindi è più probabile che venga buttato via.

Proviamo a fare un po' di conti: cosa puoi comprare con 385 euro?

Con 385 euro puoi comprare una varietà di cose, dalla spesa alimentare all'abbigliamento, tecnologia e tempo libero. La quantità dipende da diversi fattori come il tipo di prodotto, il negozio, le offerte e il luogo di acquisto.

In generale, con 385 euro puoi fare una spesa considerevole per una famiglia media, acquistare diversi capi di vestiario, un tablet entry-level o uno smartphone di fascia media, oppure prenotare un weekend fuori porta.

Con 385 euro puoi comprare una grande quantità di cibo, sufficiente per sfamare una famiglia media per diverse settimane. La quantità precisa dipende dal tipo di cibo, dalla quantità e dalla stagione. In media, con 385 euro puoi comprare 10 kg di carne, 20 kg di frutta e verdura (la frutta è al primo posto dello spreco alimentare in Italia!), 10 kg di cereali e 5 litri di latte.

Il numero di persone che puoi sfamare con 385 euro dipende dall'appetito delle persone e dalla loro dieta. In media, con 385 euro puoi sfamare una famiglia di 4 persone per 2 settimane, una coppia per 4 settimane o una persona sola per 8 settimane.

Naturalmente, queste sono solo stime approssimative. La quantità di cose che puoi comprare, di cibo che puoi acquistare e di persone che puoi sfamare con 385 euro varia in base a diversi fattori, ma è evidente che la lotta allo spreco alimentare richiede un impegno collettivo. Da un lato, è necessario sensibilizzare i cittadini sull'importanza di fare scelte alimentari consapevoli e sostenibili. Dall'altro, servono politiche pubbliche mirate a supportare le fasce più deboli della popolazione e a promuovere un sistema alimentare più equo e sostenibile.

Come ci ha detto il professor Andrea Segré (Agronomo ed economista italiano, professore di Politica agraria internazionale e comparata presso l'Università di Bologna, direttore scientifico dell'Osservatorio internazionale Waste Watcher su cibo e sostenibilità) a noi di Ohga: “Bisogna pensare il mondo con equilibrio e complementarietà, cercando di favorire ciò che funziona e sfavorire ciò che non funziona. Non c'è un modello unico, perché non sfameremmo tutto il mondo con la produzione biologica, ma nemmeno soltanto con quella tecnologica”.

Fonte | Osservatorio Waste Watcher International