
Dopo sette mesi di ora legale, siamo tutti pronti a spostare le lancette indietro di un’ora ed entrare così ufficialmente nel periodo invernale. Quest’anno, infatti, il cambio al sistema dell’ora solare è previsto nella notte tra sabato 27 e domenica 28 ottobre, come di consueto alle 03.00 del mattino (che diventeranno quindi le 02.00), e durerà cinque mesi, fino al 31 marzo 2019. L’ora solare, detta anche “ora civile convenzionale”, è l’orario di base, utilizzato da molti Paesi durante l’inverno, e coincide con quella del fuso orario di riferimento. Si torna all’ora solare nel corso della notte tra il sabato e l’ultima domenica di ottobre, risposandosi a quella legale l’ultima domenica di marzo.
Innanzitutto, la notte in cui si cambia l’ora si dorme un’ora in più, ma al prezzo di trascorrere le giornate con un’ora di sole in meno fino a fine marzo. Infatti, quando vige l’ora solare abbiamo a disposizione un’ora di luce in più durante la mattina, che però viene tolta dal periodo serale, di conseguenza le giornate sembrano più corte. Gli effetti del cambio di orario sul nostro corpo sono diversi, ma interessano soprattutto anziani e bambini:
L’ora legale, introdotta per la prima volta nel 1916 ma entrata in vigore nel 1965, con lo scopo di risparmiare energia e inquinare meno, è stata resa obbligatoria dalla direttiva comunitaria 2000/84/CE, così da armonizzarla tra i Paesi dell’Ue. Ma quello che avverrà tra il 27 e il 28 ottobre potrebbe essere l’ultimo spostamento da ora legale a ora solare. Già a febbraio, infatti, si era discussa a livello europeo la possibilità di abolire il cambio tra ora legale e ora solare per evitare il momento di riassestamento temporale che provoca cali di concentrazione, sfasamento dei ritmi sonno-veglia e aumento dei rischi di infarto, sebbene l’ora legale permetta di vivere più ore di luce, consentendo il risparmio di energia e una maggior produzione di vitamina D. A distanza di mesi, pare che la popolazione europea si sia largamente espressa a favore dell’abolizione del cambio di ora, ma non è ancora stato deciso quale orario tenere e quale, invece, abolire. Anche se pare che i cittadini europei favoriscano di gran lunga il sistema che concede più ore di luce durante il giorno, spetterà alla Commissione europea avere l’ultima parola.