Padova, stampano nuovi tessuti in 3D iniettando un gel nel corpo e colpendolo con gli infrarossi

È la nuova tecnologia di intravital 3D bioprinting messa a punto dai ricercatori dell’Università di Padova e dall’istituto Veneto di Medicina Molecolare. Si tratta di un gel iniettato con una semplice siringa all’interno di un organismo vivente: quando colpito da un fascio di luce infrarossa si solidificherebbe assumendo una forma predefinita e generando così un nuovo tessuto. Sperimentato per ora solo su modelli animali, per i ricercatori la tecnica potrebbe rivoluzionare il trattamento di pazienti con malattie rare e spesso incurabili.
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Kevin Ben Alì Zinati 24 Giugno 2020
* ultima modifica il 23/09/2020

Ricreare tessuti direttamente all’interno del corpo oggi potrebbe non essere più un traguardo futuristico. Semmai, è un obiettivo su cui la ricerca ha già messo una mano. Già, perché un gruppo di ricercatori dell’Università di Padova e dell’istituto Veneto di Medicina Molecolare ha sviluppato un “inchiostro” biologico per stampare tessuti nuovi all’interno di organismo viventi. Si tratta di un gel fotosensibile e iniettabile all’interno di un corpo che, una volta esposto a un fascio di luce infrarossa, sarebbe in grado di solidificarsi ricreando quindi un tessuto in 3D. Il tutto, senza lasciare strascichi di materiale o procurare danni agli organi e ai tessuti circostanti. Lo tecnologia è stata sperimentata su modelli animali e poi è stata pubblicata su Nature Biomedical Engineering: seppur in fase sperimentale, secondo i ricercatori pone nuove basi per lo sviluppo di tecniche di chirurgia non invasiva per riparare e ricostruire gli organi di pazienti affetti da patologie rare e gravi.

La tecnologia

Quando senti parlare di stampa 3D, pensi alle sue applicazioni per esempio nella produzione di giocattoli, gioielli, manufatti. Negli anni, però, la stessa tecnologia di “stampa” è stata declinata anche all’ambito medico, generando tessuti umani in laboratorio con il cosiddetto 3D bioprinting. Così, un gruppo di ricercatori dell’Università di Padova coadiuvato dall’istituto Veneto di Medicina Molecolare ha provato ad indagare le potenzialità della tecnica per intervenire direttamente all’interno di un organismo senza ricorrere, dunque, a operazioni invasive.

I ricercatori hanno quindi sviluppato un gel in forma liquida e l’hanno combinato con alcune cellule donatrici selezionate in base al tipo di tessuto su cui volevano intervenire. Il biogel che ne è nato è stato iniettato nell’area di interesse attraverso una semplice siringa. Poi gli scienziati hanno diretto una luce a infrarossi esattamente sull’area di interesse: il biogel, che è sensibile ad una specifica lunghezza d’onda della luce, ha creato dei legami grazie ai quali si è solidificato inglobando in sé anche le cellule donatrici. Il risultato è stato un tessuto nuovo, capace di adattarsi e connettersi a quelli circostanti.

Sicurezza e prospettive

Il gel è stato quindi in grado di solidificarsi grazie all’irraggiamento con un fascio che proveniva dall’esterno del corpo. Dettaglio importante perché contribuisce all'alto profilo di sicurezza della tecnica. Il fascio di luce infrarossa, infatti, è in grado di attraversare i tessuti ma non li danneggia, non vengono causati danni né agli organi né agli altri tessuti circostanti e inoltre non vengono generati prodotti secondari che possano rimanere nel corpo. Questo nuovo approccio, che prende il nome di intravital 3D bioprinting, secondo i ricercatori potrebbe rivoluzionare il trattamento di pazienti le cui cellule del loro organismo non fossero più in grado di riparare o ricostruire un tessuto danneggiato o mancante, offrendo soluzioni chirurgiche non invasive e personalizzate.

Fonti | Nature Biomedical Engineering; Università di Padova 

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