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Perché l’Indonesia ha vietato le esportazioni di olio di palma

Il presidente indonesiano Joko Widodo ha annunciato il blocco dell’export del grasso vegetale dal 28 aprile fino a data da destinarsi per fare fronte alla scarsità di materie prime che colpisce il Paese asiatico, aggravata dallo scoppio della guerra in Ucraina. Ecco quali conseguenze può avere questa decisione sui mercati internazionali, Italia compresa.
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Alessandro Bai 27 Aprile 2022

L'Indonesia ha deciso di vietare le esportazioni di olio di palma a partire da giovedì 28 aprile 2022, una scelta annunciata dal presidente Joko Widodo che ha l'obiettivo di rimediare alla scarsità di materie prime che il Paese sta affrontando ormai da diversi mesi, ma che allo stesso tempo potrebbe portare a serie conseguenze nel resto del mondo, con importanti aumenti di prezzi sui mercati.

A causa del divieto dell'export dell'olio di palma da parte dell'Indonesia, che è il primo produttore di questo grasso vegetale a livello mondiale, tutti i Paesi che lo importavano per sfruttarlo nell'industria alimentare, dove viene utilizzato per friggere o preparare dolci, ma anche per la produzione di biocarburanti, rischiano ora di avere scorte insufficienti e di vedere aumentare il costo degli altri oli vegetali, che naturalmente saranno sempre più ricercati.

Guardando però questa situazione da un'altra prospettiva, potrebbe essere l'occasione per svincolarsi da un'altra dipendenza estera, soprattutto per un alimento che va considerato insostenibile per il suo impatto ambientale e i cui effetti sulla salute sono tutt'oggi sotto la lente d'ingrandimento della scienza.

L'Indonesia ha bloccato l'export di olio di palma

Venerdì scorso il presidente indonesiano Joko Widodo ha annunciato il divieto di export dell'olio di palma che viene prodotto in Indonesia, una decisione presa, dopo le proteste di centinaia di persone a Jakarta, per garantire alla popolazione abbastanza olio per cucinare a prezzi sostenibili.

Nelle scorse settimane, infatti, lo scoppio della guerra in Ucraina ha aggravato ulteriormente una situazione di crisi presente già dall'inizio dell'anno, costringendo il Paese asiatico ad affrontare una riduzione delle scorte dell'olio di palma, che ha fatto schizzare alle stelle i prezzi del grasso vegetale e degli alimenti che lo contengono.

Di fronte ad una scarsa disponibilità a livello nazionale, il Governo ha così deciso di sospendere le esportazioni di olio di palma dal 28 aprile 2022 fino a data da destinarsi, come confermato da una dichiarazione del presidente Widodo: "Continuerò a monitorare e implementare l'applicazione di questa misura di modo che le scorte nazionali di olio per cucinare siano abbondanti e a prezzi accessibili".

In queste condizioni, anche se l'Indonesia è il primo produttore al mondo di olio di palma, il blocco dell'export è stato necessario per evitare che le poche scorte rimaste venissero spedite verso il resto del mondo, dato che il Paese rientra anche tra i maggiori esportatori di questo grasso vegetale, essendo responsabile di circa il 60% dell'olio esportato a livello globale.

Stando a Bloomberg, in ogni caso, il divieto di esportazione riguarderebbe solo l'oleina di palma raffinata, che rappresenta circa il 40% delle esportazioni di olio di palma nazionali, e non l'olio crudo, che continuerà ad essere spedito verso l'estero e il cui prezzo negli ultimi mesi è salito del 40%, per via della maggiore domanda dovuta all'invasione dell'Ucraina, che ha dovuto interrompere le esportazioni di olio di girasole.

Le conseguenze

Il blocco delle esportazioni di olio di palma dall'Indonesia rischia di avere ripercussioni sui mercati internazionali, dato che sono tanti nel mondo i Paesi che importano il grasso vegetale per usarlo in cucina oppure per produrre carburanti, una pratica quest'ultima che sarà vietata a partire dal 2023.

Una delle conseguenze principali riguarderà l'aumento di prezzo di altri oli vegetali alternativi a quello di palma, che naturalmente verrano sempre più richiesti da un mercato alla ricerca di alternative. Di riflesso, però, potrebbero diventare più costosi anche i prodotti che contengono questo alimento. Tali rischi riguardano anche l'Italia, che solo lo scorso anno ha importato circa 146 miliardi di chili di olio di palma, metà dei quali arrivava proprio dall'Indonesia.

Tempo di alternative sostenibili?

Secondo un comunicato rilasciato da Coldiretti, la decisione dell'Indonesia di sospendere le esportazioni di olio di palma "deve essere l’occasione per accelerare la sua sostituzione con prodotti più salubri ed a minor impatto ambientale come il burro, l’olio di oliva o quello di nocciola utilizzato storicamente nelle prime creme spalmabili".

Il mercato globale che si è sviluppato attorno a questo alimento, infatti, ha accelerato la deforestazione in varie parti del mondo con lo scopo di fare spazio a nuove piantagioni di palma da olio, un processo che produce quantità ingenti di CO2 attraverso gli incendi necessari a eliminare i boschi esistenti, senza contare poi le emissioni legate ai trasporti del grasso vegetale, che come ti ho spiegato viaggia in diverse zone del pianeta.

Infine, come ricordato sempre da Coldiretti, ci sono svariati dubbi anche sull'impatto che l'olio di palma avrebbe sulla salute, visto il suo contenuto di acidi grassi saturi.