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Perché ti viene voglia di cibi grassi? La risposta è nell’intestino

Se ci piacciono i cibi grassi e zuccherosi non dipende solo da quanto siamo golosi. Uno studio della Columbia University ha scoperto l’esistenza di un collegamento diretto intestino-cervello capace di riconoscere i grassi, a prescindere dal sapore o dai nostri gusti.
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Maria Teresa Gasbarrone 2 Luglio 2023
* ultima modifica il 11/08/2023

Quante volte ci è capitato di incolpare la gola della nostra voglia di cibi grassi? Patatine fritte, hamburger o dolci golosi, è inutile negarlo piacciono a tutti. Ma se fino a poco tempo fa si riteneva che responsabili delle nostre voglie fossero le papille gustative poste sulla lingua – e quindi il gusto – recenti ricerche hanno dimostrato che la voglia umana del tanto criticato "junk food" ha poco a che fare con la gola, ma dipenderebbe da un diretto collegamento intestino-cervello.

Nello specifico, a scoprire lo speciale canale che dalle cellule poste sull'intestino manderebbe al cervello il segnale che abbiamo bisogno di cibo grasso è stato il team di ricercatori dello Zuckerman Institute (Columbia University). Lo studio, pubblicato su Nature, potrebbe aprire la strada per l'individuazione di nuove strategie nel contrasto all'obesità.

Alcune cellule che rivestono l'intestino sarebbero in grado di inviare direttamente al cervello la presenza di grassi nel cibo ingerito.

"Viviamo in tempi senza precedenti, in cui il consumo eccessivo di grassi e zuccheri sta causando un'epidemia di obesità e disturbi metabolici – hadichiarato il primo autore dello studio Mengtong Li– Se vogliamo controllare il nostro insaziabile desiderio di grassi, la scienza ci sta mostrando che il canale chiave che guida queste voglie è una connessione tra l'intestino e il cervello".

Come l'intestino comanda il cervello

Gli scienziati dello Zuckerman Institute della Columbia, studiando i topi, hanno scoperto che il grasso che entra in contatto con l'intestino innesca un segnale. Condotto lungo i nervi fino al cervello, questo segnale stimola il desiderio di cibi grassi.

Lo stesso team degli scienziati aveva scoperto che la stessa cosa accadeva con il glucosio. Una volta arrivato all'intestino, si è visto infatti che quest'ultimo è capace di attivare un circuito che raggiunge direttamente il cervello. I dolcificanti artificiali privi di calorie non hanno invece quest'effetto: è per questo motivo che ci lascerebbero più insoddisfatti.

Per capire come l'intestino agisse in risposta all'assunzione di grassi, gli studiosi hanno somministrato ai topi bottiglie d'acqua con grassi disciolti, tra cui un componente dell'olio di soia, e bottiglie d'acqua contenenti sostanze dolci note per non influenzare l'intestino ma comunque attraenti nel gusto.

Si è visto che nell'arco di un paio di giorni, i roditori hanno sviluppato una forte preferenza per l'acqua ricca di grassi. L'aspetto davvero interessante della ricerca si è visto però quando gli scienziati hanno modificato geneticamente i topi per eliminare in loro la capacità di avvertire il gusto dei grassi con la lingua: nonostante questa modifica, i topi hanno continuato a preferire le bottiglie contenenti i grassi.

Questo perché – ha scoperto Li – le cellule endoteliali che rivestono l'intestino si dividono in due gruppi. Oltre alle cellule che funzionano come sensori dei nutrienti essenziali, quindi non solo grassi, ma anche zuccheri e aminoacidi, ce ne sono altre che specificamente rispondono solo ai grassi, aiutando il cervello a distinguere quest'ultimi dalle altre sostanze.

A partire da questo dato si potrebbero individuare nuove soluzioni capaci di bloccare questa comunicazione intestino-cervello e contribuire in modo potenzialmente rivoluzionario a contrastare gli innumerevoli problemi di salute legati alle abitudini alimentari sbagliate, in primis obesità e diabete.

Fonti | Nature; Eurekalert

Le informazioni fornite su www.ohga.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.