Perché Venezia è finita di nuovo sott’acqua, nonostante il Mose

Il sistema di paratoie mobili viene attivato, con un lungo processo, solo quando la previsione della marea supera un certo limite, ma l’8 dicembre dei fattori atmosferici concomitanti hanno causato un picco molto più alto, quando ormai era troppo tardi per far funzionare la barriera.
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Gianluca Cedolin 9 Dicembre 2020

Stretta tra la crisi del Covid-19, il calo cronico dei residenti e il cambiamento climatico, Venezia sembrava avere almeno per il momento dimenticato l'incubo dell'acqua alta da quando il Mose, il sistema di 78 paratoie mobili nato per proteggere il capoluogo veneto dalle maree eccezionali, aveva iniziato a funzionare, (dopo oltre vent'anni di scandali e ritardi). E invece l'8 dicembre le calli e i campi sono stati di nuovo sommersi, con quasi il 60 per cento della città invaso dall'acqua alta. Un danno non indifferente soprattutto per chi abita al piano terra e per i negozianti, in un periodo già molto difficile per le attività economiche. Ma perché le paratoie del Mose (sigla che sta per Modulo sperimentale elettromeccanico) non si sono alzate?

Il lungo processo di attivazione

Per capirlo, dobbiamo ricordare che il processo di sollevamento delle dighe mobili è lungo e macchinoso, soprattutto in questa fase sperimentale, che durerà fino al 2022: l'allarme dev'essere dato 48 ore prima, per convocare le squadre operative ed emettere le ordinanze per la navigazione, come ha illustrato ai media Cinzia Zincone, con Elisabetta Spitz alla guida della cabina di regia del Mose. Per chiudere le quattro bocche di porto che separano la laguna di Venezia dal Mare Adriatico ci vogliono almeno 4-5 ore, un altro motivo per cui l'attivazione del sistema dev'essere programmata per tempo. Per questo, gli addetti ai lavori monitorano le previsioni della marea, e in base a queste decidono se le paratoie saranno alzate.

Il cambio delle previsioni l'8 dicembre

Per l'8 dicembre la marea massima prevista era di 125 centimetri (sopra lo zero mareografico di punta della Salute), una quota con la quale finisce sotto circa il 30 per cento della città. Per attivare il Mose, però, è stato deciso che la previsione di marea massima sia superiore ai 130 centimetri, ragion per cui ieri non sono iniziate le procedure di sollevamento delle 78 dighe mobili. Tuttavia, una combinazione di fattori atmosferici (un fortissimo vento di scirocco, le piene dei fiumi Tagliamento e Piave) ha portato a un picco di marea di 138 centimetri alle 16.25, allagando oltre la metà della città, quando ormai era troppo tardi per alzare il Mose.

Un problema che potrebbe ripresentarsi in futuro, ennesimo sintomo di un'opera che per ora sta sì funzionando, ma presenta varie criticità e per molti versi è nata già vecchia. Per evitare ulteriori disguidi, oggi 9 dicembre il Mose è stato attivato nonostante la massima prevista fosse di 123 centimetri. Anche i prossimi giorni dovrebbe entrare in funzione, perché il Centro maree del Comune prevede 135 centimetri di picco per il 10 e 140 alle 8 di mattina dell'11 dicembre.