Pistoletto, la “Venere degli stracci” e l’ecologia dell’arte contemporanea

Michelangelo Pistoletto non è solo uno dei padri dell’arte povera, ma un artista profondo che porta al mondo un altrettanto profondo pensiero ecologista.
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Rubrica a cura di Sara Polotti
9 Maggio 2023

Michelangelo Pistoletto non è solo uno dei protagonisti indiscussi dell'arte contemporanea italiana (e internazionale). Il suo lavoro estetico, concettuale e poetico è ricchissimo di spunti che non vanno solo in direzione filosofica: sono moltissimi i riferimenti al mondo, all'ecologia e al rispetto green.

In un’intervista aveva dichiarato che la sua Venere degli stracci "Alludeva al tema eterno della rigenerazione, quando ancora non era scattata l'emergenza rifiuti": ecco perché è bene conoscere la sua opera, soprattutto se si ha a cuore il futuro del pianeta Terra.

Chi è Michelangelo Pistoletto

Nato a Biella nel 1933, Michelangelo Pistoletto è noto soprattutto per la sua arte concettuale e per essere stato uno dei fondatori del movimento dell‘arte povera, che si sviluppò in Italia alla fine degli anni Sessanta. I riconoscimenti che ha ricevuto sono numerosissimi, e su tutti spicca il Leone d'Oro alla Carriera alla Biennale di Venezia del 2003.

Una delle sue opere più famose è la serie dei Quadri specchianti (eseguiti dal 1962 in poi), nella quale cui oggetti, persone e ambienti sono riflessi in specchi che diventano parte integrante dell'opera stessa.

Oltre che con gli specchi, l'artista ha lavorato con una vasta gamma di materiali e tecniche, tra cui la pittura, la scultura, l'installazione, la fotografia e la performance. Il suo lavoro ha affrontato temi sociali e politici come la globalizzazione, l'ecologia, il potere e l'identità.

La Venere degli stracci

Il lavoro più conosciuto in assoluto è però la Venere degli stracci, riproduzione di una statua classicheggiante (il modello è la Venere con mela di Bertel Thorvaldsen) che non guarda il pubblico. Davanti a lei – che vediamo di spalle – si trova una letterale montagna di rifiuti tessili, gli stracci del titolo. Come non pensare alla reale e spaventosa discarica del fast fashion nel deserto di Atacama?

I significati dell'opera sono davvero tanti e stratificati: Pistoletto non vuole solo mettere a confronto – in forte contrasto – il concetto elevato di arte con quello "basso" di non-arte (gli stracci), o la realtà quotidiana con la finzione creativa. Al centro del discorso sta soprattutto il forte contrasto tra la bellezza idealizzata e gli scarti che caratterizzano la società contemporanea.

Il detrito della nostra civiltà sta crescendo. La società moderna, il consumismo, portano comunque a un degrado, in qualsiasi parte del mondo. È a questo che dobbiamo stare attenti.

Pistoletto, arte ed ecologia a braccetto

Oltre alla Venere, Pistoletto ha portato spesso discorsi etici e ambientali nei suoi lavori, più o meno noti. Anche in alcuni dei suoi Terzo paradiso, uno degli ultimi simboli che ha eletto a protagonisti della sua opera.

Ad Assisi, per esempio, ha realizzato il simbolo con quattrocento piante. Ognuna di una specie diversa. C'erano quindi noccioli, noci, cipressi, olivi, olmi… Tutti alberi autoctoni del Subasio. L'intento era esattamente quello di scuotere le anime e fare riflettere sul tema del verde in un'epoca nella quale l'emergenza climatica e ambientale sta finalmente emergendo.

Ma è soprattutto nella Mela reintegrata che si trova gran parte della poetica ecologista di Pistoletto. In occasione dell'Expo 2015, l'artista installò prima in Piazza Duomo e poi in Stazione Centrale a Milano una enorme mela morsicata, simbolo del consumismo, coperta da un manto erboso. Caratteristica principale è il morso riparato, che simboleggia il peccato originale reintegrato.

Questo articolo fa parte della rubrica
Laureata in lettere e storia dell’arte, dal 2016 sono giornalista pubblicista. Sono vegetariana: il mio impegno green passa da lì, ma anche altro…