“Plogging” entra nel vocabolario della lingua italiana: ora che lo sappiamo dire, proteggere l’ambiente sarà anche un po’ più facile?

Il termine plogging, che identifica quello sport fatto di corsa e raccolta rifiuti, è entrato ufficialmente nel vocabolario della lingua italiana Zingarelli aggiornato ogni anno dalla casa editrice Zanichelli.
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Kevin Ben Alì Zinati 24 Ottobre 2023

Scalare il K2, raggiungere Marte, battere il record delle due ore sulla maratona. A volte ci sono cose che sono più facili a dirsi che a farsi. Sfide o imprese su cui nessuno scommetterebbe mai nemmeno un centesimo.

Altre volte però, basta trovare un modo facile di definirle, chiamarle e raccontarle e certe sfide si avvicinano, arrivano alla nostra portata e diventano forse un po’ più facili.

Come il ripulire il mondo che ci circonda dai rifiuti abbandonati in ogni angolo utilizzando la corsa. L’obiettivo del plogging e di tutti coloro che da anni si armano si scarpe da running, sacchetti e guanti di vedere un ambiente un po’ più pulito oggi infatti potrebbe diventare più concreto.

Sì, perché plogging è ufficialmente una parola italiana che trova il proprio spazio sul vocabolario Zingarelli della nostra lingua. A partire dal 2024, quando lo aprirai sotto la lettera «p» troverai:

Plogging /ˈplɔggin(g), ingl.ˈplɒgɪŋ/ [vc. ingl., comp. dello svedese plo(cka upp) ‘raccogliere da terra’ e (jo)gging (V.); 2018] s. m. inv. • pratica consistente nel raccogliere rifiuti lungo il percorso, mentre si sta facendo jogging.

Ogni anno la casa editrice Zanichelli aggiorna la propria «Bibbia» della lingua italiana con nuove parole e modi di dire e nell’edizione dell’anno prossimo, tra le più di mille, ci sarà – finalmente – anche quello sport che noi di Ohga abbiamo avuto il privilegio di conoscere da dentro, partecipando ai primi campionati mondiali organizzati in Italia.

Ora, insomma, sappiamo come si definisce l'impegno per salvaguardare il nostro ambiente. C'è una parola vera e reale che ribadisce una volta di più (e ora in maniera «ufficiale») che ciascuno di noi se può dirlo, può farlo per davvero. Può davvero contribuire alla tutela del nostro Pianeta.

Prenderci cura del nostro mondo sarà dunque un po’ più facile a farsi e non solo a dirsi? Forse. È la speranza di Roberto Cavallo, divulgatore scientifico, eco-runner e uno dei «papà» del plogging al livello mondiale (sicuramente in Italia): “Non bisogna dimenticare, infatti, che già in passato vi erano tante esperienze di corsa e raccolta rifiuti che, tuttavia, non sono mai riuscite ad accendere un movimento vero e proprio. Oggi sembra ci stiamo riuscendo: speriamo”.  

Di certo, un impulso alla sua diffusione è stato dato dalla Keep Clean And Run, una manifestazione che lo vede protagonista dal 2015 e che ha avuto un ruolo determinante per il contesto istituzionale e internazionale in cui è nata, ovvero la campagna Let’s Clean Up Europe della Commissione Europea, di cui è l’evento centrale.

“Il colpo di genio lo dobbiamo però all’amico svedese Erik Alhstrom che nel 2017 ha inventato il neologismo plogging, facile da ricordare, immediato e universale. Un altro impulso determinante è, paradossalmente, arrivato dalla pandemia, quando non potendo essere accompagnato durante la mia KCR abbiamo chiesto agli appassionati di correre a casa loro e inviarci le foto delle loro performance e dei rifiuti raccolti e per motivarli ci siamo inventati un algoritmo per dare loro un punteggio e fare una classifica, chiamandola, goliardicamente: Campionato del Mondo di Plogging” ha continuato Cavallo all’indomani della terza edizione del World Plogging Championship che quest’anno si è svolta a Genova in un successo di partecipazione e «bottino».

A correre lungo le vie e i boschi del capoluogo ligure, gli oltre 80 atleti e atlete sono riusciti infatti a raccogliere circa 3mila kg di rifiuti abbandonati, di cui oltre 2mila kg differenziati e avviati al riciclo.

Roberto Cavallo, l’eco–runner che ha ideato la Keep Clean and Run e il Campionato Mondiale di Plogging

Il campionato mondiale di plogging non è dunque solo una competizione sportiva ma un’azione di pulizia del territorio a tutti gli effetti se consideri che gli atleti hanno tolto dall’ambiente oltre 2 kg di rifiuti ogni chilometro percorso, risparmiando così quasi 6 milioni di grammi di CO2 non emessa in atmosfera: in pratica, le emissioni equivalenti di circa 60mila km percorsi da un’auto o di 50 voli aerei Milano-Roma.

“È una straordinaria avventura che nella terza edizione a Genova ha visto la partecipazione di atleti da 17 nazioni da tutto il mondo e c’è chi pensa addirittura di introdurre il plogging alle Olimpiadi. Ho solo un piccolo rimpianto – ha concluso Cavallo – quello di non aver saputo trovare un nome italiano altrettanto efficace, ma pensare che oggi milioni di persone praticano plogging nel mondo mi fa dire che va molto bene così”. 

Sì, anche perché una delle mille parole entrate nello Zingarelli insieme a plogging è «eco-ansia». Ovvero la paura derivante dal timore delle possibili conseguenze di disastri ambientali legati all’emergenza climatica. Che, come quest’ultima, è altrettanto vera e da affrontare.