Produttività, psiche e ambiente: la settimana lavorativa di 4 giorni promossa a pieni voti

Aziende più produttive, fatturati in crescita, dipendenti meno stressati, inquinamento atmosferico in calo. Sono gli effetti della settimana lavorativa di quattro giorni sperimentata per sei mesi nel Regno Unito. Davvero vogliamo fossilizzarci su un modello lavorativo (quello delle 40 ore settimanali) ormai centenario?
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Gaia Cortese 24 Febbraio 2023

La produttività non ne risente e si lavora meglio. Il più ampio studio sugli effetti della settimana lavorativa di quattro giorni promuove a tutti gli effetti quello che potrebbe essere un nuovo modello da seguire nell’organizzazione del lavoro, dopo che per oltre un secolo sono state rispettate le quaranta ore lavorative a settimana.

Lo studio a cui ci riferiamo si è svolto nell’arco di sei mesi tra giugno e dicembre 2022 e ha coinvolto 2.900 dipendenti di diverse aziende del Regno Unito. Coordinato dall’organizzazione no profit “4 Day Week Global” e dal centro studi britannico Aautonomy, lo studio si è avvalso anche dell’interesse e della collaborazione da parte di gruppi di ricerca di diverse università (Università di Cambridge e di Salford nel Regno Unito, University College Dublin in Irlanda, Libera Università di Bruxelles, Boston College nel Massachusetts, USA).

Ebbene, delle sessantuno aziende coinvolte, 56 (vale a dire il 92 per cento) hanno dichiarato di voler mantenere la settimana lavorativa di quattro giorni senza tornare a quella di cinque; di queste, ben diciotto aziende hanno adottato il cambiamento come definitivo.

Tali risultati non sorprendono se si considera che durante il periodo di test le entrate economiche delle aziende hanno registrato un aumento medio dell’1,4 per cento; tuttavia, per misurare meglio l’impatto della settimana lavorativa di quattro giorni sulla produttività, i ricercatori hanno confrontato il fatturato dei sei mesi di progetto con quello di un periodo di tempo equivalente in cui la settimana lavorativa era di cinque giorni e ne è risultato che l’aumento del fatturato è stato mediamente del 35 per cento. Credere quindi che più ore di lavoro portino necessariamente a prestazioni migliori, non è del tutto vero, anzi.

Risultati molto positivi si sono osservati anche tra i dipendenti. Al termine del test di sei mesi il 39 per cento dei dipendenti era meno stressato e il 71 per cento aveva ridotto il proprio livello di burnout. Non solo. La richiesta di permessi di lavoro si è ridotta del 65 per cento e anche il numero dei dipendenti che ha dato le dimissioni è calato del 57 per cento nel periodo di test.

La settimana lavorativa permette un’organizzazione più flessibile della vita e consente di conciliare la vita professionale con quella personale e famigliare. Ne risulta che i dipendenti sono meno stressati e di conseguenza diventano anche più produttivi.

C'è poi un paradosso da considerare, ossia quello per cui quando si ha minor tempo a disposizione si tende a lavorare più efficacemente e a portare a termine più compiti rispetto a quando si ha tanto tempo e si tende a procrastinare. Ti è mai capitato? In ogni caso lavorare quattro giorni e non più cinque porta anche a essere più riposati e a concentrarsi maggiormente sulla propria attività.

Quello che quindi potrebbe essere un nuovo modello lavorativo da seguire ha anche ripercussioni positive sull’ambiente. La settimana lavorativa di quattro giorni  può contribuire a ridurre le emissioni di CO2, ma non solo. Sembra che il fatto di avere più tempo libero a disposizione consenta alle persone di dedicarsi ad attività sociali di volontariato per la causa ambientale, dal giardinaggio alla maggiore attenzione per il riciclaggio.

La società di consulenza Tyler Grange che ha aderito al progetto “4 Day Week Global” ha fatto anche sapere che in media è stata osservata una riduzione del 21 per cento nel numero di chilometri percorsi in auto dai propri dipendenti, il che ha sicuramente un forte impatto sulla qualità dell’aria e sul tasso di inquinamento atmosferico.