Protesi iperrealistiche stampate in 3D per migliorare la vita delle persone con disabilità

Realizzate dagli esperti anaplastologi, le protesi iperrealistiche in silicone e dipinte a mano si mimetizzano perfettamente con il colore della pelle dei pazienti risultando quasi invisibili.
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Video Storie 22 Giugno 2022

Il settore della medicina che si occupa della loro creazione si chiama anaplastologia e le protesi che vedete nelle immagini presenti in video sono state realizzate dal medico statunitense Paul Tanner, uno dei pochi specialisti anaplastologi (sono meno di 100 negli USA) del Paese.

Le protesi iperrealistiche vengono realizzate in silicone e stampate in 3D e poi dipinte a mano in modo da abbinarsi perfettamente al colore della pelle del paziente. Le protesi vengono realizzate principalmente per persone colpite da tumori o che sono nate con delle malformazioni, come la microzia, una patologia congenita dell’orecchio. Possono aderire al corpo attraverso una colla speciale o tramite l’utilizzo di magneti impiantati nell’osso che permettono alle protesi di non staccarsi neanche durante lo sport o una nuotata in piscina.

La passione di Paul per la loro creazione risalgono ai tempi della sua adolescenza quando ha scoperto che un suo parente stretto era stato colpito da un tumore della pelle e che a causa della malattia doveva indossare un orecchio in silicone dipinto a mano "Alla vista di quell’orecchio in silicone sono rimasto senza parole – ricorda Tanner – non sapevo neanche che esistessero le protesi acustiche e come artista sono rimasto impressionato nel vedere che erano fatte a mano e dipinte in modo che sembrassero reali." Da quel momento Paul ha coltivato la sua carriera unendo le sue due passioni più grandi, l’arte e la scienza, dedicandosi col tempo non solo alle protesi facciali, ma creando protesi per piedi, mani, dita, occhi e capezzoli che hanno donato di nuovo il sorriso a chi non riusciva più a guardarsi serenamente allo specchio.

Nel corso della storia l’uomo ha sempre studiato soluzioni per rimediare alla perdita di un arto che causava non solo un handicap fisico, ma soprattutto un disagio psicologico spesso invalidante per questo i primi ritrovamenti delle protesi risalgono già a migliaia di anni fa come “Il piede del Cairo”, la protesi di un piede risalente a 3000 anni fa realizzata per la figlia di un sacerdote a dimostrazione dell’importanza che già all’epoca potevano avere una gamba o un piede artificiale. Tanner, che si reputa principalmente un'artista, aggiunge "tutti gli artisti vogliono che la loro opera venga notata, io invece voglio che quello che faccio non si possa notare. Le mie protesi iperrealistiche non solo permettono una certa funzionalità alle persone che ne hanno bisogno ma, soprattutto, permettono loro di sentirsi ancora una volta “interi”.”