“Qualcosa là fuori”: il romanzo che mostra le conseguenze (italiane) del cambiamento climatico

Il romanzo dell’italiano Bruno Arpaia è una lettura necessaria per visualizzare meglio le conseguenze a cui potremmo andare incontro se non affrontiamo davvero inquinamento e cambiamento climatico.
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Rubrica a cura di Sara Polotti
30 Maggio 2022

I romanzi come specchio della realtà: accade anche con le distopie (che sono il contrario delle utopie, e quindi rappresentazioni estreme di una situazione catastrofica). Perché spesso le distopie poggiano le proprie basi su elementi reali e concreti, prendendo spunto da qualcosa che già c'è. È il caso di tutto il filone Cli-Fi che questa rubrica prende in considerazione: le conseguenze del cambiamento climatico vengono raccontate in una serie di romanzi che hanno il pregio di mostrarci con immagini realistiche e vivide come cambierà il mondo se non agiamo fin da subito contro l'inquinamento e le emissioni.

Lo fa anche "Qualcosa là fuori", tra i pochissimi romanzi italiani propriamente definibili Cli-Fi, ovvero climate-fiction: l'autore, Bruno Arpaia, descrive in questo libro edito da Guanda un viaggio che il protagonista è costretto a compiere insieme a tantissime altre persone per raggiungere l'unica zona vivibile in Europa, dal momento che il vecchio continente è devastato dai mutamenti climatici.

La trama

Il romanzo è ambientato in un futuro prossimo e il protagonista, Livio Daemastro, è un insegnante di mezza età che, da giovane, è stato militante ambientalista. Facendo i calcoli, avendo svolto alcune ricerche a Stanford nel 2038, possiamo collocarlo tra gli ultimi rappresentanti della generazione Z. Il libro segue il viaggio di Livio e di altre migliaia di migranti ambientali costretti a emigrare dall'Italia verso la Scandinavia, in un'Europa non più vivibile a causa dell'innalzamento delle temperature. Il tutto in un continuo gioco di flash-back e flash-forward che aiutano a capire come si sia arrivati lì, a quel tremendo punto, partendo dal 2015 e passando per le prime restrizioni, come quelle sui viaggi in aereo, e per la fase del terrorismo ambientalista.

Il paesaggio è devastato, la società sconvolta, le città rovinate. Perché i danni ambientali, per loro natura, non restano circoscritti, ma investono ogni aspetto della vita e della quotidianità. I militari e le militari controllano le colonne di migranti. L'approvvigionamento di cibo è difficilissimo. L'acqua è centellinata.

L'ambientazione italiana

Ciò che rende questo romanzo ancor più coinvolgente – e quindi efficace – è l'ambientazione italiana. Riconoscere le città, i luoghi, le strade e i percorsi aiuta ancor di più a immedesimarsi nelle vicende e nei protagonisti, perché l'immaginazione non deve nemmeno sforzarsi più di tanto. Arpaia parla di noi, di Lodi, di Milano, del confine svizzero, e non della lontana America o di città inventate, costringendoci indirettamente a pensare "come sarebbe se". Come sarebbe se ce ne fregassimo? Come sarebbe se non iniziassimo a prenderci davvero cura dei nostri luoghi? Perché per quanto il cambiamento climatico sia globale e universale, avere davanti agli occhi ciò che si conosce fa sì che la consapevolezza sia maggiore.

A chi potrebbe piacere

A chi, quindi, potrebbe piacere questo romanzo? A tutti, e non solo a chi ha a cuore la salute e il futuro del pianeta. A chi ama i romanzi avvincenti, densi di avventura. Ma anche a chi legge saggi sociali e culturali. Bruno Arpaia, infatti, impreziosisce con i suoi dialoghi tra i protagonisti la lettura, proponendo riflessioni sulla cultura, l'amicizia, l'impegno e la politica, mostrando diversi punti di vista e mettendo in guardia in maniera sottile ma efficace.

Il romanzo, quindi, potrebbe essere un regalo ideale: attraverso il piacere di una lettura solo apparentemente leggera perché fiction, si ha la possibilità di visualizzare benissimo ciò che potrebbe accadere, per non chiudere più nemmeno un occhio e iniziare tutti a fare la propria parte.

Questo articolo fa parte della rubrica
Laureata in lettere e storia dell’arte, dal 2016 sono giornalista pubblicista. Sono vegetariana: il mio impegno green passa da lì, ma anche altro…