
Sono sempre più numerose le persone che soffrono di celiachia, intolleranza al glutine o che decidono di eliminare questa proteina dalla dieta. Purtroppo, ancora oggi, è sempre facile. Bisogna prima di tutto conoscere quali sono i cereali senza glutine e poi anche evitare le contaminazioni, che non tutti i ristoranti o i marchi alimentari garantiscono.
Per acquistare cereali senza glutine, oltre a conoscere quali sono, devi anche imparare esaminare l’imballaggio, leggendo bene le etichette:
Coloro che seguono una dieta priva di glutine possono mangiare i seguenti cereali:
L’amaranto è considerato un grano molto antico, che sta spopolando nelle diete moderne, perché ricco di proteine di alta qualità e soprattutto privo di glutine.
Il grano saraceno non è un cereale, anche se spesso in cucina si utilizza proprio come alternativa ai cereali più famosi. In realtà i suoi chicchi sono i semi di una pianta tipica dell’Asia, e molto coltivata anche in Europa e negli Stati Uniti.
Il mais è uno degli alimenti base della nostra alimentazione ed è una delle piante più coltivate al mondo perché è ricco di proprietà nutrizionali molto utili.
Il miglio è un cereale appartenente alla famiglia delle Poaceae, comunemente nota come Graminacee. Non contiene glutine, caratteristica che lo rende una scelta importante per chi soffre di celiachia o per coloro che seguono una dieta priva di glutine.
La quinoa è il superfood dell'ultimo decennio ed è spesso usata come sostituto del riso. È famosa per essere ricca di vitamine, sali minerali e fibre, oltre a non contenere glutine.
Il riso è un alimento altamente nutriente. È un cereale ricco di fibre, soprattutto nella versione integrale, senza glutine e può essere incorporato in una varietà di piatti.
Sono anche permessi:
Per chi soffre di celiachia è importante sostituire gli alimenti che tradizionalmente contengono glutine con altri che abbiano ridotto o più usualmente sostituito il glutine con altri cereali e ingredienti. Questi alimenti “sostitutivi” (come il pane, la pasta, i biscotti, ecc.), sono più costosi di quelli tradizionali.
Fonte | Associazione Italiana Celiachia