Quanto è prezioso il contributo delle donne alla ricerca scientifica

Oggi è la Giornata internazionale delle ragazze e delle donne nella scienza, voluta dalle Nazioni Unite per promuovere la piena ed equa partecipazione delle donne nel settore scientifico. Nella storia troviamo numerosi esempi di donne che hanno lasciato il segno: ne abbiamo scelte tre, anzi cinque.
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Federico Turrisi 11 Febbraio 2020
* ultima modifica il 11/02/2023

Marie Curie, Rita Levi Montalcini, Margherita Hack. Basterebbe ricordare questi nomi per sottolineare come il ruolo delle donne sia e sia stato centrale negli studi scientifici. E la lista potrebbe essere molto più lunga. Perché quotidianamente moltissime donne dedicano il loro tempo e le loro energie per portare sempre più avanti l'asticella delle conoscenze umane. Chi dice che la matematica, la fisica, l'ingegneria, le scienze naturali, la medicina ad alti livelli siano ambiti prevalentemente maschili si sbaglia di grosso. E le Nazioni Unite per rinfrescare la memoria a tutti ha deciso di dedicare una giornata, l'11 febbraio, proprio a tutte le donne e le ragazze impegnate nel campo della ricerca scientifica. Non possiamo ricordarle tutte. Te ne proponiamo cinque, legate a tre temi che stanno particolarmente a cuore ad Ohga.

Eunice Newton Foote

La lotta per contrastare il cambiamento climatico è la sfida del secolo. Quante volte avrai sentito dire che sono alcuni gas prodotti prevalentemente dalle attività umane, come la famigerata CO2 (diossido di carbonio o anidride carbonica), i principali responsabili dell'effetto serra, ossia del surriscaldamento dell'atmosfera terrestre che minaccia la nostra stessa sopravvivenza? Fu una donna, la scienziata americana Eunice Newton Foote, a comprendere per prima nel 1856 tale meccanismo. Foote studiò l'interazione tra le radiazioni solari e alcuni gas atmosferici e dimostrò sperimentalmente che l'anidride carbonica intrappolava la maggior quantità di calore. Teorizzò dunque per la prima volta come variazioni nella quantità di CO2 nell'atmosfera fossero in grado di influenzare la temperatura della Terra.

Françoise Barré-Sinoussi

Anche la scoperta del virus dell'immunodeficienza umana (meglio noto con il nome di Hiv), causa dell'Aids, è legata a una donna, l'immunologa francese Françoise Barré-Sinoussi, che lavorava nell'equipe guidata dal virologo Luc Montagnier, presso l'Istituto Pasteur di Parigi. Fu lei a vedere per prima il retrovirus al microscopio nel 1983. Dal 1998 divenne direttrice di laboratorio e i suoi studi contribuirono in maniera determinante alla ricerca di una terapia contro l'Hiv. Nel 2008, venticinque anni dopo la scoperta del virus, è stata insignita insieme a Luc Montagnier del premio Nobel per la medicina.

Maria Rosaria Capobianchi, Concetta Castilletti e Francesca Colavita

Non ti dicono niente questi nomi? E invece il loro contributo è stato fondamentale nella lotta contro il nuovo nemico di cui senti parlare ogni giorno ultimamente: il coronavirus cinese 2019-nCoV. Stiamo parlando delle tre ricercatrici dell'Istituto nazionale per le malattie infettive Lazzaro Spallanzani di Roma che hanno isolato il virus. Maria Rosaria Capobianchi è la virologa veterana (allo Spallanzani da vent'anni), direttrice del Dipartimento di Epidemiologia, Ricerca Preclinica e Diagnostica Avanzata presso la struttura romana. Concetta Castilletti, siciliana, è invece responsabile della Unità dei virus emergenti e lavora come dirigente all’interno del Laboratorio di Virologia dell’Istituto Spallanzani. Infine c'è Francesca Colavita molisana di 30 anni, la più giovane del gruppo, che è ricercatrice con un contratto da precaria all'interno del Laboratorio di Virologia.

Anche grazie alla coordinazione e all'aiuto di altri due esperti, Fabrizio CarlettiAntonino Di Caro, sono riuscite a portare a termine con successo questa importante operazione che può aiutare a comprendere meglio il coronavirus e aprire la strada verso lo sviluppo di un vaccino. Insomma, l'unione fa la forza. Per questo è semplicemente impossibile prescindere dal contributo delle donne, anche quando si parla di conquiste della scienza.

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