Rischio flop per la Cop25 di Madrid: manca un accordo sul mercato del carbonio

Oggi si chiude la conferenza Onu sul clima ospitata dalla capitale spagnola. I negoziati sembrano essersi arenati, dal momento che sono ancora marcate le divergenze tra i vari paesi, soprattutto sul sistema di scambio delle quote di carbonio. Intanto, i giovani di Fridays for Future scendono di nuovo in strada: “Cop25 ci ha deluso”.
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Federico Turrisi 13 Dicembre 2019

Si preferisce non pronunciare ancora la parola fallimento, anche se ormai sono in molti a pensarla. La Cop25, ossia la 25esima Conferenza delle parti della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, si avvia alla conclusione e i risultati raggiunti finora sono tutt'altro che soddisfacenti. Dopo più di dieci giorni di lavori e trattative, sono molti i punti che rischiano di essere lasciati in sospeso. La questione principale che sta dividendo i paesi partecipanti alla Cop25 di Madrid è quella legata all'articolo 6 dell'Accordo di Parigi del 2015: stiamo parlando del mercato del carbonio, ossia del sistema Ets (Emissions Trade System) per lo scambio delle quote di emissione di CO2.

Di che cosa si tratta? In pratica, è un sistema, già previsto dal Protocollo di Kyoto, che permette ai paesi più virtuosi che portano avanti progetti di tutela ambientale e di riduzione dei gas serra, di cedere dei crediti di carbonio, ovvero dei "permessi a inquinare", a chi invece è ancora indietro nel percorso di decarbonizzazione. Quindi, chi inquina meno viene premiato economicamente, mentre chi inquina di più può acquistare questi crediti di carbonio e "sforare" così i limiti. Il tutto (teoricamente) all'interno di un quadro globale di taglio delle emissioni di CO2.

I paesi in via di sviluppo, in prima fila Cina e India, chiedono però una maggiore flessibilità nell'uso dei crediti di carbonio; ci sono inoltre stati come il Brasile che sono favorevoli all'introduzione del "double counting", ossia del doppio conteggio: questo meccanismo permetterebbe a un paese di vendere i propri crediti di carbonio ad altri stati e allo stesso tempo di farli registrare come riduzione delle emissioni a livello nazionale. Di fronte al double counting storce il naso l'Unione europea che punta a un maggiore rigore sugli obiettivi climatici (vedi il lancio del nuovo Green New Deal) e vorrebbe imporre una sorta di registro contabile globale delle quote di emissioni di carbonio.

Sul tavolo c'è poi il tema dei finanziamenti da destinare ai paesi del Sud del mondo colpiti più duramente dai cambiamenti climatici. Stiamo parlando del cosiddetto meccanismo di "loss and damage", stabilito dalla Cop19 di Varsavia nel 2013. I paesi più vulnerabili chiedono una sua revisione e un impegno economico da parte degli stati più ricchi di 50 miliardi di dollari all'anno entro il 2022.

Insomma, se consideriamo che il principale scopo della Cop25 doveva essere preparare il terreno per la cruciale Cop26 di Glasgow dell'anno prossimo, in cui i vari paesi dovranno presentare i nuovi e più ambiziosi piani di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra (i cosiddetti Ndc, Nationally Determined Contributions), non possiamo certo dire che siano stati fatti grandi passi in avanti. Anzi, pare proprio che la strada sia in salita.

Chi non nasconde il malcontento per come si è evoluta la situazione sono i giovani di Fridays for Future che non esitano a definire il vertice di Madrid "una delusione". Il movimento internazionale, inoltre, denuncia il fatto che alcuni attivisti sono stati cacciati dalla Cop25, mentre si è permesso ai rappresentanti della lobby dei combustibili fossili di rimanere all'interno degli stand dove si tengono i negoziati: "Questo non può essere tollerato! Le voci da ascoltare sono quelle delle vittime, non dei carnefici".

Per questo motivo i ragazzi sono tornati oggi a riempire le strade e le piazze della capitale spagnola e quelle di altre centinaia di città in tutto il mondo, tra cui Torino, dove è intervenuta Greta Thunberg. La stessa attivista svedese si è detta pessimista sull'esito della Cop25 di Madrid, ma ha ribadito che, malgrado tutto, i giovani devono continuare a lottare per il loro futuro e reclamare misure efficaci per contrastare la crisi climatica.