Se ci preoccupiamo del buco dell’ozono, lo dobbiamo a Mario Molina: scopri chi era il Nobel per la chimica del 1995

È scomparso a 77 anni lo scienziato messicano che per primo, insieme ad alcuni colleghi, scoprì che i clorofluorocarburi causavano un impoverimento dello strato di ozono nella stratosfera, uno dei motivi per cui vinse il premio Nobel. Molina era considerato uno dei maggiori esperti a livello globale nell’ambito della lotta contro il cambiamento climatico, tanto che Barack Obama lo scelse nel 2008 come suo consigliere scientifico.
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Alessandro Bai 9 Ottobre 2020

Quante volte hai sentito parlare del buco dell'ozono? Sicuramente tante, dato che ormai da diversi anni molti studi scientifici tengono monitorato quello strato di ozono presente nella stratosfera che serve a proteggere la Terra, quindi anche noi, dall'azione dei raggi ultravioletti prodotti dal Sole, ma che si sta gradualmente assottigliando a causa dei gas che noi stessi produciamo, noti come clorofluorocarburi (Cfc).

Se disponiamo di tutte queste conoscenze, preziosissime per cercare di rimediare ai danni che abbiamo causato nel tempo e preservare la salute del nostro pianeta, lo dobbiamo anche a Mario Molina. Può darsi che il suo nome non ti dica granché, ma devi sapere che nel 1995 questo scienziato messicano fu premiato con il Premio Nobel per la Chimica insieme ai colleghi Paul Crutzen e Frank Sherwood Rowland. Il motivo? Il lavoro del trio di scienziati riuscì a dimostrare per la prima volta come i clorofluorocarburi potessero provocare un assottigliamento dello strato di ozono, causando così un allargamento del famoso buco, che ormai tutti conosciamo. Ora, a 77 anni, Molina è morto a causa di problemi cardiaci, ma la sua eredità sarà fondamentale anche per le prossime generazioni di studiosi.

Chi era Mario Molina

Molina era nato nel 1943 a Città del Messico e fin da piccolo aveva mostrato grande interesse e propensione per la scienza, conducendo i primi esperimenti addirittura a casa sua durante l'infanzia, quando tra i suoi passatempi preferiti c'era anche la lettura di biografie dei premi Nobel del passato, come Marie Curie. Vista la precocità, quindi, non sorprende più di tanto che la carriera di Molina sia proseguita in modo così brillante: dopo essersi laureato presso l'Università Nazionale Autonoma del Messico, che ha dato l'annuncio della sua scomparsa, si è specializzato in Germania, all'Università di Friburgo, per poi trasferirsi negli Stati Uniti, dove nel 1972 ha ottenuto un dottorato di ricerca in chimica fisica all'Università di Berkeley.

Il successo raggiunto grazie ai suoi lavori di ricerca ha fatto sì che Molina fosse nominato professore prima dell'Università della California e poi del Massachusetts Institute of Technology di Boston. Per darti un'idea di quanto fosse stimato, pensa che nel 2008 il presidente degli Stati Uniti Barack Obama lo scelse come suo consigliere scientifico. In altre parole, negli anni Molina è diventato un'autorità riconosciuta a livello globale per chi cerca di combattere il cambiamento climatico, e ora ti spiego esattamente perché.

Molina e il buco dell'ozono

Per Molina fu fondamentale l'incontro, avvenuto nel 1973, con Frank Sherwood Rowland, con il quale avrebbe condiviso il premio Nobel del 1995. La strada che avrebbe portato il messicano al famoso riconoscimento, però, partì da molto lontano: già nel 1974, infatti, la prestigiosa rivista scientifica Nature pubblicò un articolo di Molina e Rowland che indagava il ruolo del clorofluorocarburi, i gas utilizzati nelle bombolette spray e nelle serpentine di raffreddamento dei frigoriferi che secondo il ricercatore erano responsabili dell'assottigliamento dello strato di ozono che protegge la Terra.

Questo fu soltanto il primo dei tanti studi significativi di Molina, che negli anni successivi si dedicò al calo delle concentrazioni di ozono stratosferico sopra l'Antartide, dove il buco ha da poco raggiunto la sua massima estensione, e ad impegnarsi in vari modi nella lotta al riscaldamento globale, ad esempio lanciando appelli perché le autorità di Città del Messico, il luogo in cui era nato, si impegnassero a ridurre l'inquinamento atmosferico, uno dei problemi maggiori che attanagliano la capitale messicana.

Oltre a Molina e Rowland, anche Paul Crutzen ricevette nel 1995 con il premio Nobel per la chimica, frutto dei contributi che modificarono in modo fondamentale la visione della comunità scientifica sul cambiamento climatico e che continueranno a guidare i progressi futuri, anche ora che lo scienziato messicano ci ha lasciato.