Terremoti ed eventi catastrofici come cambiano la mente delle persone?

Qual è e quant’è la capacità di resistenza cognitiva ed emotiva delle persone che sopravvivono ad eventi catastrofici? Quello che sta accadendo in Turchia in questi giorni ci ha fatto pensare molto, non solo al vissuto concreto delle persone, alle varie situazioni che si stanno sviluppando, ma anche all’impatto che questo tipo di evento può avere sulla psiche di chi lo vive. C’è uno studio.
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Mattia Giangaspero 9 Febbraio 2023
Intervista a Roberto Ferri Presidente di Sipem - Società italiana di Psicologia dell’Emergenza.

Hai letto, hai visto, hai ascoltato quello che, purtroppo, è successo in Turchia nei giorni scorsi, ma ti sei mai chiesto che impatto può avere avuto il terremoto di magnitudo 7.9, che ha colpito dieci città, sulla psiche delle persone che l’hanno vissuto?

Cambiamenti climatici, eventi meteorologici estremi o valanghe, alluvioni ed eventi catastrofici come questi ormai sono diventati normalità nel nostro quotidiano, ma quasi sempre ci soffermiamo sui disastri ambientali, analizziamo la situazione del momento vedendo quante persone rimangono ferite e quante perdono la vita. Non sempre, invece, proviamo a capire quali segni, questi eventi, lasciano sulla psiche delle stesse persone. Uno studio dell’Università della California di San Diego ha osservato quali sono i cambiamenti cognitivi che accomunano tutti coloro che sopravvivono a queste catastrofi.

La scoperta dello studio su Camp Fire

In particolare lo studio americano si sofferma su quanto è accaduto nel 2018 in California. L’incendio più grande mai scoppiato, il “Camp Fire", che ha colpito lo Stato di San Francisco, e che ha distrutto completamente la cittadina di Paradise, provocando 85 morti. Il risultato dello studio portato a termine da un gruppo di scienziati,  ha evidenziato come chi, invece, è sopravvissuto riporti successivamente disturbi da stress post-traumatico, ansia e depressione cronica. Inoltre è stato scelto di analizzare l’aspetto cognitivo comparando 21 persone che sono state in contatto indiretto con le fiamme del “Camp fire” e 27 persone totalmente estranee. Il risultato finale è sorprendente. Tutti coloro che hanno vissuto indirettamente il vasto incendio hanno assunto delle capacità molto elevate di attenzione a questi fenomeni. È stato utilizzato un elettroencefalogramma che ha permesso di studiare le onde celebrali in tempo reale di queste persone. Questo strumento ha evidenziato come il lobo frontale di chi ha vissuto il drammatico incendio è risultato più attivo. In fin dei conti si tratta anche di un risultato normale in sé, ma dall’evento in poi, nel quotidiano, questo cambio di comportamento cognitivo incide particolarmente sulla vita concreta delle persone.

L'analisi cognitiva

Per capire meglio quali meccanismi psicologici si innescano, noi di Ohga abbiamo voluto sentire anche il Presidente di Sipem, la Società italiana di Psicologia dell’Emergenza, Roberto Ferri.

Presidente, qual è realmente il cambiamento psicologico di chi sopravvive a queste catastrofi? Cosa cambia nel comportamento di una persona nel suo nuovo quotidiano..?

"Chiaramente molto dipende dall’impatto che quell’evento ha avuto sulla persona, e da quelle che sono state le conseguenze. Se sono stato vittima di un terremoto, ma non ho subito dei danni fisici, o concreti, come perdere una casa, è chiaro che i miei margini di recupero sono maggiori rispetto a chi invece ha vissuto queste esperienze più estreme. Il trauma in quel caso è maggiore e i tempi di recupero sono più dilatati. Quello che si struttura in tutti coloro che sono vittime di eventi di questo tipo, nell’immediatezza dell’evento, nei primi mesi, sono delle sintomatologie ansiose, anche dei Deja-vù. Magari rivivono quegli eventi drammatici e nel quotidiano vivono purtroppo una specie di precarietà."

Il senso di un intervento psicologico diretto, come il nostro, è quello di diminuire questo impatto, anche cercando di normalizzare le emozioni che si stanno provando in quel momento, perché magari le persone non riescono a darne un significato.

"È un’azione terapeutica molto importante se fatta in modo tempestivo. A questa si aggiunge anche il sostengo di parenti, amici. In chi è sopravvissuto si genera una voglia di ricercare l'altro, il gruppo. Questa forma è una sorta di sicurezza emotiva. Noi quello che abbiamo sempre verificato è che dei cambiamenti psicologici e cognitivi a lungo termine, che quindi vanno a inficiare quello che è il benessere delle persone, in genere vengono riscontrati di più in chi si ritrovava già in situazioni di fragilità."

Cosa cambia nella persona successivamente all’evento che ha subito?

"Il punto di vista comportamentale è diverso, senz'altro. Il cambiamento deve, però, essere analizzato sempre mettendo in relazione un nuovo comportamento a nuove emozioni che si sono provate in quel momento. Per esempio, dopo un terremoto, quello che cambia è la sicurezza nelle persone. Il rischio che venga a mancare in alcune persone  è alto, soprattutto se messo in relazione a pensieri "di confort". Cioè, una persona potrebbe non sentire più la stessa sicurezza nel rientrare a casa, anche se gli stessi ingegneri o tecnici hanno stabilito che l’immobile è stabile."

Molti fanno comunque fatica a casa, come fanno fatica anche nel restare al buio, non vogliono spegnere la luce. In casi di disturbo post-traumatico da stress o crisi depressiva bisognerebbe svolgere un’attività di tipo terapeutica.

"Una delle tecniche più utilizzata è l’EMDR che si focalizza proprio sui ricordi del trauma o dell’evento che si è vissuto."

Volevo farle una domanda un po’ più legata all’attualità, con quanto sta accadendo in questi giorni in Turchia. Come avete gestito le situazioni simili di terremoto che l’Italia ha vissuto negli scorsi anni?

"Le difficoltà che hanno un po’ tutti gli operatori delle protezioni civili sono quelle legate al movimento in una situazione di grande caos come questa. Noi proviamo a riportare un ordine mentale alla persone in una situazione di  paura e disordine, non solo mentale, ma anche ambientale."

Proviamo ad accogliere il dolore e le esperienze degli altri, cerchiamo una condivisione del loro vissuto per provare a farlo elaborare al meglio.