Trump autorizza nuove trivellazioni in un’area protetta dell’Alaska

L’autorizzazione concessa dall’agenzia federale americana che si occupa della gestione dei terreni pubblici apre la strada a nuove perforazioni per cercare ed estrarre gas e petrolio in una delle principali aree protette dell’Artico. Dura l’opposizione degli ambientalisti e dei Democratici.
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Federico Turrisi 23 Settembre 2019

Se sei un lettore assiduo di Ohga, saprai sicuramente che sul nostro sito c'è una rubrica che si chiama "I nemici del pianeta". Uno di questi ha un nome e un cognome: Donald Trump. Il presidente degli Stati Uniti ha infatti concesso la sua autorizzazione per procedere con le attività estrattive di gas e petrolio su 600 mila ettari che fanno parte dell'Arctic National Wildlife Refuge, una delle principali aree naturali protette dell'Alaska. Il via libera ufficiale è arrivato con la pubblicazione della valutazione di impatto ambientale da parte del Bureau of Land Management (Blm), l'agenzia del Dipartimento degli Interni degli Stati Uniti che si occupa della gestione dei terreni pubblici.

Una scelta che mette in pericolo il fragile ecosistema artico, già provato dagli effetti del riscaldamento globale, e la sopravvivenza delle comunità indigene che si basano sulla caccia e sulla pesca di sussistenza. Il Blm ritiene invece che le conseguenze per l'ambiente saranno ridotte e stima che il petrolio estratto e bruciato nell'area nell'atmosfera rilascerà al massimo 5 milioni di tonnellate di anidride carbonica all'anno, come se circolassero un milione di auto in più.

Contro la misura approvata dall'amministrazione Trump sono insorte le organizzazioni ambientaliste, con in prima fila l'Alaska Wilderness League. Anche il Partito Democratico americano ha alzato le barricate e ha fatto passare al Congresso un disegno di legge per fermare il mandato alle società petrolifere, ma le probabilità che venga approvato anche in Senato sono piuttosto basse. L'auspicio dei Democratici è quello di riprendersi la Casa Bianca nel 2020 ed eliminare del tutto un simile provvedimento.

Se vogliamo raggiungere gli ambiziosi target fissati dall'Accordo di Parigi e contenere il riscaldamento globale sotto i 2 gradi rispetto all'era pre-industriale, occorre tagliare drasticamente le emissioni di gas serra. Per fare ciò è indispensabile ridurre se non abbandonare del tutto l'uso di combustibili fossili. Ma pare che l'attuale amministrazione statunitense da quest'orecchio non vuole proprio sentirci.