Un nuovo tipo di piante per combattere il riscaldamento globale: la scoperta made in Italy

Due ricercatori dell’Istituto di Bioeconomia del Cnr ci spiegano come, grazie a delle particolari piante a basso contenuto di clorofilla, sia possibile riflettere di più le radiazioni solari, diminuendo l’effetto serra. Lo studio, pubblicato sulla rivista Global Change Biology, apre una nuova strada nella lotta contro i cambiamenti climatici.
Entra nel nuovo canale WhatsApp di Ohga
Emanuele La Veglia 5 Gennaio 2021

Una delle più importanti sfide a cui si trova di fronte il genere umano è senza dubbio la lotta per contenere il riscaldamento globale. Come saprai, con l'Accordo di Parigi del 2015 la comunità internazionale si è data come obiettivo di lungo termine quello di limitarlo al di sotto dei 2 gradi centigradi (meglio ancora se rimaniamo sotto 1,5 gradi) rispetto all'epoca pre-industriale.

A salvare il mondo in prima linea ci sono gli scienziati che studiano, ad esempio, i meccanismi per poter ridurre l'aumento della temperatura media del pianeta. L'ultima scoperta arriva dal Consiglio Nazionale delle Ricerche che avrai sentito nominare con la sua sigla CNR. Si tratta del più importante centro di ricerca statale in Italia, nelle cui sedi, distribuite in tutto il Paese, lavorano esperti di diverse discipline. Tra queste c'è anche la bioeconomia, una materia che studia come utilizzare in maniera sostenibile le risorse naturali e rinnovabili per produrre beni o servizi di vario tipo.

La ricerca di cui voglio parlarti oggi si intitola "Plants with less Chlorophyll: a global change perspective” ed è stata portata avanti da due ricercatori dell'Istituto di Bioeconomia del Cnr (Cnr-Ibe), Franco Miglietta e Lorenzo Genesio e da Roberto Bassi, dell'Università di Verona. Lo studio è partito da alcune piante, dette "pallide", perchè a basso contenuto di clorofilla, caratteristica che le porta a riflettere maggiormente le radiazioni solari, diminuendo così l'effetto serra.

"Bisogna testare queste varietà in condizioni reali di coltivazione – ci spiegano i ricercatori Genesio e Miglietta– in modo da valutarne la produttività e la resistenza agli stress ambientali. E per acquistare un qualsiasi strumento o materiale per la ricerca, anche di costo irrilevante, spesso ci vogliono mesi per i tanti step burocratici".

Bisogna testare queste varietà in condizioni reali di coltivazione

dott. Lorenzo Genesio e Franco Miglietta - Cnr-Ibe

In un articolo pubblicato sulla rivista mensile "Global Change Biology", il team ha spiegato che questi organismi vegetali possono essere ricreati in laboratorio, anche se già in natura esistono piante più pallide di altre, come il grano, l'orzo o il mais. "Negli Stati Uniti – aggiungono – esiste una varietà di soia pallida, la MinnGold, che ha l'80% di clorofilla in meno rispetto alle più comuni e ci siamo stupiti che riuscisse a crescere e a produrre semi".

Fino a questo momento infatti questa caratteristica non era stata ritenuta importante, ora invece la speranza è che possa diventare la chiave per un futuro migliore. Un lavoro da cui, nonostante gli sforzi compiuti, traspare un grande entusiasmo. "Emozionante – concludono i ricercatori- è stato aver avvertito il forte apporto a livello scientifico delle attività agricole. Soprattutto in relazione al contrasto dei cambiamenti climatici. La strategia proposta nella ricerca può fornire un contributo importante su scala locale nella mitigazione delle ondate di calore".