Al via a Bonn il meeting preparatorio della Cop27 di Sharm El-Sheikh. Tutti i temi in agenda

Al via a Bonn la Riunione Intermedia dei Negoziati sul Clima, appuntamento preparatorio della prossima Cop27 di Sharm El-Sheikh. Sul tavolo i fondi per i Paesi più colpiti dai cambiamenti climatici, la verifica degli obiettivi di riduzione delle emissioni, la risposta alla crisi energetica causata dal conflitto russo-ucraino. In questo articolo tutti i temi del meeting.
Entra nel nuovo canale WhatsApp di Ohga
Michele Mastandrea 6 Giugno 2022

Da oggi al 16 giugno la città di Bonn, in Germania, ospiterà un evento molto importante. In quella che fu la capitale della Germania Occidentale ai tempi della guerra fredda si svolgerà infatti, devi sapere, la Riunione Intermedia dei Negoziati sul Clima.

Si tratta di una specie di pre-Cop, la Conferenza delle Parti delle Nazioni Unite che ogni anno fa il punto sulla situazione del pianeta. E di conseguenza, sulle politiche da mettere in atto per contrastare riscaldamento globale e cambiamenti climatici, sperando in risultati migliori di quelli ottenuti alla deludente Cop26 di Glasgow.

Il cambiamento climatico non è "un’agenda che possiamo più permetterci di rimandare", ha spiegato Patricia Espinosa, segretaria esecutiva dell’Onu sui cambiamenti climatici, inaugurando i lavori del meeting. "Abbiamo bisogno di decisioni e azioni ora e spetta a tutte le nazioni fare progressi a Bonn", ha poi aggiunto Espinosa, auspicando che a Bonn e soprattutto in Egitto tutti i settori dell’economia e delle società "dimostrino di riconoscere l’entità dell’emergenza e di adottare misure audaci".

Di cosa si parlerà a Bonn

Il meeting è finalizzato a trovare un accordo su diversi punti, soprattutto a livello tecnico, che poi dovranno essere ulteriormente discussi e approvati alla Cop vera e propria. Come sai, questa si svolgerà a Sharm El-Sheikh dal 7 al 18 novembre. L'attenzione sul riscaldamento globale e le sue conseguenze non si è mai abbassata, almeno da parte di chi ne studia ogni giorno l'andamento. Negli ultimi mesi, diversi report dell'Ipcc hanno sottolineato la gravità della situazione, sottolineando però anche le possibilità che ci sono per invertire la rotta.

Ma a cinque mesi dall'avvio della Cop27 egiziana, sono tanti i nodi da sciogliere tra i 197 Paesi partecipanti e le centinaia di esperti, di associazioni, di organizzazioni non governative e di attivisti che interverranno ai lavori. In primis, il modo in cui riuscire a centrare – sempre che sia ancora possibile – gli obiettivi previsti dalla Cop di Parigi del 2015. E dunque su come mantenere l'aumento della temperatura globale entro gli 1,5 gradi rispetto all'era pre-industriale.

L'obiettivo di una forte riduzione delle emissioni, sulla scala di quanto deciso ad esempio dall'Unione Europea, è in teoria un obiettivo di tutti. Il problema sta nel come raggiungerlo. In particolare, il sostegno economico ai Paesi meno responsabili dei cambiamenti climatici o che hanno storicamente emesso di meno sarà al centro dei negoziati sulla finanza climatica. Un tema che promette di essere al centro del meeting di novembre, visto anche la sua sede, il continente africano. Quello che subisce gli effetti del global warming molto più di quanto vi contribuisca in termini di emissioni.

Al centro poi ci sarà anche il tema del "loss and damage", ovvero sui finanziamenti diretti a politiche di adattamento e risposta agli effetti dei cambiamenti climatici sui Paesi più esposti al fenomeno. In questo senso, anche l'Aosis, l'Alleanza dei piccoli Stati insulari, ovvero dei Paesi che rischiano di scomparire nei prossimi decenni a causa dell'innalzamento del livello dei mari, ha chiesto che sin da Bonn ci sia una "visione chiara" su quando e come mettere in atto questi stanziamenti.

Il peso della guerra in Ucraina

Sul meeting in Germania aleggia poi ovviamente la situazione in Ucraina. L'attacco lanciato dalla Russia verso il suo vicino ha portato negli scorsi mesi il tema dell'energia, e dunque delle emissioni climalteranti, ancora di più al centro del dibattito. Una situazione che ha risvolti negativi e positivi, guardando al futuro. Se da un lato rischia di prolungare l'utilizzo delle fonti fossili, in un contesto soprattutto europeo impreparato a fare a meno degli idrocarburi russi, dall'altro potrebbe accelerare la spinta globale alla transizione alle fonti rinnovabili.

A deciderlo sarà semplicemente la volontà politica dei Paesi partecipanti. "Penso che questa guerra abbia dimostrato una cosa: quanto sia fragile il mondo nella sua dipendenza dai combustibili fossili", ha dichiarato qualche giorno fa il segretario Generale dell'Onu, Antonio Guterres. E saranno proprio i meeting di Bonn e Sharm El-Sheikh a fare capire al mondo intero che tipo di "uscita" da questa dipendenza verrà presa dalla comunità internazionale.