Al via la Cop26 di Glasgow: le trattative per il clima partono in salita, ma il pianeta non può più aspettare

Inizia oggi la 26esima Conferenza sui cambiamenti climatici delle Nazioni Unite, che dovrà dare seguito all’Accordo di Parigi. I Paesi del mondo sono chiamati a rinnovare i loro impegni a contenere il riscaldamento globale sotto 1,5 °C rispetto all’era preindustriale, ma non mancano le resistenze di quegli Stati fortemente dipendenti dai combustibili fossili.
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Federico Turrisi 31 Ottobre 2021

I riflettori del mondo si accendono su Glasgow, che per le prossime due settimane sarà la capitale mondiale della lotta contro la crisi climatica: si apre oggi infatti allo Scottish Event Campus la Cop26, ovvero la Conferenza delle Parti sui cambiamenti climatici delle Nazioni Unite, definita da alcuni l'ultima chance per l'umanità per scongiurare gli effetti più catastrofici del riscaldamento globale.

Sono numerose le questioni sul tavolo: dagli strumenti di finanza climatica (come il fondo da 100 miliardi di dollari l'anno per aiutare i Paesi in via di sviluppo) all'aggiornamento degli Ndc (Nationally Determined Contributions), ovvero dei piani nazionali di riduzione delle emissioni di gas serra, per rimanere in linea con l'obiettivo della neutralità climatica (cioè zero emissioni nette di carbonio) entro la metà del secolo e il contenimento dell'aumento della temperatura terrestre a +1,5 °C rispetto all'epoca preindustriale, come previsto dall'Accordo di Parigi del 2015.

Come ripetiamo ormai da settimane, la strada è tutta in salita. Se da una parte ci sono Paesi che propongono piani per la transizione ecologica più ambiziosi (come l'Unione Europea, gli Stati Uniti, il Regno Unito), dall'altra bisogna superare le resistenze di diversi Stati che non hanno alcuna intenzione di sganciarsi rapidamente dai combustibili fossili. Neanche dal più inquinante di tutti, il carbone. Inoltre, alla Cop26 avranno un certo peso le defezioni di alcuni importanti leader politici, come il presidente cinese Xi Jinping (la Cina, ricordiamolo, è il primo emettitore globale di gas serra), quello russo Vladimir Putin e quello brasiliano Jair Bolsonaro. Non è un caso, insomma, se il Segretario Generale delle Nazioni Unite, António Guterres, ha lasciato trasparire grande preoccupazione per l'esito del vertice, affermando in riferimento alla Cop26 che c'è "un alto rischio di fallimento".

Intanto, fuori dal palazzo, si mobilitano organizzazioni ambientaliste e società civile per aumentare la pressione sui leader politici. Per lo sciopero di Fridays for Future del prossimo 5 novembre a Glasgow è attesa la partecipazione anche di Greta Thunberg. La richiesta è sempre la stessa: intervenire in maniera urgente e incisiva per contrastare la crisi climatica. L'ultimo rapporto dell'Ipcc ci ricorda che il tempo per invertire la rotta ed evitare il peggio è sempre più ridotto. Per questo la Cop26 deve segnare un momento di svolta.

Aggiornamento delle 14

"In ognuno dei nostri Paesi stiamo vedendo l'impatto devastante del cambiamento climatico: alluvioni, uragani, incendi, temperature record", ha affermato Alok Sharma, presidente della Cop26, aprendo i lavori. "Sappiamo che la Cop26 è la nostra ultima migliore speranza per mantenere a portata di mano l'obiettivo di contenere il riscaldamento globale al di sotto 1,5 gradi. Credo che possiamo risolvere le questioni in sospeso. Possiamo portare avanti i negoziati. E possiamo lanciare un decennio di maggiore ambizione e azione. Se agiamo adesso e insieme, possiamo proteggere il nostro prezioso pianeta".

Tra gli altri relatori presenti alla cerimonia inaugurale della Cop26 c'erano Patricia Espinosa, segretario esecutivo dell'Unfccc (la Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici), Hoesung Lee, presidente dell'Ipcc (il comitato scientifico dell'Onu sul cambiamento climatico), e India Logan-Riley, che ha parlato in rappresentanza delle comunità indigene.

Credits video | Source: Ruptly