Alzheimer, individuato un collegamento tra perdita della memoria e ormone della fame

Secondo una ricerca condotta da un team di scienziati dell’Università del Texas, l’attivazione contemporanea nella regione cerebrale dell’ippocampo dei recettori della grelina, detto anche l’ormone della fame, e dei recettori della dopamina potrebbe influenzare positivamente i processi dell’apprendimento e della memoria.
Entra nel nuovo canale WhatsApp di Ohga
Federico Turrisi 27 Settembre 2019
* ultima modifica il 22/09/2020

Che collegamento ci può essere tra una sensazione come provare appetito e i processi dell'apprendimento e della memoria? Nessuna, potrebbe essere la tua risposta. E invece non è così. Lo dimostra uno studio condotto dai ricercatori dell'Università del Texas, a Dallas, che, analizzando il comportamento nel cervello dei recettori della grelina, detta anche l'ormone della fame, potrebbe aprire nuove strade nella ricerca scientifica contro la malattia di Alzheimer.

Che il corpo umano sia una macchina straordinaria non è certo una novità. Per comprendere la scoperta degli studiosi americani è necessario fare una piccola digressione medica. La grelina è un ormone che viene prodotto da alcune cellule presenti nello stomaco e nel pancreas. Il suo compito è stimolare l'appetito, inviando dei segnali alle cellule della regione cerebrale dell'ipotalamo. Gli scienziati hanno scoperto in precedenza che la grelina è attiva anche in un'altra zona del cervello, l'ippocampo, e ciò ha portato a ipotizzare una sua relazione anche con i meccanismi dell'apprendimento e della memoria.

Tuttavia gli studi per verificare se l'attivazione dei recettori della grelina nell'ippocampo potessero rallentare la progressione dell'Alzheimer si sono rivelate inconcludenti, sia nell'uomo sia negli animali. Questa nuova ricerca suggerisce che l'attività cognitiva in un ippocampo sano richiede l'azione combinata sia dei recettori della grelina sia dei recettori di un altro ormone, la dopamina.

In sostanza, per dire che un ippocampo sia in salute la grelina dovrebbe legarsi a determinati recettori della dopamina per formare un complesso proteico che mantiene equilibrato il livello di comunicazione tra i neuroni, preservando così la memoria. Però la beta amiloide, la proteina responsabile della formazione delle placche amiloidi che caratterizzano la malattia di Alzheimer, impedisce ai recettori della grelina di legarsi a quelli della dopamina.

I ricercatori americani hanno allora effettuato dei test su dei topi affetti da Alzheimer. Hanno somministrato agli animali due composti chimici in grado di attivare contemporaneamente i recettori della grelina e quelli della dopamina, riscontrando un miglioramento dell'attività cognitiva. Ma su come sfruttare tale meccanismo neuronale per fermare o rallentare eventualmente il processo degenerativo della malattia di Alzheimer c'è bisogno ancora di ulteriori approfondimenti. Si tratta comunque di un piccolo passo in avanti per la ricerca contro un male che non ha cura e che è destinato a interessare, con l'aumento dell'aspettativa di vita, un numero sempre più alto di anziani.

Fonte | "Disrupted hippocampal growth hormone secretagogue receptor 1α interaction with dopamine receptor D1 plays a role in Alzheimer′s disease" pubblicato su Science Translational Medicine il 14 agosto 2019.

Le informazioni fornite su www.ohga.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.