Come fa un fungo parassita a controllare le formiche trasformandole in zombie

Si chiama Ophyocordyceps ed è un fungo parassita in grado di infettare le formiche, che così si trovano a muoversi e a fare cose fuori dalla loro volontà. Ma come fa?
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Rubrica a cura di Gabriele Martinucci
2 Agosto 2024

Esiste un fungo parassita in grado di prendere il controllo delle formiche trasformandole in delle specie di zombie: l'Ophyocordyceps. Nella sua fase iniziale è una spora, un minuscolo granello fungineo che viaggia sospeso nell’aria. Se questa spora riesce ad entrare in contatto con un artropode, ovvero una formica, si insinua nel corpo di quest’ultima attraverso l’apparato respiratorio e da lì raggiunge i tessuti molli.

Cosa fa il fungo parassita Ophyocordyceps

Una volta dentro il corpo della vittima, l'Ophyocordyceps accresce, si espande, andando a creare delle ife, dei filamenti che percorrono tutto il corpo della formica, insinuandosi nei muscoli fino a raggiungere il cervello. Una volta raggiunto il cervello il gioco è fatto. Il fungo inizia infatti a interferire chimicamente con il cervello dell’animale e, rilasciando messaggeri chimici, obbliga i muscoli dell’artropode a contrarsi al suo volere. Bada bene quindi: la formica non è una morta che cammina, ma è viva ed è controllata dal fungo dall’interno.

Il controllo mentale del fungo parassita

Una volta controllata la formica diventa meno socievole e si isola dalla colonia, fino a che un giorno inizia ad arrampicarsi su uno stelo di qualche pianta della foresta. Il fungo la fa infatti salire a un’altezza compresa tra i 20-25 cm da terra, il luogo perfetto per poter accrescersi grazie alle condizioni microclimatiche ottime per il fungo: umidità al 90-95% e una temperatura media tra i 20 e i 30 gradi Celsius. A questo punto si entra nella fase finale: il fungo obbliga la formica a serrare le mandibole sullo stelo, in modo da avere un appoggio stabile, e da lì inizia a divorarla dall’interno. Produce degli enzimi che scompongono i tessuti dell’ospite e si nutre delle proteine che ne derivano per entrare nella sua fase riproduttiva. È durante questa fase che il fungo inizia a formare il suo corpo fruttifero, quella parte del fungo che conosciamo tutti insomma. Crescendo, il corpo fruttifero dell’Ophyocordyceps rompe l’esoscheletro della vittima, ormai esanime, ed esce allo scoperto. Ecco, quelle sorte di rametti che escono fuori sono proprio i corpi fruttiferi. I corpi fruttiferi del fungo hanno un compito specifico: diffondere le spore. E quello fanno, dall’alto! È come una sorta di pioggia di spore mortale che cala verso il fondo della foresta, pronta a riniziare il ciclo di questo fungo parassita.

Dove si trovano i funghi parassita

Di Ophyocordyceps ne esistono diverse specie e sono distribuite principalmente nelle foreste tropicali del sud-est asiatico e del sud America.  Ma anche in Italia abbiamo funghi simili! Quelli più diffusi sono funghi del genere Akanthomyces, che parassitizzano diversi artropodi, in particolare ragni, farfalle e falene. Quindi guardati in giro nei boschi: potresti trovare una di queste opere d’arte dell’evoluzione. Un po’ macabre, concordo, ma pur sempre assurdamente affascinanti.

Il fungo parassita può infettare l'uomo?

Ok, rispondiamo a quella domanda: ma possono infettare l’essere umano come in "The Last Of Us"? La risposta breve è no, la risposta completa è che per fare un salto di specie così alto, ci vorrebbero davvero delle condizioni alquanto improbabili. Non impossibili, ma improbabili. Il fungo dovrebbe fare i conti con il nostro sistema nervoso, che essendo mammiferi, è molto più articolato di un sistema nervoso di una formica. Poi c’è il discorso della temperatura: la nostra temperatura interna del corpo rende abbastanza proibitivo lo sviluppo di un fungo così in tutto l’organismo. Insomma, di barriere ce ne sono e anche tante, non ti preoccupare.

La vespa parassita delle coccinelle

Ma sono solo i funghi ad utilizzare queste tecniche? Certo che no! Esiste anche una vespa, la Dinocampus coccinellae. Si chiama così proprio perché depone il suo unico uovo all’interno di una coccinella, assieme ad un mix di sostanze chimiche. Quando la larva esce dal suo uovo, inizia a divorare lentamente la coccinella dall’interno, facendola rimanere però in vita. Da fuori la coccinella appare normale e continua ad alimentarsi, ma praticamente tutto il nutrimento andrà a far crescere la larva che porta con sé, fino a che quest’ultima non è pronta per il suo stadio successivo di vita. Circa 3 settimane dopo l’ovodeposizione la larva è infatti pronta per uscire dal corpo della coccinella e si avvolge in un bozzolo per completare la metamorfosi. E la coccinella in tutto questo? La coccinella, nonostante sia libera dal parassita, rimane lì in posizione, sopra il bozzolo di vespa in crescita, proteggendola a mo’ di scudo vivente dai potenziali predatori. Solo dopo che la vespa ha completato la sua metamorfosi a fase adulta alata, la coccinella, la maggior parte delle volte, muore. Gli studiosi dell'Università di Montreal hanno rivelato che, oltre a iniettare sostanze chimiche, la vespa introduce anche un virus nelle ovaie della coccinella. Si pensa che questo virus sia il responsabile dell'immobilizzazione della coccinella, che così assume anche il ruolo di protezione del bozzolo della vespa dagli attacchi. Il virus e la vespa collaborano per un obiettivo comune: trasformare la coccinella in una guardia del corpo per facilitare la crescita e la riproduzione di nuove vespe e virus.

I parassiti, se vogliamo, sono l’espressione massima dell’evoluzione ed è anche grazie a loro che gli organismi vittime si sono evoluti, quando non estinti. Nonostante possano risultare non particolarmente simpatici, va riconosciuto quanto essi siano estremamente specializzati per poter vivere in funzione dei loro ospiti, ed è davvero affascinante pensare a come la vita si sia modellata in questo pianeta nel corso degli ultimi 3 miliardi di anni. Amare la natura è semplice se si amano solo animali carini e pucciosi. Ma amare veramente la natura significa amarla incondizionatamente nelle sue luci e nelle sue ombre. Che merito avremmo sennò!?

Questo articolo fa parte della rubrica
Naturalista, classe ‘96 e nato il 25 dicembre con un’enorme passione per la natura: rettili, anfibi e piante in particolare. Ho altro…