Ti sorprenderà ma le piante non sono affatto le creature passive che si pensa. Sono infatti in grado di registrare innumerevoli segnali ambientali, che si traducono poi in attivazioni o soppressioni di geni e risposte ormonali.
Il primo fattore che una pianta utilizza per comprendere in che periodo dell’anno si trova sono le ore totali di buio rispetto alla quantità di luce solare. Questo fattore è meglio indicato come “fotoperiodismo”. Il fotoperiodismo influenza la produzione di determinati ormoni che andranno a influenzare a loro volta la produzione di determinati tessuti. In poche parole: le ore di luce influenzano la produzione di nuove foglie, di fiori o il prepararsi al riposo invernale.
Ma come fanno le piante a fiore a percepire la luce? Lo fanno grazie a dei fotorecettori, delle molecole che fungono da “occhi” microscopici per la pianta e che sono diffusi ovunque. Ovviamente non vedono le figure, ma riescono a percepire le diverse lunghezze d’onda della luce solare, in particolare la luce rossa e blu. In base a quante ore di luce registrano rispetto alle ore di buio, le piante capiscono l’alternanza delle stagioni.
Sulla base di quanto detto possiamo distinguere le piante in longidiurne, brevidiurne e neutrodiurne. Ognuna di esse si differenzia in base a quante ore di luce ha bisogno per poter fiorire. Le longidiurne, come suggerisce il nome, hanno bisogno di più giorno che notte, e fioriranno quindi in tarda primavera/estate,. Le brevidiurne hanno bisogno invece di meno ore diurne rispetto alle notturne, e fioriranno a inizio primavera o in autunno. Le neutrodiurne sono invece quelle fioriscono indipendentemente dal fotoperiodo.
Ma solo la luce è un fattore sufficiente? No, la pianta registra dall’ambiente innumerevoli parametri che mette in relazione fra loro in modo da costruirsi un quadro più coerente possibile alla realtà. In sostanza sono come dei cervelloni che elaborano dati in tempo reale. Il fotoperiodo viene intrecciato ad esempio con i dati di umidità nel terreno e, soprattutto, con le temperature registrate nel corso della giornata. Questo permette al vegetale di distinguere ad esempio la primavera dall’autunno, dove le ore di luce sarebbero pressoché identiche.
Ma ecco che qui nasce un problema: le temperature medie fuori dalla norma, a causa della crisi climatica in atto, sempre più spesso mandano in confusione le piante e le spingono a fiorire fuori dai tempi. Fiorire in anticipo significa non avere nessun insetto impollinatore pronto a fare il suo lavoro o correre il rischio di andare incontro a gelate potenzialmente letali. Ovviamente non tutte reagiranno allo stesso modo: c’è chi si adatterà a questo nuovo clima alterato e chi peggio, ma molto probabilmente ci aspetta un periodo piuttosto duro per la biodiversità su questo pianeta.