Chi ha avuto l'occasione di farsi una passeggiata nella moderna Porta Nuova a Milano si sarà chiesto: ma cosa ci fa uno stagno in mezzo ai grattacieli? Non abbiamo già abbastanza zanzare?
Contrariamente a quanto si crede non sono le aree verdi a favorire la proliferazione delle zanzare: il motivo per cui ne abbiamo così tante in città è un altro.
Quello delle zone verdi e umide viste come culle per le zanzare o come luoghi brutti e malsani è una convinzione abbastanza diffusa, ma in realtà sono fondamentali proprio per contrastare la proliferazione di questi insetti. La zanzara infatti depone le uova dove trova dell’acqua stagnante e, allo stesso tempo, dove non ci sono predatori. In natura quasi tutti si nutrono di zanzare, sia nella sua fase larvale che nella sua fase adulta. Proprio così, sono gli snack preferiti per tantissime creature.
Nella maremma toscana, ad esempio, le larve acquatiche vengono divorate dalle larve di libellula, dai coleotteri acquatici predatori, tipo il ditisco, e dai numerosi anfibi e pesci che popolano quegli acquitrini. E poi tritoni, rospi, rane, cavedani… insomma un tripudio di vita acquatica che decima gratuitamente buona parte delle larve che si avventurano nel loro specchio d’acqua. Gli adulti di zanzara vengono predati regolarmente da ragni, piante carnivore, uccelli e pipistrelli. Un “massacro biologico” che non lascia spazio ad alcuna infestazione di zanzare.
Tutto il contrario invece rispetto alle sponde dell’Arno basso, sempre in Toscana. Ma perché in città ci sono tante zanzare e nelle paludi no?
L’Arno, nelle sue parti più a valle, è un fiume “biologicamente morto”: non è più presente biodiversità e ci sono solo case e campi agricoli tutto intorno. Noi esseri umani tendiamo sempre a eliminare dal paesaggio tutto ciò che è vivo e diverso dal nostro standard di precisione e pulizia. Così facendo, però, distruggiamo degli habitat, rendendoli dei ripari perfetti per quelle poche specie che si adattano e che spesso sono dannose e invasive. La zanzara non è stupida: se per deporre le sue uova deve scegliere tra uno stagno ricco di libellule, rane e pipistrelli e un sottovaso colmo d’acqua, stai sicuro che deporrà nel sottovaso.
I luoghi prediletti per questi insetti sono infatti proprio le pozze prive di vita, posti malsani, sì, ma resi malsani da noi. Un canale di scolo di un campo agricolo dove si usano pesticidi a pioggia, un sottovaso lasciato pieno d’acqua, un secchio vuoto riempito con acqua piovana o un silos aperto per l’irrigazione di un campo: queste sono le culle perfette per le zanzare. Il punto è che queste non sono zone umide, sono solo zone bagnate e morte.
Una zona umidaè un ambiente nel quale l’acqua che arriva dopo le piogge o le piene, si ferma e, fermandosi, si ripulisce. Tutte quelle impurità microscopiche che galleggiano nell’acqua, e che sono arrivate sospinte dalla corrente, in queste zone decantano, si posano sul fondo e lasciano l’acqua sovrastante limpida. Le radici delle numerosissime piante che crescono a contatto con l’acqua, la filtrano da nitrati, fosfati e altri inquinanti, organici e non, tipici delle acque reflue sporcate dai campi agricoli e dalle città.
Costruire una zona umida in città, se pensata e progettata per bene, non porta un aumento di zanzare e non rende il quartiere in cui viene inserita un posto malsano e puzzolente. Anzi, aiuta a raccogliere le acque piovane, assorbendole come una spugna, riducendo così il rischio di allagamenti e alluvioni e a contrastare la siccità durante le crisi idriche. Aiuta a ripulire l’acqua, ammortizzando naturalmente il costo che noi tutti dobbiamo sostenere per la sua depurazione. Aiuta a mantenere fresche le città, grazie alla presenza di piante e alberi, e aiuta, come ti dicevo, ad aumentare la biodiversità, contrastando la proliferazione di alcuni insetti e animali che vivono “approfittando” dell’essere umano. Quindi vedere luoghi come quello alle mie spalle è un motivo di vanto per una città.
Ovviamente sia chiaro: non basta un unico stagnetto per migliorare la situazione. Per avere un ecosistema sano e funzionante bisognerebbe avere un bel numero di aree umide verdi all’interno dei nostri tessuti urbani. Tutto il contrario di quello che abbiamo fatto durante la storia se ci pensi, dato che proprio a causa dell’urbanizzazione molti habitat di questo tipo sono andati persi per sempre.
Bisognerebbe quindi immaginare le città come un mosaico di ecosistemi in continuum con gli ecosistemi naturali adiacenti, dove l’essere umano ha compreso che proteggere la natura non è solo proteggere la rana o una piantina, ma è garantire salute psicofisica e vantaggi socioeconomici alle persone stesse.