Fu il primo a dare l'allarme e non fu creduto. Poco fa era arrivata una notizia triste: il medico cinese Li Wenliang sembrava essere morto a causa delle complicanze dovute all'infezione da Coronavirus. Lo riportava il quotidiano cinese Global Times. Poco dopo dopo, però, l'Ospedale di Wuhan nel quale è ricoverato ha smentito l'informazione attraverso un post su Weibo, un social network cinese, affermando che il medico è ancora vivo, sebbene le sue condizioni siano piuttosto gravi e tutti stiano facendo del loro meglio per cercare di salvarlo.
Aveva notato i primi sintomi su se stesso il 10 gennaio, il giorno dopo che la Cina aveva annunciato la mappatura del genoma del nuovo e misterioso virus. Ma era da dicembre che su Whatsapp circolavano i suoi messaggi, condivisi inizialmente in una chat con ex studenti di Medicina. Parlava di una malattia simile alla Sars contratta da pazienti che avevano frequentato il mercato ittico di Wuhan. Insomma lanciava l'ipotesi di un altro, nuovo, coronavirus in circo azione.
Quando però gli avvisi iniziarono a circolare su altri gruppi e chat e il passaparola è arrivato alle autorità sono iniziati guai per lui inaspettati. Gli screenshot non lasciavano dubbi: c'era un medico che parlava di una nuova epidemia, ma non era vera. Dunque, l'accusa di diffamazione, le minacce e poi l'arresto.
Naturalmente, il governo e le forze dell'ordine dovettero fare un passo indietro quando fu chiaro che Wenliang aveva avuto ragione, su tutto. Riabilitato e, rientrato in corsia proprio per assistere i malati che si moltiplicavano a vista d'occhio, è caduto vittima di quella stessa infezione che per primo aveva riconosciuto e che ancora non si sapeva potesse venire trasmessa anche da uomo a uomo.
Forse è proprio lui uno dei simboli di questa epidemia e della censura del governo di Pechino che si è in seguito dovuto scusare con il mondo intero per i ritardi nella gestione dell'emergenza.
Fonte|Pagina Weibo Wuhan Hospital