Cos’è il self empowerment? I segreti di un percorso per raggiungere fiducia e consapevolezza

Se non indicato espressamente, le informazioni riportate in questa pagina sono da intendersi come non riconosciute da uno studio medico-scientifico.
Il primo passo è la consapevolezza. Il secondo passo è riconoscere le tue potenzialità e le tue risorse e quindi intraprendere la strada per raggiungere i tuoi obiettivi. Ecco come potenziare le tue capacità con un percorso di self empowerment, per conquistare più fiducia in te stesso e vivere meglio.
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Gaia Cortese 19 Dicembre 2018

Con il termine self empowerment si intende un percorso che porta a una maggior consapevolezza delle proprie potenzialità, a sviluppare le proprie risorse, a vedere le cose in maniera più positiva. Perché si usa la parola empowerment? Perché si tratta proprio di un potenziamento personale: così come si allenano i muscoli in palestra, intraprendendo un percorso di self empowerment si lavora per acquisire un maggior autostima, per avere più fiducia in se stessi e quindi vivere meglio anche in mezzo agli altri.

La prima volta che ho sentito parlare di self empowerment mi è venuta in mente una scena del film Il piccolo Nicolas e i suoi genitori del 2009, in particolare la scena in cui Nicolas e i suoi amici, prendendo spunto dai fumetti di Asterix, preparano una presunta pozione magica e dietro compenso la propinano al bambino più mingherlino della compagnia. Per mostrare l’efficacia della pozione gli chiedono di sollevare un furgone, zavorrato sul lato opposto con massi, incudini e quant’altro per potersi ribaltare con il minimo sforzo. E così il bambino, dopo aver bevuto l’intruglio, e aver rovesciato il furgone, crede di avere ormai dei super poteri. Lui ne è convinto, e la cosa sicuramente fa molto bene alla sua autostima (fisico a parte).

Lungi da me voler sminuire in qualunque maniera un processo come il self empowerment, riportandovi questa sequenza di un film. Non sono rare le situazioni nella vita che possono portare a una perdita di fiducia nelle proprie capacità, soprattutto nell’ambito lavorativo, ma non solo. Anche determinate persone che frequentiamo con una certa assiduità possono nuocere al nostro benessere: persone solo in grado di pretendere e a cui non riusciamo a dire di no, uomini che ledono l’autostima della propria compagna, persone capaci unicamente di lamentarsi e che hanno una visione pessimistica per ogni cosa, ogni progetto e ogni persona. In questi casi, che sono solo alcuni esempi, non è proprio facile riuscire a mantenere l’ottimismo, l’energia per affrontare sfide e cambiamenti e per vedere le cose in maniera almeno obiettiva. Ecco allora che entra in gioco il self empowerment.

Cosa c'è dietro il self empowerment

Il termine self empowerment compare spesso insieme ad altri termini nei testi che trattano l’argomento. Spesso si parla per esempio di helplessness e hopefullness: helplessness indica la condizione di passività, di sfiducia e di sconforto da cui ha origine un processo di empowerment per superare questa condizione (Maier e Seligman 1966); hopefullness si riferisce all’obiettivo da raggiungere, inteso come l’acquisizione di fiducia, che deriva da un maggior controllo degli eventi intorno alla persona e dalle maggiori aspettative positive riguardo il futuro (Zimmerman 1990). Quando invece si parla di self-efficacy si intende la convinzione che ha una persona relativamente alle proprie capacità di mettere in atto determinate azioni per raggiungere degli obiettivi specifici (Bandura 1982); ancora, locus of control, è un luogo metaforico in cui si trovano le cause di situazioni e stati d'animo che vive la persona e che possono essere o caratteristiche personali o cause indipendenti dalla persona stessa (Rotter, 1966). Nel 2000 un altro studioso, tale Zimmermann, ha poi distinto tre livelli di analisi dell’empowerment: individuale, organizzativo, comunitario. Ciascuno di questi livelli è interconnesso con gli altri e sono sempre correlati tra loro per un processo di causa-effetto.

Un cactus alla ricerca della consapevolezza

Di self empowerment ha scritto anche Stefano Pigolotti, imprenditore, giornalista e mental coach. Nel suo manuale romanzato “Il tuo destino è sbocciare”, racconta le vicende di un curioso protagonista, un cactus, attraverso le quali conduce il lettore lungo un cammino fatto di piccoli passi e con un solo obiettivo: la piena consapevolezza di sé. Gli abbiamo chiesto di spiegarci quanto sono importanti concetti come la gratificazione, la perseveranza e la consapevolezza in un percorso di self empowerment. Ecco cosa ci ha risposto: "Il primo passo è la consapevolezza. Bisogna indagare e scoprire chi si è evidenziando i nostri punti di forza e gli ambiti in cui migliorare. Individuando le attitudini più opportune per evolvere. Una volta capito cosa possiamo permetterci, individuiamo l’obiettivo è lo sosteniamo con la mission in modo da alimentare la Perseveranza con più sollecitudine e sostenibilità perché ciò a cui puntiamo ci appartiene e possiamo essere certi di non disperdere energie in percorsi tortuosi e inutili. Infine, la gratificazione che acquisisce una doppia valenza la gioia del risultato raggiunto e lo sprone a proseguire più motivati perché consapevoli di essere in grado di farcela".