Dagli Ulivi all’Avocado, i due metodi sostenibili per riutilizzare gli scarti della potatura

Una studentessa del politecnico di Torino e un gruppo di ricercatori dell’Università di Girona hanno trovato due metodi per rendere la potatura di ulivi e avocado utili all’ambiente e a due settori che maggiormente inquinano ogni giorno: l’edilizia e l’azienda del packaging.
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Mattia Giangaspero 8 Aprile 2024

Il primo metodo arriva direttamente dalla Spagna, più precisamente dai ricercatori dell'Università di Girona e riguarda la potatura degli alberi di avocado. L'altro metodo è italiano, riguarda gli ulivi ed è stato pensato e pubblicato in una tesi da una studentessa del Politecnico di Torino. E partiamo proprio da quest'utlimo. Rossella Cottone ha pensato alla possibilità di utilizzare tutti gli scarti della potatura dell'ulivo per la produzione di materiali edili più sostenibili.

La tesi parte dal fatto che, solitamente, tutti gli scarti della potatura non vengono riutilizzati, anzi in molti casi vengono anche bruciati in appositi impianti e questo porta a una produzione maggiore di emissioni di CO2. Il motivo che ha spinto a completare la tesi, individuando soluzioni alternativi in difesa dell'ambiente è stato proprio quello di evitare la produzione di emissioni di gas serra e puntare su un'economia circolare dello scarto.

Da qui l'analisi si è soffermata sulle proprietà degli scarti dell'ulivo dal punto di vista termico, igroscopico, acustico ed estetico.

"La ricerca è consistita in diverse fasi: reperimento del sottoprodotto agricolo ottenuto dalla cippatura delle potature; realizzazione dei campioni di pannelli isolanti con l’utilizzo di un legante naturale composto da acqua e farina; indagine sperimentale. Dati gli esiti positivi relativi alla stabilità del pannello, realizzato in questa fase della ricerca con un semplice legante naturale per ragioni di fattibilità pratica, si è poi proceduto con numerosi test per la caratterizzazione termica, igroscopica e acustica di alcune varianti di mixture". scrive Rossella Cottone all'interno della Tesi di Laurea.

I risultati, anche se ancora il tutto sia in via sperimentale, sono stati incoraggianti. "In particolare, sono state oggetto di valutazione prestazionale e confronto con soluzioni convenzionali, due pareti a secco coibentate, una con il cippato di potature sfuso e l’altra con il pannello legato, e sono state progettate alcune configurazioni di strutture fonoassorbenti e regolatrici di umidità da collocarsi sulle superfici interne dei locali, con resa fotorealistica attraverso la modellazione e la renderizzazione degli ambienti." Conclude la studentessa. 

Volando in Spagna, a Girona, l'altro metodo di riuso riguarda l'avocado e, in questo caso i ricercatori dell'Università di Girona hanno pensato alla possibilità di sostituire il polietilene (una delle più comuni e utilizzate microplastiche al mondo) utilizzato nei classici imballaggi per i prodotti alimentari. Come tutte le microplastiche il polietilene è una sostanza che difficilmente è biodegradabile e molto spesso diventa un rifiuto che non andrà via mai dai nostri mari. I ricercatori hanno scoperto come gli scarti della potatura dell'avocado essendo molto ricchi di cellulosa, presentano la stessa struttura utilizzata negli imballaggi, ma sono biodegradabili. L'esperimento è stato quindi quello di aggiungere al polietilene la parte cellulosa ottenuta dagli scarti dell'avocado e il risultato è stata la creazione di una sorta di biopolietilene che risulta maggiormente biodegradabile nel tempo. Adesso i test sperimentali proseguono sulla conservazione all'interno di questo nuovo packaging del prodotto alimentare. 

Fonti | Tesi Polito Rossella Cottone ; Università di Girona