Dalla pandemia alla guerra: come difendersi dall’infodemia

Da un giorno all’altro siamo passati dalla pandemia alla guerra, L’unica certezza: la costante, quasi eccessiva, diffusione di notizie, di titoloni sensazionalistici e di immagini spesso e volentieri crude. Si chiama infodemia e fortunatamente c’è un modo per difendersene.
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Gaia Cortese 17 Marzo 2022
In collaborazione con Dott.ssa Samanta Travini Psicologa

Con il termine “infodemia” si definisce la circolazione di una quantità eccessiva di informazioni, talvolta neppure troppo precise o peggio, tratte da fonti non affidabili, e che hanno il potere di generare non solo confusione, ma anche ansia e preoccupazione.

L’esempio di quello che può generare l’infodemia è sotto gli occhi di tutti: prima due anni di emergenza sanitaria dovuto alla pandemia da Covid in cui fake news, opinionisti e statistiche si sono susseguiti tutte le ore del giorno aumentando l’allarmismo già innescato dalla diffusione del virus. Per porre fine alle notizie sul Covid, sulla campagna vaccinale, sui no vax e il loro rifiuto a esibire un Green Pass, doveva scoppiare una guerra in Europa.

Oggi l’informazione occupa ogni spazio e tempo della nostra vita. Non ci sono più solo quotidiani, riviste e telegiornali; le notizie, ma anche le immagini, sono ampiamente diffuse attraverso i social, senza controllo e nella maniera più selvaggia possibile.

E sono proprio le immagini quelle che più colpiscono e fanno male. Perché puoi raccontare cosa succede all’organismo colpito da una polmonite interstiziale, ma ne rimarrai veramente colpito solo quando vedrai un reparto di rianimazione gremita di corpi seminudi, riversi sul letto e attaccati all’ossigeno. E allo stesso modo puoi raccontare la guerra, ma la sentirai davvero vicina quando ti immedesimerai in quelle donne e bambini che scappano dalla loro terra tra lacrime, stanchezza e paura.

Tutto questo ci arriva attraverso immagini, spesso e volentieri, virali sui social, impossibili da non visualizzare sul proprio feed. Ora è il turno del padre di famiglia in veste di soldato costretto a lasciar andare via i propri figli per dargli una possibilità di salvarsi; delle vittime dell’ospedale pediatrico colpito dalle bombe russe; dei profughi in cammino verso il confine con la Romania o ancora dei civili che da settimane vivono nei corridoi della metropolitana di Kiev o nelle cantine usate come bunker per proteggersi dai missili.

La circolazione eccessiva di tutte queste informazioni veicolate con parole e immagini ci tocca più di quello che crediamo possibile. Può provocare ansia e preoccupazione che, a uno step successivo, possono portare a disturbi di sonno, incubi notturni, ma anche stress e tachicardia.

Ognuno ha una propria sensibilità e deve conoscere il proprio limite, ossia capire fino a che punto può essere “giusto” assorbire così tante informazioni, fino a che punto "informarsi" può diventare deleterio.

Di solito, è proprio quando viene superato  il cosiddetto "punto di non ritorno" che diventa necessario fare qualcosa. In primis, imparare a selezionare le fonti di informazioni, con lo scopo di poter attingere le notizie solo da fonti affidabili, che non generino allarmismi e che non eccedano nel sensazionalismo. Anche non fermarsi solo a leggere i titoli sarebbe una buona cosa da fare, perché è proprio lì’ che, nella maggior parte dei casi, si ha una percezione alterata della notizia.

Le notizie poi non dovrebbero mai togliere spazio al dialogo tra genitori e figli. Trovarsi davanti a un telegiornale e apprendere le notizie in maniera passiva, senza parlarne, non è di certo una mossa vincente, in presenza di bambini e ragazzi soprattutto. I genitori dovrebbero essere sempre a disposizione per dare spiegazioni e per rassicurare i figli da paure e preoccupazioni.

L’ideale sarebbe proprio spegnere la tv e limitare il bombardamento di immagini che arrivano, e quando non è possibile, sarebbe necessario contestualizzare quel momento, perché non dare retta alla reazione di un bambino davanti alle immagini di una guerra in corso può essere un errore non trascurabile. Tutto deve essere spiegato con le giuste parole e una certa dose di razionalità: un genitore terrorizzato dagli eventi in corso non potrà che trasmettere la sua ansia, facendo ancora più danni.

Consapevoli che davanti a una guerra o una pandemia, non è possibile voltarsi dall’altra parte e non pensarci, non dimentichiamoci che la vita va avanti. Si può sempre fare la propria parte: aiutare, sostenere, dare accoglienza. Senza dimenticarci di provare a stare bene. Dovrebbe essere un diritto di tutti.

Il parere dell'esperto

Abbiamo sentito sull'argomento il parere della Dottoressa Samanta Travini, psicologa: "Con infodemia si intende l’abbondanza di informazioni, alcune accurate e altre no, che rendono difficile per le persone trovare fonti affidabili quando ne hanno bisogno. In una situazione di pericolo e di confusione come quella vissuta in questi ultimi due anni, le persone continuano a cercare certezze e punti di riferimento in un mare di informazioni contrastanti.

Ricercare attivamente o scorrere passivamente notizie su giornali, riviste, siti internet e social media ci aiuta in un primo momento a placare l’ansia derivante da questa indeterminatezza da cui sentiamo istintivamente la necessità di proteggerci. Allo stesso tempo, però, questa sete di informazioni ci costringe in un circolo vizioso di negatività che, invece di placare, alimenta ancora di più le nostre angosce.

Tutta questa mole di cattive notizie può avere, infatti, un impatto anche molto negativo sulla nostra psiche, in quanto notizie del genere non fanno altro che amplificare sentimenti ed emozioni di sfiducia, perdita e sconfitta che alimentano ansia e stress. Mai come in quest’ultimo periodo è facile sentirsi sopraffatti da un senso di instabilità, incertezza e vulnerabilità, fino a poter sfociare in veri e propri episodi depressivi o di panico.. 

Per proteggerci dalle conseguenze negative un consiglio pratico da seguire è quello di iniziare a programmare e controllare l’accesso che abbiamo a queste notizie, quindi pianificare quanto tempo dedicarvi e decidere anticipatamente le modalità di fruizione. Un altro consiglio utile è quello di limitare o bloccare determinati account o profili che generano fake news e prestare attenzione a non dare credito a qualsiasi cosa venga scritta e detta da persone con un minimo di influenza ma non competenti in materia".