È morta Gloria, la seconda persona a ottenere il suicidio assistito in Italia: perché la sua storia è importante

Dopo Federico Carboni, morto il 16 giugno 2022, Gloria (nome di fantasia) è la seconda persona in Italia ad avere accesso a un diritto garantito da una sentenza della Corte Costituzionale, e la prima a ottenere il farmaco gratuitamente. Gloria aveva 78 anni ed era affetta da un tumore irreversibile che le causava sofferenze insopportabili. La sua storia e quella di Antonio, paziente tetraplegico che invece ha deciso di rinunciare al suicidio assistito, ci ricordano quanto sia fondamentale essere liberi di scegliere. Sempre.
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Giulia Dallagiovanna 24 Luglio 2023
* ultima modifica il 24/07/2023

"La vita è bella, ma solo se siamo liberi. E io la sono stata fino alla fine. Grazie". Gloria, nome di fantasia, è una paziente oncologica di 78 anni ed è morta il 23 luglio alle 10:25 ricorrendo al suicidio assistito. Si tratta della seconda persona in Italia dopo Federico Carboni, che si era spento il 16 giugno dello scorso anno nelle Marche. Ma se Carboni aveva infranto un muro, la vicenda di Gloria è altrettanto importante: è infatti la prima persona ad aver ottenuto anche la consegna del farmaco e di tutti i dispositivi necessari da parte dell'azienda sanitaria. Nel primo caso era stato invece tutto carico del paziente, al punto che l'Associazione Luca Coscioni aveva organizzato un crowdfunding per raccogliere i 5mila euro necessari ad aver accesso a un diritto che, ricordiamolo, è garantito dalla sentenza 242/2019 della Corte Costituzionale sul caso Cappato-Dj Fabo.

Gloria aveva ottenuto il via libera dall'azienda sanitaria regionale e dal Comitato Etico lo scorso 30 marzo. I trattamenti con farmaci antitumorali mirati sono stati considerati sostegno vitale, rispondendo così a tutti i requisiti previsti dalla Consulta per l'accesso al suicidio assistito, assieme alla diagnosi di patologia irreversibile e alla presenza di sofferenze insopportabili. Anche questa è una novità, considerando che di norma per trattamenti di sostegno vitale si faceva riferimento a macchinari che garantivano le funzioni vitali di base come la respirazione o l'alimentazione e l'idratazione.

La donna, seguita dal team leagale dell'Associazione Coscioni, ha affrontato un iter di 6 mesi e alla fine ha ottenuto di poter morire a casa sua, circondata dai sui familiari e soprattutto dal marito, che le è rimasto vicino fino all'ultimo istante. La procedura di suidicio assitito è avvenuta sotto il controllo medico del dottor Mario Riccio, consigliere Generale dell'Associazione Luca Coscioni, che aveva già seguito Piergiorgio Welby e Federico Carboni.

"Anche se Gloria ha dovuto attendere alcuni mesi, ha scelto di procedere in Italia per avere accanto la sua amata famiglia e sentirsi libera nel suo Paese – hanno dichiarato Filomena Gallo e Marco Cappato, Segretaria Nazionale e Tesoriere dell'Associazione Luca Coscioni. – Ringraziamo il dottor Mario Riccio, che ha seguito la vicenda fin dall'inizio e che dopo l'impossibilità da parte dell'azienda sanitaria di fornire anche assistenza medica ha aiutato Gloria in questa fase finale, nel rispetto della sentenza 242/19 della Corte costituzionale. Le è stata risparmiata una fine che non avrebbe voluto, grazie alle regole stabilite dalla Consulta e grazie alla correttezza e all'umanità del sistema sanitario veneto e delle istituzioni regionali presiedute da Luca Zaia".

Gloria è la seconda cittadina veneta, dopo Stefano Gheller, ad aver avuto l'ok per la verifica delle condizioni per accedere a questa pratica di fine vita, e la quarta in Italia. Le altre due persone erano entrambe residenti nelle Marche.

Il Veneto inoltre è la prima Regione d'Italia ad aver depositato la soglia di firme necessaria per portare la proposta di legge regionale sul suicidio assitito, Liberi subito, elaborata dall'Associazione Coscioni in Consiglio regionale. L'hanno poi seguita Basilicata e Lazio attraverso l'iniziativa dei Comuni e i consiglieri regionali di Sardegna, Puglia e Marche. La raccolta di adesioni è stata inoltre avviata anche in Piemonte, Abruzzo, Emilia Romagna e Friuli Venezia Giulia.

La storia di Antonio e della sua rinuncia al suicidio assitito

Quanto sia importante garantire il diritto al fine vita in Italia lo dimostra anche la storia di Antonio, altro nome di fantasia, di cui ti avevamo parlato tempo fa su Ohga. L'uomo, tetraplegico dal 2014 in seguito a un incidente stradale, aveva fatto richiesta ad Asur Marche di procedere alla verifica delle condizioni per accedere al suicidio assistito. Una vicenda piena di ostacoli e finita in tribunale, a causa del rifiuto da parte dell'azienda sanitaria regionale di garantire il rispetto dei diritti del paziente.

L'ok arriva finalmente nell'ottobre del 2022, ma qui avviene il colpo di scena: proprio alla vigilia del giorno prefissato, Antonio decide di rinunciare. In un'intervista a Repubblica lascia una testimonianza importantissima: il sapere di poter accedere a questo diritto, gli ha fatto capire di essere ancora troppo innamorato della vita per poterla lasciare. Avere insomma di fronte a sé una scelta libera, permette di decidere senza alcuna pressione o influenza esterna, anche quando le condizioni di salute sono in costante peggioramento.

È lo stesso Antonio a lanciare un appello alle istituzioni affinché vengano approvate le leggi regionali sul suicidio assistito. Perché ciascuno deve sentirsi libero, anche di vivere.

Fonte| Comunicato stampa Associazione Luca Coscioni

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