È morto il “Caso 1” dell’autismo, Donald Triplett: come si arrivò alla prima diagnosi della storia

Il primo paziente nella storia su era stata diagnosticata la sindrome di autismo è morto. Don Triplett aveva 89 anni e si è spento nella sua casa di Forest, nel Mississippi, a causa di un tumore. Nel 1943 divenne il primo paziente con diagnosi di disturbo dello spettro autistico, dando un enorme contributo alla ricerca in questo campo e all’umanità intera.
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Giulia Dallagiovanna 21 Giugno 2023
* ultima modifica il 21/06/2023

È morto Donald Triplett, da tutti conosciuto come Don, considerato la prima persona al mondo a ricevere una diagnosi di autismo. Aveva 89 anni e si è spento a causa di un tumore nella sua casa di Forest, una piccola città del Missippi centrale dov'era nato e cresciuto. La sua storia è importante non solo per i progressi incredibili che ha permesso di ottenere nel campo della ricerca, ma anche in quanto esempio di come una persona con disturbo dello spettro autistico, e con una compromissione cognitiva, potesse trovare la propria realizzazione e vivere una vita piena e appagante. Se Triplett è diventato il "caso 1" nella storia della diagnosi di autismo il merito è soprattutto dei suoi genitori. Ma come è stato raggiunto questo risultato senza precedenti?

Donald Gray Triplett è nato l'8 settembre del 1933 nella cittadina di Forest, appunto. Sua madre, Mary McCravey Triplett, insegnava inglese al liceo mentre la famiglia di lei possedeva una banca locale. Suo padre, Beamon Triplett, era un avvocato e si era laureato alla prestigiosa Yale Law School. Fin da piccolo, Don si comportava in modo diverso rispetto agli altri bambini. Sembrava vivere in un mondo tutto suo e non interagiva né con i genitori, né con i suoi coetanei e, naturalmente, nemmeno con il resto della società. A colpire in modo particolare i coniugi Tripletts furono due episodi: il bambino non sembrava reagire al sorriso della mamma e non mostrò alcuna emozione di fronte a un uomo travestito da Babbo Natale.

Oltre alle difficoltà affettive, c'erano altri comportamenti bizzarri che i genitori avevano notato, come assegnare un numero a ogni persona che incontrava, senza che vi fosse un qualche collegamento spiegabile. E ancora, il continuo ripetere di frasi senza senso apparente come "potrei mettere una piccola virgola o un punto e virgola" e "attraverso la nuvola scura che brilla". E poi i comportamenti ripetitivi, come il far roterare oggetti rotondi come le pentole. Se poi qualcuno di questi rituali veniva interrotto, il risultato era uno scoppio d'ira distruttiva o, come poi verrà chiamato in termini medici, un meltdown.

Allo stesso tempo, presentava quelli che oggi potresti definire degli interessi assorbenti. Per la matematica ad esempio: poteva dire senza alcuna esitazione il risultato di 87 per 23. Oppure poteva cantare alla perfezione una canzone, dopo averla ascoltata una sola volta.

I genitori di Don non ci misero molto tempo a capire che loro figlio aveva qualcosa di diverso, ma ancora non erano in grado di capire cosa fosse di preciso. E non lo saranno fino al 1943, quando incontreranno il dottor Leo Kanner, il primo medico a utilizzare la dicitura "disturbo dello spettro autistico".

Nel frattempo, sperando di trovare una soluzione, decisero di mandare il bambino in una struttura per minori gestita dallo stato del Mississippi, nota come Sanatorium. Era infatti prassi all'epoca istituzionalizzare anche in forma permanente bambini che mostravano gravi difficoltà psicologiche o psichiatriche. Era l'agosto del 1937, Don aveva 4 anni e poteva vedere la sua famiglia solo due volte al mese. Ma il tentativo non diede i risultati sperati: gli operatori della struttura raccontarono che il bambino trascorreva le sue giornate in modo apatico, senza mostrare interesse per nulla.

Lo psichiatra Leo Kanner, autore della diagnosi di Donald Triplett, fu il primo a descrivere l'autismo infantile

Dopo un anno, Mary e Beamon Triplett riportarono il figlio a casa. E finalmente arrivò un incontro destinato a fare la storia: quello con il dottor Leo Kanner a Baltimora. Kanner aveva origini ucraine e aveva studiato a Berlino, dove aveva conosciuto il lavoro dello psichiatra svizzero Eugen Bleuler, il primo ad aver utilizzato il termine autismo in epoca addirittura precedente alla Prima Guerra Mondiale: voleva descrivere uno stato di totale autoassorbimento manifestato da alcuni pazienti schizofrenici. Arrivato negli Stati Uniti, Kanner aveva fondato la prima clinica psichiatrica degli Stati Uniti destinata solo ai bambini, presso la Johns Hopkins University. Ed è qui che avvenne il famoso incontro.

Inizialmente, anche Kanner rimase spiazzato dai comportamenti di Don, come racconta il New York Times. Iniziò un lungo periodo di osservazione, durante il quale fu fondamentale la lettera di 22 pagine scritta dai genitori del bambino per raccontare in modo dettagliatissimo gli atteggiamenti, le azioni bizzarre e tutte "le stranezze" del figlio.

Nel 1943, Don compiva 10 anni e diventava il "Caso 1" di uno studio fondamentale per la psichiatria dal titolo "Disturbi autistici di contatto affettivo". L'autore era proprio il dottor Leo Kanner, che prendeva in esame i casi di studio di 11 bambini, i quali mostravano una condizione "marcatamente e in modo univoco" diversa rispetta a quanto riportato fino a quel momento. Lo psichiatra tracciava una prima descrizione di persone autistiche: comportamenti ossessivi e ripetitivi, un'ottima memoria meccanica e un'incapacità di relazionarsi in modo ordinario con le altre persone.

Un lavoro che ebbe un impatto globale ma che, prima di tutto, cambiò la vita di Donald. Poteva finalmente crescere con le sue caratteristiche, senza che nessuno gli imponesse di essere diverso e più conforme a ciò che veniva ritenuto normale. Le sue ossessioni e i suoi rituali rimasero con lui per tutta la vita. Ma questo non gli impedì di seguire il proprio percorso e ottenere tante soddisfazioni. Nel 1958 si laureò in francese e matematica al Millsaps College di Jackson, nel Missouri. Tra i 20 e i 30 anni recuperò molte delle competenze che non era riuscito ad acquisire durante l'adolescenza, come guidare la macchina: la sua Cadillac gli permise di essere autonomo negli spostamenti. Iniziò a lavorare nella banca del nonno, la Bank of Forest, e partì anche per diversi viaggi in solitaria visitando Paesi in tutto il mondo.

Don Triplett si laureò nel 1958, trovò lavoro nella banca locale e fece diversi viaggi in solitaria

Ma soprattutto Don, che faticava a sostenere una conversazione intera, aveva un gruppo di amici che puntualmente ogni mattina prendeva il caffè con lui prima di entrare in ufficio. I 3mila abitanti di Forest, la sua città natale, gli volevano bene, come hanno raccontato i giornalisti John Donvan e Caren Zucker che sulla vita di Triplett hanno scritto un articolo per The Atlantic e poi un libro, In a Different Key: The Story of Autism, che nel 2007 fu candidato al Premio Pulitzer.

Una storia che ha tanto da insegnare prima di tutto da un punto di vista umano: sentendosi accettato, Don aveva trovato la propria via per la felicità. Un risultato che molti di noi inseguono per tutta la vita. Ma soprattutto, una vicenda che ha permesso di gettare le basi per la diagnosi di quello che oggi è conosciuto come disturbo dello spettro autistico. Ancora oggi, la descrizione ufficiale riportata nel manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali dell'Associazione Psichiatrica Americana affonda le sue radici nelle intuizioni del dottor Kanner.

Naturalmente, nel 2023 sappiamo che lo studio del celebre psichiatra non rappresenta una descrizione esaustiva di tutte le persone autistiche. Si parla di spettro proprio perché al suo interno trovano posto migliaia di sfumature che dipendono dalla mente autistica, ma anche dalle caratteristiche di ciascuno. È però certo che senza la determinazione dei genitori di Donald, migliaia di persone in tutto il mondo avrebbero potuto rimanere incomprese ancora per tanti, forse tantissimi anni.

Fonti| Ansa; "Autistic Disturbances of Affective Contact" pubblicato su Pathology nel 1943

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